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Castellammare di Stabia: una città dimenticata

Castellammare di Stabia:  una città dimenticata
Luglio 18
06:27 2019

Il lungomare di Castellammare di Stabia è un affaccio aperto sul golfo di Napoli, un punto di vista ideale per ammirare il Vesuvio in tutta la sua maestà. Passeggio con mia moglie godendo della infinita calma di una giornata di sole, resa ancora più gradevole dalla brezza marina e dall’azzurro del mare, che è lì a due passi, di fronte a noi, senza alcuna barriera, così come dovrebbe essere in tutti i lungomare del mondo. Ci dirigiamo verso il porto vecchio alla ricerca di un ristorante tipico del posto, di cui avevamo avuto la segnalazione per mangiare il pesce. Per essere sicuro di muovermi nella direzione giusta, chiedo a un passante dove posso trovarlo e, con un certo stupore, ricevo addirittura l’offerta di accompagnarci. È in quell’occasione che ho conosciuto Ciro Violano, un ex operaio in pensione dei Cantieri Navali stabiani, innamoratissimo della sua città natale al punto da essere disposto a dedicare la parte rimanente della mattinata a farci da guida, per scoprire i luoghi più nascosti e autentici della piccola e gloriosa cittadina partenopea. Un incontro fortuito e fortunatissimo, che ci ha permesso di vedere Castellammare non con gli occhi del semplice turista ma con lo sguardo amorevole dei suoi figli più affezionati e informati.

Ciro è informatissimo su tutto quanto riguarda la sua città e all’entusiasmo con cui ci svela tutte le meraviglie del suo fulgido passato si aggiunge una non celata dose di delusione e amarezza per lo stato attuale di “città dimenticata dalla politica”. Le potenzialità culturali ed economiche di Castellammare sono veramente notevoli e varie: la sua posizione geografica di città satellite di Napoli, vicino a località come Sorrento e Pompei, luogo ideale di villeggiatura per il suo mare e la possibilità di un soggiorno “montano” sul sovrastante Monte Faito (1131 metri), godendo dell’aria montana e marina assieme; un entroterra fertilissimo per l’industria agro-alimentare (lo stabilimento principale di Cirio era proprio qui fino a qualche anno fa); la presenza unica al mondo del più grande numero di diverse acque sorgive minerali e termali (ben 28 di diversa composizione chimica!) che potrebbero fare di Castellammare il più grande centro di cure termali al mondo; la presenza di siti archeologici di straordinario valore storico-artistico (i resti dell’antica Stabiae romana); la presenza di quella che una volta era la più grande industria cantieristica navale d’Italia.

Per comprendere l’amarezza della popolazione stabiese che, memore del passato e delle potenzialità della città, percepisce quasi una volontà dei politici di trascurarne il meritato sviluppo, ignorandone le molteplici risorse, è opportuno ripercorrere, sia pure a grandi linee, la sua storia.

Le origini della città sono antichissime. Gli scavi archeologici hanno rivelato l’esistenza di un insediamento urbano nella zona dell’attuale Castellammare risalente all’VIII secolo a. C. , favorito dalla presenza del mare e di fertili terreni. Nell’antichità fu dominio successivamente dei sanniti, degli etruschi, dei greci e infine dei romani che vi si insediarono nel 340 a. C. Il nome romano era Stabiae, divenuto poi, nel medioevo, Castellammare. In un documento del 1086 si trova per la prima volta la denominazione Castrum ad mare, dovuta all’usanza medioevale di denominare i luoghi sulla base del castello ivi presente, nel nostro caso un  castello costruito dal Ducato di Sorrento  sulla collina a circa 100 metri a picco sul mare nei pressi di Pozzano, per difendere il ducato dalle incursioni barbariche. Da qui il nome Castellammare (da Castello a mare) dichiarato ufficialmente nel 1863, che diviene Castellammare di Stabia nel 1912, ricordando in tal modo le antiche e gloriose origini romane della città.

Nel periodo romano la città visse il suo massimo splendore. Inizialmente fortificata con mura e dedita all’agricoltura, fu rasa al suolo successivamente da  Lucio Cornelio Silla durante la guerra sociale fra Roma e la Lega Italica. La città fu riedificata ma senza mura, perché divenne un luogo di villeggiatura dei ricchi patrizi romani, così come Pompei ed Ercolano. Sulle colline antistanti il mare, furono costruite ville con complessi termali, piscine, palestre e piccoli templi. Notevole la presenza di dipinti, ancor oggi conservati al Museo diocesano sorrentino-stabiese, che risultano essere tra i più interessanti dell’arte romana. L’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. distrusse Stabiae. Fra le sue vittime Plinio il Vecchio, che era venuto a Stabiae per osservare più da vicino l’eruzione.

