Storia della goccia d’acqua
Allora disse il Gran Padre, il Padre di tutte le cose: «Vai, vai e non ritornare da me prima di aver mostrato agli esseri la mia presenza!» E ne fu spaventata: non era che una piccola goccia, una goccia d’acqua.
Come avrebbe potuto dimostrare la potenza di Dio?
Voleva tornare indietro, ma non poteva. Era stata mandata. Quando cadde dal cielo, altissimo, l’avvolse l’aria e quasi la consumò. Poi fu impastata dalla terra.
Si vergognava perché prima era stata un piccolo specchio del cielo, ora invece era piena di polveri attaccaticce.
E sentì una radice vicina. E la radice l’afferrò. Divenne parte di pianta. Fu una fibra, un velo verde, un goccio di frutto. Si sentì bere più volte. Spesso, soffiata via nel vapore, si rapprese col freddo e ricadde giù.
Una lunga storia.
Imparò a sentirsi terra e vegetale. Visse molte pulsazioni nel sangue dei viventi. E fu fiume, lago, filo di perle quando cadeva nella rugiada del mattino. Le sembrò di perdersi, di sparire. Soffrì molto.
Una volta, durante il viaggio perenne fra la terra e l’aria bassa, fu ghermita dal freddo e divenne soffice e bianca. Poi di nuovo a terra, sporca e catturata. Fu bevuta ancora da erbe ed animali. Ora cercata con rabbia, ora pestata e dimenticata.
Poi, un giorno, il sole la prese con più forza del solito. E la portò con sé, in alto. Le disse: «Sono finite le tue stagioni, gocciolina, sali di nuovo. Ti aspetta il Gran Padre delle cose!»
La goccia salì e le sembrò di essere felice. Ma, quando vide protendersi in alto, verso di lei, rami, fibre, lingue vive, ebbe nostalgia.
Il Padre delle cose le sorrise: «Hai fatto bene, piccola mia – le disse. – Ora, cosa vuoi?»
«Ritornare giù, Papà, ritornare giù! Qui, vicino a Te, sono un cristallo di gioia, ma laggiù, nel mondo pieno di sete, io sono molto di più. Sono la tua Presenza!»
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