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MARIA GABRIELLA, LE TRAPPISTE DI GROTTAFERRATA E L’ECUMENISMO

MARIA GABRIELLA, LE TRAPPISTE DI GROTTAFERRATA E L’ECUMENISMO
Gennaio 23
12:11 2022

 Si sta concludendo la Settimana per l’unità dei cristiani e il papa ha sottolineato più volte l’impegno di tutti a contribuire al cammino per l’unità con i ‘fratelli separati’ nonché al dialogo con le altre religioni.  In questa prospettiva, la diocesi di Frascati non può ignorare che quasi quaranta anni fa – il 25 gennaio del 1983 – papa Giovanni Paolo II beatificò una nostra quasi tuscolana: Maria Gabriella Sagheddu (beata Gabriella dell’unità), citata anche da papa Giovanni Paolo II nella ‘Ut unum sint’, e da papa Francesco nel suo ‘Gaudete et exultate’.

     Maria era nata a Dorgali (Nuoro) in Sardegna nel 1914; entrata giovanissima tra la Gioventù Femminile di Azione Cattolica, rispose alla vocazione di farsi suora, e le fu suggerito di entrare tra le Trappiste (Ordine cistercense riformato), più popolarmente chiamate ‘Trappistine’, nel Monastero di Grottaferrata sorto già dal 1898, allora frequentato da numerose vocazioni di clausura vicino alla chiesa di S. Giuseppe. Vi entrò nel 1935.

   La giovane religiosa, che aveva assunto il nome di Gabriella, tuttavia vi restò solo quattro anni in quanto, affetta da una grave forma di tubercolosi, venne a mancare il 23 aprile del 1939 e fu sepolta nel cimitero di Grottaferrata (ospitata nella tomba delle Francescane Missionarie di Maria). Poco prima di morire aveva dichiarato di offrire la sua vita per l’unità dei cristiani e la sua fama di santità si diffuse velocemente tra la popolazione tanto che si parlò immediatamente di miracoli. Con i bombardamenti del 1943-44, il Monastero fu gravemente danneggiato, così come fu distrutta la chiesa vicina, ma le suore che, comunque dettero ospitalità sia pur precaria a famiglie sfollate nonché, in un ambiente adiacente – e a detta di alcune testimonianze – anche a militari sbandati, vi restarono sia pur precariamente fino alla fine degli anni ’50, quando, sia a causa della costruzione di villini nel territorio circostante che ne disturbavano la clausura, che per via delle crescenti vocazioni religiose in aumento in Italia, le suore trappiste vollero edificare una casa più adatta alle loro esigenze, così anche le monache di Grottaferrata si trasferirono nella nuova sede sorta a Vitorchiano in provincia di Viterbo. Era allora badessa di Grottaferrata madre Maria Pia Gullini che aveva sostituito nell’incarico Maria Tecla Fontana.

    Nel 1957, mentre era in corso ormai il trasferimento nella nuova sede, e si stava avviando il processo diocesano per la beatificazione di Gabriella Sagheddu, l’allora superiora di Vitorchiano (Sr. Immacolata) scriveva al vescovo di Frascati (Budelacci), “le assicuro che il ricordo della diocesi che è stata la culla del nostro monastero e che tanto affetto ci ha tributato rimarrà vivo nel cuore di tutte noi”. A Vitorchiano risiedevano una cinquantina di suore.

   Una ventina di anni dopo il trasferimento, le stesse pensarono opportuno che le salme di quante di loro nel tempo erano state sepolte a Grottaferrata, fossero riesumate e sepolte a Vitorchiano, perché, le ritenevano parte integrante della loro grande famiglia religiosa, sicché nel 1975 i resti delle consorelle sepolte a Grottaferrata furono traslati a Vitorchiano, eccetto la salma di suor Gabriella che restava sepolta a Grottaferrata anche perché la diocesi di Frascati esitò molto prima di ‘restituire’ anche la Serva di Dio, nonostante una petizione di tutte le suore di Vitorchiano, alcune delle quali avevano conosciuto bene suor Gabriella, e desideravano all’unanimità “che la salma della Serva di Dio trovasse sepoltura adeguata nell’ambito del monastero in modo di continuare a far corpo con la comunità a cui ha appartenuto con tanta fedeltà e ancora durante la sua vita terrena”.