Nel medioevo Castellammare di Stabia subisce il dominio prima degli Svevi e poi degli Aragonesi, che governano la città fino al 1541, anno in cui l’imperatore Carlo V la concede in feudo ai Farnese, che rimangono per circa due secoli fino al 1731, quando passa sotto il dominio di  Carlo di Borbone. Sotto i Borbone Castellammare riscatta il suo glorioso passato romano. Diventa una delle città più floride del Regno di Napoli e poi del Regno delle Due Sicilie. Nel 1783 vengono aperti i primi cantieri navali italiani, nasce la Corderia, l’industria per la fabbricazione delle corde, e successivamente,  nel 1749, inizia la prima campagna archeologica che riporta alla luce i resti di importanti ville romane dell’antica Stabiae: Villa Arianna, Villa San Marco, Villa del Pastore e il Secondo Complesso. Viene ampliato il palazzo reale estivo Quisisana, già costruito probabilmente sotto gli Svevi, e molti nobili napoletani costruiscono le loro ville sulla stessa collina della Reggia, come nel periodo romano.

Per volere di re Ferdinando di Borbone, nel 1787, si effettuano le prime analisi delle acque stabiesi. I risultati ottenuti dai due autorevoli medici dell’epoca incaricati delle analisi, Domenico Cotugno e Giuseppe Vario, sono sorprendenti: l’acqua acidula di Castellammare, di cui già la popolazione faceva gran uso, è superiore per purezza ed efficacia terapeutica alla celebre acqua di Spa, cittadina belga vicino Liegi, famosa da secoli per le sue acque carboniche ferruginose. Il re allora ordina di costruire una mescita pubblica di tale acqua apponendo una lapide indicante le proprietà della fonte. Un secolo dopo la lapide verrà spostata nel luogo ove attualmente si trova. Nasce per Castellammare una nuova realtà socio-economica: le cure termali.

Proprio queste e la presenza della famiglia reale nei mesi estivi fanno di Castellammare di Stabia una tappa fondamentale del cosiddetto Grand Tour, vale a dire dell’abitudine, a partire dal XVII secolo, dei ricchi giovani dell’aristocrazia europea, di intraprendere un lungo viaggio nell’Europa continentale per perfezionare la loro cultura.

Oltre che ad aver dato vita all’industria cantieristica navale italiana spetta a Castellammare di Stabia un altro primato: nel 1842 diviene una delle prime città italiane ad essere dotata di una linea ferroviaria, che veicola verso Napoli le mercanzie provenienti dalla Calabria e dalla Puglia.

Negli anni ’60 del secolo passato anche Castellammare è toccata dal cosiddetto “miracolo italiano”,  che si manifesta con un notevole sviluppo industriale della zona e l’incremento dell’attività turistica, incoraggiata dalla costruzione delle Nuove Terme  nel 1964, all’epoca definite le più moderne d’Europa. Nascono numerose industrie, oltre quella storica della cantieristica navale: mulini per la lavorazione del grano, pastifici, concerie, cantieri metallurgici, industrie farmaceutiche, cartiere, diverse industrie meccaniche e tessili. Ma dopo la crisi economica degli anni Ottanta, la città subisce un gravissimo crollo economico: la stessa attività delle cure termali, che aveva raggiunto l’apice nel dopoguerra, è colpita dagli effetti della crisi con la chiusura di molti servizi. Di tutte le numerose industrie del passato restano in piedi oggi, oltre i Cantieri Navali della Finmeccanica (con circa 1000 addetti) la Meridbulloni, un’importante fabbrica per la produzione di bulloni e l’AVIS, per la riparazione di treni e autobus. Castellammare avrebbe avuto tutto il diritto di assurgere a provincia nel 1923, quando invece il progetto fu accantonato, andando a buon termine per altre città italiane, come La Spezia.

La crisi economica degli anni Ottanta ha danneggiato fortemente l’economia e il tessuto sociale della città, che in quegli anni ha toccato il record della disoccupazione in Italia.

L’inizio del XXI secolo vede il tentativo di rilancio della città, con il risanamento delle industrie rimaste e l’incremento del turismo, reso possibile dalla costruzione di nuovi complessi alberghieri e del porto turistico di Marina di Stabia, uno dei più grandi d’Europa. I risultati non si fanno attendere: nel 2006 Castellammare di Stabia risulta la terza città campana per presenze turistiche, dopo Napoli e Sorrento. All’inizio del 2008 viene completato il restauro della Reggia di Quisisana. Oggi il sito archeologico di Stabiae è al centro di un grande progetto internazionale che, insieme all’università del Maryland, prevede la creazione di un parco archeologico tramite la fondazione Restoring Ancient Stabiae.

Ma veniamo al nostro inatteso tour della città guidati da Ciro. Il porto vecchio è pieno del fascino che reca con sé qualunque cosa abbia il segno degli anni trascorsi. Assieme al quartiere spagnolo è la parte più suggestiva e caratteristica di Castellammare. Lungo tutto il porto si aprono diversi piccoli ristoranti, gli chalet, che offrono la cucina tipica del posto, fra i quali Ciro, con un certo orgoglio, ci indica quello dove andò a mangiare Angela Merkel, che evidentemente ama molto le località partenopee, essendo ben nota la sua abitudine, fin da ragazzina, di passare le vacanze ad Ischia, in zona Maronti.

