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Tosti,cultura,“Illustrissima Signora Padrona Colendissima”

Tosti,cultura,“Illustrissima Signora Padrona Colendissima”
Giugno 01
08:57 2014

letteraLa soffitta è buia, polverosa, colma di tutto ciò che negli anni il braccio abbandona e il cuore conserva. Scatole e scatoloni, cassette di legno e di latta, pile di vecchi giornali che sono lì con il solo scopo di corrompersi pian piano. In un angolo ancor più buio vecchi giocattoli e pupazzi di stoffa che certamente hanno conosciuto tempi migliori. Un’ordinata catasta di barattoli e coperchi in attesa dell’ispirazione, mai arrivata, di ricevere confetture e passata di pomodori. Bottiglie di vetro un po’ ovunque, molte vuote, qualcuna rotta, altre piene. Le etichette scolorite e i tappi di sughero ormai bruniti e guasti sembrano gridare “non bere!“.

Alla parete più bassa per il soffitto spiovente si arriva a stento, quasi carponi, facendosi largo tra ragnatele che sembrano nuvole grigie e pacchi di piastrelle di vari colori e misure. Quadrate, rettangolari, alcune sbeccate, altre irrimediabilmente rotte, a lontana memoria di pavimenti e rivestimenti ormai inesistenti e ora inutili anche per i ricordi. La “collezione” è completata da un lampadario di vetro smontato e incartato, una grossa pentola di alluminio ammaccata e senza manici, una cassetta di ferro con improbabili attrezzi da cantiere, una grossa scatola farcita di tutto ciò che non si può fare a meno di conservare: una vecchia capanna di presepio senza personaggi, portacenere, cornicette di metallo maculate dal tempo, una radiolina con l’antenna piegata, cinque forchette e cinque coltelli in simil-argento, un micro-carretto siciliano con tanto di cavallo senza una zampa e chi sa cos’altro…

Una scatola tra le altre
In un cantuccio migliore, quasi a difesa e devozione della cultura, trovano posto sei o sette piccoli pilastri di libri. I cartoni sottostanti hanno ceduto e i libri caduti a contatto con il pavimento, hanno iniziato a disgregarsi. Poco male, sono quasi tutti testi scolastici, dizionari e atlanti plurisottolineati, decine di quaderni e disegni infantili o poco più. Una scatola tra le altre attira l’attenzione. È meglio conservata; sembra di cartone più robusto ed è zeppa di cartelle, documenti e fotografie. Si nota subito che sono riposti meglio e con diligenza, ma anche qui il tempo ha lasciato il segno su quasi tutto. Le foto sono di famiglia, degli anni Sessanta-Settanta: qualche scorcio della casa, gite domenicali, tavolate tra parenti e amici, un matrimonio, un’escursione in montagna. Sono piccole, ingiallite e poco leggibili.
Quasi tutte le cartelle contengono atti catastali, planimetrie ingrigite, ritagli di giornale, lettere e cartoline, documentazioni notarili, permessi comunali, fatture e ricevute. Tutto datato, tutto scaduto, tutto pressoché inutile e inservibile. O no?
Scrupolosamente piegato e contenuto in una piccola fodera di cartone, ecco spuntare il tesoro! È una lettera scritta a mano con elegante calligrafia. Si capisce subito che è antica, preziosa. Cosa ci fa qui? Chi l’ha scritta? Cosa dice? È pulita e in ottimo stato, ma le mille considerazioni che affollano la mente impediscono di capire immediatamente la grafia, pensando più a maneggiarla con cura e a non danneggiarla.

Il tesoro
Gradualmente si libera la ragione, si allontanano i pensieri e ci si concentra meglio. Ecco, una data si legge bene “Frascati 7 marzo 1785“. Poi “Devotissimo ed Obbligatissimo Servitore“. “Angelo Cesarini Rettore“.
Si intuisce, si ricorda questo nome, si pensa alla data. C’è ancora un po’ di confusione, ma qualche ipotesi inizia a farsi strada. L’ambiente intorno si affievolisce e svanisce, cancellato dalle sensazioni e dalla fretta di rientrare per leggere e capire.
Qualche ora di studio e ricerca e il documento appare chiaro ed evidente nella sua unicità e importanza. Si tratta di una missiva di Mons. Cesarini, in qualità di Rettore del Seminario Tuscolano. È un documento eccezionale. Lo scritto autografo di uno dei personaggi di maggior spicco della Diocesi di Frascati nel 1700!
Questo straordinario ritrovamento restituisce un episodio della vita settecentesca e riporta indietro al tempo del Cardinale Enrico Stuart Duca di York (Roma 1725-Frascati 1807). Nella lettera (la trascrizione integrale è qui sopra), il Canonico reggente del Seminario comunica alla madre di un seminarista di avere un “contarello” in sospeso da saldare. 28 scudi e 18 baiocchi di spese sostenute per lavanderia, scarpe, carta e altro. Non molto, in verità, per un periodo di circa sei mesi. Con uno scudo pontificio (100 baiocchi) si compravano quattro chili di pane (20 baj), due chili di carne (80 baj) e ci uscivano anche due fojette di vino (1 litro).

Il mistero del seminarista
Arriva dal Cesarini anche la conferma storica della munificenza di Sua Altezza Reale il Cardinale York che, con disinteressata generosità, provvede a pagare al ragazzo i vestiti, il convitto e continua a impegnarsi per trovargli una futura collocazione.
Nonostante le ricerche, non siamo ancora riusciti a dare un nome al seminarista e alla sua famiglia, probabilmente legata a un personaggio dell’Ecclesia Mater. Il Rettore, tramite l’illustre ambasciatore Mons. Lorenzo Cardella (Lucca 1734-Frascati 1822), confessore e Predicatore della Buona Morte al Seminario Tuscolano, sollecita il pagamento invero molto elegantemente, giustificandosi con la mancanza di disponibilità di denaro.
Scorre il tempo, cambiano gli scenari e i personaggi, s’avvicendano colori e poteri… e traspare la modernità di questa lettera (ora conservata presso la Galleria Theodora) che, grazie ai temi trattati, ben si colloca nel nostro esistere quotidiano.

Angelo Cesarini
Angelo Cesarini nasce a Perugia il 26 gennaio 1743 da una nobile famiglia. Nel 1765 diventa diacono e l’anno successivo è ordinato sacerdote. Nel 1769 è canonico della Cattedrale e Rettore del Seminario Tuscolano. Il 28 settembre 1801 è ordinato Vescovo Titolare di Milevi. Nel 1802 è proprietario di una porzione di Villa Muti, dove riceve papa Pio VII e il re di Sardegna Carlo Emanuele IV.
Cesarini è a fianco del Cardinale Duca di York per tutta la durata dell’episcopato, in qualità di stimato segretario e confidente. Il Cardinale ripone in lui una tale fiducia che lo nomina unico e plenipotenziario esecutore testamentario.    (ct)

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