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Allarme rosso – Riflessioni da sballo

Novembre 04
02:00 2007

Gli animali domestici stanno andando in depressione, avvisano gli esperti, e dunque occorre parlare molto con essi, star loro vicini, ricoprirli di premure e rimpinzarli di crocchette. Quando si rientra a casa la prima cosa da farsi è quella di chiamare per nome il proprio animale, fargli tante carezze, coccolarlo e vezzeggiarlo con toni di voce rassicuranti, offrirgli bocconcini prelibati, fargli intendere insomma di essere al centro dell’attenzione di tutti membri della famiglia che lo ospita. Se dà segni di noia o di apatia o d’insofferenza, procurargli delle distrazioni adeguate ai suoi gusti e alle sue aspettative, e se non si ottengono risultati evidenti, chiedere il sostegno degli specialisti in materia. Se poi la famiglia si riduce a un solo individuo, massimo due, e se il clima casalingo non è sereno e gioioso, ma triste o turbolento, sarebbe forse consigliabile fare una terapia di gruppo fra animali e cristiani che compongono il nucleo famigliare. Quando il micio di casa ti strappa le tende, ti marca l’intero territorio abitativo, ti graffia se solo ti avvicini, ti soffia se tenti di accarezzargli la coda, telefona al tuo veterinario e prendi immediati provvedimenti: o fai ricoverare il tuo gatto o fatti ricoverare nel primo reparto di neurologia in cui trovi libero un letto. Con l’umore degli animali domestici non si scherza. Nell’antichità si andavano a consultare gli oracoli o la Sibilla Cumana, oggi abbiamo i nostri scienziati ricercatori che sparano sentenze, un esercito di mass media preposto alla divulgazione dei responsi, una organizzazione sanitaria stufa della routine che altro non chiede di meglio che occuparsi di esoterismi e tecniche di nuovo conio, e – principe del reame – il gatto che non ti fa più le fusa ma invece le pretende.
Un certo signore ha pensato bene qualche giorno fa di buttare un secchio di vernice rossa nella fontana di Trevi a Roma sotto gli occhi dei tanti turisti, delle telecamere malfunzionanti e dei controllori pagati per controllare ma che in quel momento non controllavano. Tempo qualche ora e la fontana è stata ripulita e l’episodio catalogato come si merita, ovverosia vandalismo a danno di monumenti nazionali, che, si è andato a riflettere, sono per la maggior parte a rischio e alla mercé degli squilibrati, dei disfattisti e dei perdigiorno.
Analisi logica da dieci e lode. Ma quel signore che gatton gattoni ha versato la sua vernice rossa nella fontana e si è dileguato tra la folla, una volta individuato – benché con riserva – si è lasciato scappar detto che quel “genio” che ha fatto diventare rossa l’acqua azzurrina della storica fontana, voleva lanciare l’allarme rosso per segnalare la gravità della situazione che si sta vivendo a tutti i livelli, compreso quello mondiale. Si parla anche, mentre ci si occupa della depressione dei cani e dei gatti, di una possibile terza guerra mondiale che il buon George Bush non vede l’ora che si scateni, naturalmente per rimettere a posto l’intero ordine planetario sfuggito da tempo ad ogni controllo. Ora, il vandalo che ha offeso la beltà della fontana di Trevi ha commesso un reato che senza dubbio va punito, lo stato umorale degli animali non va per niente sottovalutato perché con la loro particolare sensibilità essi sono in grado di annunciare catastrofi imminenti o già in atto in maniera subdola, e insomma l’allarme rosso è attivato e non possiamo e non dobbiamo ignorarlo. Ma una cosa viene da domandarsi: in tutto ‘sto gran pasticcio di gatti, cani, vernice e minacce di guerra, depressione, vandalismo e pazzia governativa, ciò che sembra sfuggire all’attenzione di tutti sembrerebbe proprio essere l’uomo, semplicemente l’uomo, il comunissimo uomo della strada, quello che tutti i giorni deve fare i conti con le sue forze psico-fisiche per arrivare a sera ancora tutto d’un pezzo, sapendo che il suo spicciolo, misconosciuto eroismo quotidiano non interessa a nessuno, nessuno ne prende atto e nota, nessuno che si preoccupi dei suoi malesseri che da tempo hanno superato i livelli di guardia. E quando uno un brutto giorno va fuori di testa, i soliti esperti sono pronti lì a dire che si tratta di un raptus, un impeto aggressivo irresistibile sbocciato all’improvviso come una bella di notte. Forse varrebbe la pena di tornare tutti a scuola, ma alla scuola della vita, alla scuola del buon senso. Se ancora ve ne fosse una aperta.

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