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Teatro Vascello * Cara Dacia

Novembre 09
13:49 2017

Teatro Vascello
Cara Dacia
lunedì 13 novembre 2017
ore 19 ingresso libero
conversazione con Dacia Maraini conduce Eugenio Murrali
ore 20,15 foyer del teatro
un brindisi con Dacia Maraini
ore 21,15 spettacolo teatrale Lunaria Teatro in
La lunga vita di Marianna Ucrìa
con Raffaella Azim e Francesca Conte
luci Giorgio Neri
scene Giorgio Panni e Giacomo Rigalza
regia Daniela Ardini
lo spettacolo replicherà anche martedì 14 novembre h 21.00
promozione speciale 20 euro in due prenota promozione@teatrovascello.it indicando che prenotate con la promozione

Dacia Maraini è una scrittrice, poetessa, saggista, drammaturga e sceneggiatrice italiana. Ha vinto, oltre il premio Strega, il premio Campiello e altri numerosi e prestigiosi premi. Le sue opere sono tradotte e rappresentate in tutto il mondo! I grandi temi sociali, la vita delle donne, i problemi dell’infanzia, sono al centro della sua numerosissima produzione letteraria e teatrale. Il teatro Vascello le vuole rendere un dovuto e affettuoso omaggio.
*Lo spettacolo utilizza un interprete L.I.S. Lingua Italiana dei Segni per rivolgersi anche alle persone ipoudenti

13- novembre h 21 – 14 novembre h 21
LA LUNGA VITA DI MARIANNA UCRÍA
DAL ROMANZO DI DACIA MARAINI
con RAFFAELLA AZIM
e Francesca Conte
scene Giorgio Panni e Giacomo Rigalza
regia Daniela Ardini
produzione Lunaria Teatro
Lo spettacolo utilizza un interprete L.I.S. Lingua Italiana dei Segni
per rivolgersi anche alle persone ipoudenti
si ringrazia Luigi Piccolo (Sartoria Farani) per i costumi

Fin dalle sue prime pagine il romanzo di Dacia Maraini, vincitore nel 1990 del Premio Campiello, immerge il lettore nel clima cupo e pieno di contraddizioni della Sicilia del Settecento. Mentre in Europa trionfa il Secolo dei Lumi, a Palermo, in un tempo scandito da impiccagioni, autodafé, matrimoni d’interesse e monacazioni, si consuma la vicenda di Marianna, della nobile famiglia degli Ucrìa. “Sposare, figliare, fare sposare le figlie, farle figliare, e fare in modo che le figlie sposate facciano figliare le loro figlie che a loro volta si sposino e figlino…”, è questo il motto della discendenza Ucrìa, che in questo modo è riuscita a imparentarsi per via femminile con le più grandi famiglie palermitane. Marianna, costretta ad andare in sposa a soli tredici anni a suo zio, investita “con rimproveri e proverbi” quando osa sottrarsi al suo ruolo di moglie, sembra all’inizio destinata alla medesima sorte. Lei è però diversa, sordomuta, ma proprio da questa menomazione trarrà la forza per elevarsi al di sopra della chiusura e della meschinità che la circonda.

Così la critica:
Vi è una assoluta fedeltà (al romanzo) senza alcuna fedeltà di tipo naturalistico o mimetico. C’è nello spettacolo di Ardini e di Azim una raffinatezza d’altri tempi. Si potrebbe dire che vi è, del romanzo, una distillazione: un concentrato tematico e formale…. C’è Raffaella Azim che questa storia la racconta….. pensandola, come la pensasse, stravolgendola con gli accenti più diversi, rendendola rabbiosamente espressiva, fino a disegnare un quadro dolorosamente espressionista.
Franco Cordelli
“…il monologo interiore interpretato da Raffaella Azim e diretto da Daniela Ardini spreme e distilla il succo del romanzo senza togliere nulla all’affresco sociale.
Un concerto di passione implosa e lacerante con pochi ma essenziali elementi scenici. La presenza discreta di un interprete che, in un angolo della scena, traduce con i gesti le parole della protagonista sorda e muta per gli spettatori non udenti, è altempo stesso un atto dovuto e un’idea registica che aiuta tutti a capire meglio il personaggio”
Il secolo XIX
“La regia di Daniela Ardini, fidandosi della scrittura lineare e controllata dell’autrice, allo stesso modo ha creduto nella forza attoriale di Raffaella Azim, consegnandole i tanti personaggi assai ben definiti drammaturgicamente e da lei restituiti in maniera esemplare. La Azim è padrona della scena per un’ora filata, affiancata da un interprete della lingua italiana dei segni e da Francesca Conte nel ruolo della serva Fila.
La Repubblica

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