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La giungla degli annunci di lavoro

Aprile 16
06:47 2012

Torno nuovamente a occuparmi di quella pletora di offerte di lavoro reperibili in ogni dove, pubblicate da gente senza scrupoli che vuole lucrare calpestando la dignità delle persone approfittando del loro stato di bisogno. Specialmente in tempi di crisi come questo è ancora più criminale illudere la gente con annunci pieni di nulla se non di mille insidie e tranelli, promettendo con parole mirabolanti quello che in realtà non esiste o, se esiste, è pagato un nonnulla, quando è pagato.

Occorre sapere infatti cosa si cela dietro quello che leggiamo per evitare di fare decine e decine di “viaggi della speranza”, per fare colloqui con smaliziati furbacchioni il cui unico scopo non è certo quello di dare lavoro ma sfruttare al massimo le persone per ingrassare il più possibile il proprio ventre. E’ imbarazzante osservare quanti poveri disoccupati pur di racimolare qualche soldo si siano piegati allo schiavismo di imprenditorucoli presuntuosi, quando non addirittura violenti, che per finanziare i loro vizi a base di donne, auto e cene di pesce hanno promesso posti inesistenti che si sono rivelati essere quasi sempre la stessa cosa: cercare di vendere roba alla gente. Cominciamo col dire che il lavoro nessuno te lo porta a casa. Quindi per scremare subito le perdite di tempo sappiate che, tranne i casi in cui vi chiama l’Ufficio di Collocamento, cosa che è doveroso citare solo per completezza d’informazione e non per effettivo verificarsi dell’ipotesi, nessuno mai al mondo vi telefonerà o scriverà una mail offrendo un impiego. Frasi come “abbiamo selezionato il suo nominativo”, oppure “cerchiamo nella sua zona” e simili significano una sola cosa: “Stiamo reclutando pollastri cui carpire dati e ai quali, intortando il tutto con mille giri di parole, chiederemo di andare in giro a vendere roba che non si venderà e, ammesso che si venda, porterà nelle tasche del fortunato selezionato solo pochi euro al mese.” Pochi euro significa pochi euro, non uno stipendio basso, significa quasi niente, è bene chiamare le cose col proprio nome. Premesso questo, passiamo agli annunci di lavoro, quelli che tante volte abbiamo consultato credendo che si trattassero di proposte serie. Perlomeno serie. Poi si può discutere su tutto, ma sulla serietà no. Ecco quindi la traduzione in italiano pratico dal burocratese ingannatore, parlato dai furbetti dell’annuncino, sperando che sempre meno gente abbocchi all’amo di questi approfittatori del bisogno altrui. Le cene fuori se le paghino da soli. Primi termini: “Capacità di adattamento”. Non significa lavoro stimolante, sfide professionali, interoperabilità tra uffici e settori. Significa che vi dovrete adattare a lavori faticosissimi in orari assurdi e lunghissimi, e mal pagati. Pertanto, “adattamento” nel peggior significato possibile. Andiamo avanti: “Flessibilità”. E’ un termine di cui si parla molto. Scordatevi la flessibilità americana, che si basa su regole distanti anni luce dalle nostre. In Italia flessibilità significa che devi avere la schiena flessibile per chinarla molto e spesso, oltre ad essere una delle tante varianti del termine “adattamento”. Insomma, se ti pagano trecento euro al mese per lavorare otto ore al giorno sabato compreso e forse pure domenica non solo devi ringraziare per il favore che ti hanno fatto ma, se un giorno ti chiedono di lavorare dieci ore o di lavare per terra l’ufficio, devi essere “flessibile” in modo da “adattarti”, è chiaro? Ancora: “Dinamismo”. Altro non significa che correre da una parte all’altra per fare mille cose insieme, o per tentare di vendere la roba alla gente. Una specie di cottimo. Dinamico dev’essere il distributore di volantini, o quello che fissa gli appuntamenti per appioppare quanti più prodotti possibile, insomma quando leggete così sappiate che dovete schizzare, a far cosa non si sa, ma anche questa parola è un mezzo per ricattarvi. Infatti, quando vi verranno a contestare (perché vi contesteranno!) che avete preso cento appuntamenti in una settimana anziché trecento al giorno la motivazione sarà che avevano chiesto una persona “dinamica”! E quindi non vi pagheranno il dovuto o non vi rinnoveranno il contratto penoso che vi avranno fatto, o ancora più frequentemente vi liquideranno con alcune monetine il “periodo di prova” senza altri obblighi. Piccola parentesi per affrontare il tema del “periodo di prova”. Si tratta di un lasso di tempo durante il quale vi verrà chiesto, ufficialmente, di dimostrare le vostre capacità “ai fini di un inserimento in azienda”. Nessuno vi inserirà. Infatti il “periodo” sarà composto da settimane o mesi in cui lavorerete come somari, pagati pochissimo o più spesso non pagati affatto, senza alcuna garanzia di rimanere, al termine del quale il padrone avrà ottenuto lo scopo di aver avuto dei lavori svolti a costi irrisori, senza tutele e garanzie. Torniamo ai termini-capestro: “Funzionario commerciale”. Questo è uno dei più ridicoli. Funzionario non significa quello che pensate e che vi sembra dia lustro al lavoro che vi verrà affibbiato, qui si gioca sulle parole perché in questo caso “funzionario” è uno che deve “funzionare”. Scordatevi figure dirigenziali, scrivanie, team da coordinare come i veri “funzionari”. Sapete cosa significa davvero “funzionario commerciale”? Semplice e dovreste averlo già capito. Uno che cerca di vendere roba alla gente. E ancora, giovani “dinamici” e “volenterosi”, come al solito, significa persone disposte a correre da una parte all’altra, senza fiatare, praticamente gratis. Significa già in partenza che il “lavoro” consiste nel fare moltissimo ottenendo pochissimo, e guai a ribellarsi perché passereste per gente non dinamica e non volenterosa. Ma c’è perfino di più. Alcuni chiedono addirittura soldi per fornire chissà quali kit iniziali, per spese di segreteria, per qualsiasi stupidaggine. Qui siamo davvero al paradosso, si chiede denaro a chi cerca lavoro. Non date mai un solo centesimo a nessuno, non arricchite chi è già ricco e che vuole ulteriormente lucrare come uno sciacallo sullo stato di bisogno altrui. Chi offre lavoro deve pagare, e bene. I soldi vanno presi, non dati. Infine, non fornite a cuor leggero i vostri dati, e se occorre farlo procedete solo dietro presentazione di un foglio in cui acconsentite al trattamento solo ed esclusivamente per l’eventuale selezione o assunzione. Pretendete che sia indicato il responsabile del trattamento dei dati. Diversamente, sareste usati solo come ulteriori iscritti in banche dati, per essere usati poi come potenziali acquirenti di qualcosa. Occorre dire, infine, che se qualcuno vi offre un lavoro è bene che non abbia la faccia schifata di chi vi sta facendo un favore, semmai ad essere schifati dovreste essere voi nel sentire le proposte oscene che vi fanno, non viceversa. Un’ultima cosa. Le richieste di personale di segreteria, quindi gente che sta a stretto contatto col “capo”, è rivolta solo a donne. Lascio a voi sia capire il perché, sia quantificare la serietà dell’annuncio.

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