    Il Vescovo Liverzani infatti inizialmente dovette soprassedere alla richiesta dell’allora madre badessa Maria Cristiana Piccardo, in quanto Maria Gabriella era “ancora viva nel ricordo del clero e del popolo di Grottaferrata e diocesi e la casa e la stanza dove è vissuta ed è morta Sr Maria Gabriella sono oggetto di frequenti ricerche di visitatori cattolici ortodossi e protestanti e da parte del clero della parrocchia si è fatto e si fa tuttora ogni tentativo per conservare anche in proprietà quei luoghi venerati”. Per tale ragione nel clero si erano opposti al trasferimento due sacerdoti in particolare. Dopo qualche mese però le remore si allontanarono e anche la salma (intatta) di Suor Gabriella fu traslata a Vitorchiano il 12 aprile del 1975.

   Il Monastero criptense o quel che ne restava, con la vendita di parti di esso a privati, man mano andava in rovina, mentre anche di recente una parte del terreno fu venduta  a privati e successivamente un’altra parte fu  donata alla diocesi di Frascati che però non riuscì a concretizzare un progetto onde ristrutturare il complesso pur salvaguardando la stanza e l’infermeria dove morì la beata; la donazione fu pertanto passata ai padri Camilliani del Villaggio Litta per usi di impegno socio-caritativo, ma anch’essi tuttavia non potendo per molte ragioni effettuare quanto si proponevano, di recente l’hanno restituita alla diocesi che – salvaguardando almeno i locali della beata – dovrà comunque ristrutturane l’edificio e adibirlo agli usi più consoni alla pastorale diocesana.

   Giovanni Paolo II nel 1983, nella cerimonia di beatificazione di suor Gabriella, ebbe a dire che “essa storicamente è la prima Beata che esce dalle file della Gioventù Femminile di Azione Cattolica; la prima fra le giovani e i giovani della Sardegna; la prima tra le monache e i monaci trappisti; la prima tra gli operatori a servizio dell’unità”.

   In quanto a suor Pia Gullini, (al secolo Maria Elena), nata a Verona nel 1892, fu più volte eletta badessa di Grottaferrata, dopo essere stata inizialmente in Francia (a Laval) da dove rientrò in talia per Grottaferrata nel 1926. Anche lei negli anni ’30 e ‘40 aveva fortemente coltivato lo spirito ecumenico promosso dal prete francese Paul Couturier. La religiosa ebbe contatti ed incontri con diversi esponenti per l’ecumenismo e anche con Frère Roger Schutz. Ad alcuni di questi incontri fu presente anche Igino Giordani (che in seguito scriverà la prefazione ad una biografia della Sagheddu scritta da Maria Giovanna Dore). La Gullini, badessa ancora nel 1940, fu costretta a dimettersi, per poi essere rieletta nel 1946, ma nel 1951 una nuova crisi (sembra dovuta proprio alla diffidenza contro il suo dedicarsi all’ecumenismo, non ben visto in quel periodo), si trasferì in Svizzera a ‘Fille Dieu’, diocesi di Friburgo, dove rimase fino a tutto il 1958, per poi tornare in Italia a causa delle gravi  condizioni di salute, morendo in ospedale a Roma nel febbraio 1959.

     Suor Maria Cristiana Piccardo, nata a Genova nel 1925 ebbe la sua formazione giovanile nell’Azione Cattolica di cui fu anche dirigente nazionale (Delegata nazionale per le giovanissime);  entrata nel Monastero di Vitorchiano nel 1958 ne è stata badessa dal 1964 al 1988. Ha fondato altri 8 monasteri nel mondo. Dal 1991 al 2002 è stata badessa del Monastero di Humocoro in Venezuela, ove vive ancora oggi.

   

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