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L’altra Perugia

L’altra Perugia
Dicembre 04
02:00 2007

Perugia - Fontana MaggioreDa bambini, per quelli che bambini sono stati trent’anni (e più) fa, Umbria era il “cuore verde” dell’Italia, la terra mistica dei tanti santi e di Francesco, il cui Cantico si declamava orgogliosi nella recita scolastica, reggendo con le manine paffute Fratello Sole e Sorella Luna di cartone lucente. E lucente e dolce era anche quello che il nome di Perugia evocava, blu punteggiato di stelline d’argento, proprio come la stagnola dei suoi “Baci”. Forse fa sorridere oggi l’immagine oleografica da “Campanile Sera”, la popolare trasmissione televisiva che accompagnava i bambini di allora nella scoperta della loro terra. Ma che cosa offrono i media ai bambini di oggi? Le immagini che da quei luoghi ci vengono: in rapida successione, una donna incinta, spenta insieme alla creatura prossima a nascere, e proprio all’interno della sua stessa casa e famiglia. E poi il delitto osceno di questi giorni. Consumato tra giovani, apparentemente sani, apparentemente benestanti. Non curiosi e avidi di conoscenza, nonostante l’età e i nomi ambiziosi (Erasmus, Comenius, ecc.) dei progetti che li disseminano qua e là per l’Europa. Ma avidi piuttosto di emozioni forti, curiosi di conoscere sì, ma il volto del dolore (quello altrui naturalmente). Stupide marionette globalizzate nell’equivalenza degli abiti, dei cellulari, degli stili di vita, dell’assenza di valori. E, sulla sfondo, una Perugia col suo severo abito medioevale, a coprire la moderna barbarie. Ecco, noi qui vorremmo dire che Perugia non è soltanto questo. Seppure oggi il suo aspetto più appariscente è quello di una sorta di no man’s land, uno scenario di cartapesta per le gesta “internazionali” di nullità che consumano l’esistenza tra droga, alcool e festini, Perugia non è soltanto questo. E con buona pace delle generazioni di pessimi politici e ancor peggiori insegnanti che hanno tentato in questi anni di convincerci che le tematiche identitarie debbano necessariamente appartenere alla destra più retriva, è soltanto nel riconoscimento delle proprie radici e cultura che questa, come tante altre città italiane, possono ritrovare la via per diventare nuovamente civitas, albergo di un nuovo Umanesimo, per formare cittadini nuovi, animati da ideali e progetti comuni, e impegnati insieme nella loro realizzazione . E’ per questo che vogliamo ricordare qui istituzioni come il Comitato per la Vita Daniele Chianelli, associazione Onlus per la Ricerca e la Cura delle Leucemie, Linfomi, e Tumori di Adulti e Bambini, che opera a Perugia da quasi 17 anni nel campo del reperimento di fondi per la ricerca e l’assistenza. Iniziativa privata, nata da un dolore privato, che Franco Chianelli, suo fondatore e presidente, in sinergia con la locale Azienda Ospedaliera, ha saputo trasformare in occasione per molti: pazienti provenienti da varie località d’Italia e da paesi stranieri, che dal giugno 2006 possono contare anche su una struttura di accoglienza, il Residence Daniele Chianelli, che offre gratuitamente ai malati e ai loro familiari il soggiorno in 30 appartamenti autonomi e dotati di ogni comfort e di una serie di spazi comuni, attrezzature, sala giochi, ambulatorio, cappella e ambiente scuola, nonché assistenza e sostegno umano a quanti qui arrivano per affrontare un trapianto di midollo osseo. I bambini in particolare, che in parallelo con l’assistenza medica necessitano anche di una attività ludico-scolastica. Questa realtà tutta perugina, che si avvale della competenza e dell’entusiasmo del Prof. Franco Aversa, nonché del sostegno e della generosità di cittadini, e aziende (di cui molte perugine) e volontari, ci dà appunto la percezione dell’esistenza e della forza di una dimensione sana, radicata nel territorio ma aperta allo scambio e alla cooperazione, nell’obiettivo comune di offrire aiuto ai più deboli. Domenica 11 novembre, dunque a breve distanza temporale e spaziale dallo scempio lì consumato, Perugia offriva di sé un’immagine davvero diversa ai molti intervenuti, il bravo Francesco Moser in testa, a partecipare ad Una pedalata per la vita, manifestazione organizzata appunto dal Comitato Chianelli in un’atmosfera di gioia e condivisione, per regalare ancora una volta sogni, soprattutto ai bambini, liberandoli dall’incubo della malattia e della morte.

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