Il fronte Africano della lotta al terrorismo – 1
Per noi occidentali il fondamentalismo islamico si identifica subito con i desolati paesaggi degli altipiani dell’Afghanistan, o con le autobombe di Baghdad, o con le zone calde del medio oriente e della fascia costiera del Maghreb. Ma poco si riflette in occidente sul cataclisma politico e culturale che, attraverso la divulgazione dell’Islam più fanatico, si sta producendo al di sotto del mare di sabbia del Sahara. Molto sappiamo, purtroppo, di Al Quaeda e della sua folle strategia di morte, ma poco o nulla sappiamo delle organizzazioni consorelle che ormai da anni si vanno consolidando nell’Africa sub Sahariana.
La Nigeria ad esempio, uno dei paesi più popolosi dell’Africa, grande esportatore di petrolio, fieramente mussulmano e in gran parte in mano al più violento fondamentalismo, nutre e alimenta una pericolosissima organizzazione terroristica, detta Boko Haram, che poco ha da invidiare alla consorella Al Quaeda in fatto di estremismo e di pericolosità.
Nata attorno aI 2001, in pochi anni Boko Haram è passata dall’assassinio di inermi cittadini agli attentati kamikaze ai quartier-generali della Polizia e delle Nazioni Unite nella capitale Abuja, mentre il Governo Nigeriano non può far altro che esprimere orrore e compassione per le vittime, restando però ben trincerato nelle proprie residenze blindate.
Ebbene, proprio nelle mani di Boko Haram stanno finendo centinaia di pericolosi razzi terra aria, capaci di abbattere un aereo di linea a 11000 metri di quota, assieme a molte altre armi leggere e semi leggere, esplosivo plastico Semtex, detonatori, mine, e molto altro. La rotta attraverso cui questi armamenti passano origina in Libia, dove il regime di Gheddafy, nel suo lento sgretolarsi, rilascia questi fiumi di armamenti, ormai senza padroni, che invadono il subcontinente attraverso le porose frontiere desertiche del Ciad e del Niger, per finire appunto in gran parte in Nigeria. Nelle mani sbagliate. Erano circa 20.000 i lanciamissili a spalla terra-aria di fabbricazione sovietica, vecchi ma micidiali, che giacevano nei depositi razziati dell’ex leader Libico. Di essi parecchie migliaia avrebbero preso la via della Nigeria, “…potenzialmente trasformando tutto il Nord Africa nella più estesa no-fly zone del mondo” come afferma Peter Boukaert, esponente di punta di Human Right Watch. (continua)
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