Negli stretti e caratteristici vicoli del quartiere spagnolo ritroviamo l’atmosfera dell’omonimo quartiere di Napoli.

In uno di questi vicoli Ciro ci mostra la casa natale di Raffaele Viviani, il celebre attore teatrale, commediografo, compositore, poeta e scrittore italiano, amico di Ettore Petrolini,  divenuto famoso nell’interpretazione dello Scugnizzo, cavallo di battaglia del comico Peppino Villani.

Ci avviciniamo sempre più ai famosi Cantieri Navali. Fondati nel 1783, sono la più antica industria italiana e  il più antico e longevo cantiere navale d’Italia, una vera gloria per Castellammare. Attualmente fanno parte della Fincantieri e sono sempre all’avanguardia nell’utilizzo delle nuove tecnologie. Da essi sono uscite  numerose navi sia da guerra sia civili, per trasporto merci o passeggeri. Vengono in mente alcuni esempi illustri, come la nave scuola della Marina Militare Amerigo Vespucci, l’unico veliero al mondo con lo scafo interamente metallico, le navi da guerra  Caio DuilioVittorio Veneto, il famoso batiscafo Trieste di Auguste Piccard,  le navi traghetto Cruise Roma e Cruise Barcelona, le più grandi del Mar Mediterraneo. Ciro ci racconta i Cantieri vissuti dall’interno, da protagonista. È in pensione, ma il suo cuore e la sua testa sono ancora lì, al di là dei cancelli dei Cantieri.

Quasi di fronte si trovano le Antiche Terme della città.

Ed ecco un’altra indiscussa gloria di Castellammare: le sue ben 28 diverse acque minerali, che le hanno giustamente meritato il titolo di “metropoli delle acque termali”. Di queste soltanto 18 sono distribuite all’interno dei due stabilimenti termali di Castellammare, le Antiche Terme, costruite nel 1828 per volontà di Francesco I, re del Regno delle Due Sicilie, e inaugurate nel 1833, e le Nuove Terme, le Terme di Stabia, inaugurate nel 1964. Tutte le sorgenti, però, si trovano all’interno delle Antiche Terme alle pendici del Monte Faito, e da qui, tramite un gruppo di sollevamento costituito da 13 pompe, vengono inviate nelle Nuove Terme. Le 18 acque minerali accessibili nelle terme  (distinte in solforose, bicarbonato calciche e medio minerali)  provengono da due gruppi di sorgenti: le 9 sorgenti Stabiane, note fin dai tempi di Plinio il Vecchio (Solfurea, Stabia, Ferrata, Media I,  Media II, Magnesica,  Solfurea Ferrata, Magnesiaca San Vincenzo, Pozzillo) e  le più recenti 9 sorgenti Vanacore, (Solfurea Carbonica, Sulfurea Ferrata, Acidula, Muraglione, Ferrata, Solfurea,  Magnesiaca, Media, San Vincenzo) scoperte circa a metà del XIX secolo dai fratelli Vanacore durante uno scavo nel terreno di loro proprietà. Delle altre 10 acque minerali 3 (Acetosella, Acqua della Madonna, Acqua San Giacomo) sono accessibili da luoghi esterni alle terme, mentre le rimanenti 7 sono attualmente inutilizzate per mancanza delle attrezzature necessarie. C’è quindi ancora una notevole parte delle risorse termali di Castellammare non sfruttata. Le acque termali stabiane sono in grado di curare diverse patologie respiratorie, bronchiali, riabilitative, del fegato, dermatologiche, urinarie. Nel 2006 le Antiche Terme chiusero e soltanto nel 2016 sono state riaperte al pubblico ma con funzionalità ridotta.

Parlando con gli abitanti di Castellammare si avverte una risentita delusione nei riguardi delle giunte comunali, di diverso orientamento politico, che hanno governato la città negli ultimi tempi, accusate di non avere fatto tutto il possibile per la ripresa socio-economica  della città, dopo la grave crisi degli anni Ottanta. C’è una amarezza diffusa, che non è difficile condividere anche da parte di non stabiesi, motivata dalla consapevolezza delle numerose e validissime risorse naturali, storiche e umane della piccola città partenopea. Il nostro augurio è che la politica, di qualunque colore si tinga, comprenda l’importanza, non soltanto per Castellammare ma anche per l’Italia tutta, di riaccendere  i suoi riflettori su questa città dal passato glorioso che i suoi cittadini non intendono ricordare come un bene perduto.

 

Lungomare di Castellammare di Stabia con sullo sfondo il Monte Faito (foto dell’Autore).

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