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Velletri2030 News – POLITICHE CULTURALI.E’ solo dal pluralismo, dalla ricerca di strade diverse, che si può stimolare la curiosità, la vivacità, la creatività.

Novembre 10
18:21 2018

Quali obiettivi dovrebbero avere e quali forme dovrebbero assumere le “Politiche Culturali”? Se ne è parlato in un recente dibattito pubblico con l’Assessore con delega alle “Politiche Culturali” della città di Velletri. E’ anche il soggetto di una recente pubblicazione di IBL libri “Il PUBBLICO ha sempre ragione? Presente e futuro delle politiche culturali“. Un volume stimolante e dal titolo a doppio senso che tutti coloro che si occupano di politiche culturali, o anche solamente se ne interessano, dovrebbero leggere e dibattere. Il titolo è volutamente ambiguo. Da un lato, può voler ripetere la domanda retorica che il pubblico pagante, con il suo applauso (ed i suoi fischi, nonché i suoi voti), è il miglior giudice dei risultati non solo di uno spettacolo o di un evento culturale ma anche di una politica culturale e dell’insieme delle politiche culturali. Da un altro, si chiede se la mano pubblica in materia di politiche culturali è il metodo per affrontare al meglio i vari nodi del vasto settore.

Quale ruolo deve avere lo Stato, il finanziamento Pubblico, in ambito culturale? Come si possono incentivare la produzione e il consumo dell’arte? In quale modo è possibile favorire la buona gestione di un museo? Che importanza hanno le preferenze degli spettatori? In definitiva, quali obiettivi dovrebbero avere e quali forme dovrebbero assumere le “politiche culturali”? Sono queste le domande da cui partono gli autori del libro per cercare di indicare una nuova direzione da seguire, per rendere il settore culturale più flessibile, vivace ed economicamente sostenibile, e per offrire sia agli individui sia alle organizzazioni più libertà , ma anche più responsabilità.

Il volume è diviso in tre parti ed in sedici agili saggi. Tanti sono gli spunti che si possono trarre dalla lettura del libro: “porsi nei confronti delle politiche da adottare con l’intento di rimuovere chirurgicamente le barriere e cercando di ottenere un contesto all’interno del quale possano emergere nuovi soggetti e nuove proposte, capaci di attirare pubblico e di approfittare di innovazioni e nuove tecnologie“. Evitare le politiche culturali mirate a sostenere iniziative elitarie dei soliti noti. “La creatività non è pianificabile. L’unico modo per avere creatività è avere condizioni istituzionali che permettono un adeguato spazio d’azione per la sperimentazione nonché persone pronte a utilizzarlo in maniera produttiva“. Tra le forme di gestione delle attività e dei beni culturali si fa riferimento alla “Fondazione di Partecipazione”. Se bene gestita, con una visione a sostegno dei suoi fruitori, ovverosia i cittadini, “La Fondazione di Partecipazione è in grado di fondere in maniera ponderata le esigenze di supervisione, controllo e indirizzo degli Enti Pubblici e le necessità di efficienza, efficacia ed economicità della gestione sociale“.

Un principio cardine delle Politiche Culturali dovrebbe essere la netta distinzione di ciò che si intende promuovere: un “bene” oppure una “attività”. La distinzione non è da poco, il “bene” esiste e dunque va protetto come tale, la “attività” no. Una valutazione a parte va fatta per le biblioteche civiche, a Velletri abbiamo la Biblioteca Augusto Tersenghi. Esse sono nate e devono rimanere luoghi dove si custodiscono libri per renderli disponibili gratuitamente a una comunità di persone. Purtroppo, oggi sono spesso solo frequentate da studenti che occupano i banchi per studiare la lezione di scuola, del tutto indifferenti a scoprire le giacenze di libri che ci sono attorno a loro in quelle stanze, di fatto rendendo disagevole la frequentazione delle biblioteche ai cittadini interessati alla scoperta dei libri in esse conservati. E per concludere, una panoramica del libro in Italia. Nell’anno 2017 l’Associazione italiana editori ha censito 4.877 case editrici, sono stati pubblicati 66.000 titoli, circa 180 al giorno, ma solo il 40,5 % della popolazione italiana ha letto un libro nell’ultimo anno, rispetto al 62,2% della Spagna, al 68,7% della Germania e del 90% della Norvegia.

Interessante la trattazione della “classe dei colti”, degli intellettuali snob. Con l’attacco illuminista al dogma religioso, alla tradizione, alle superstizioni e ai preziosismi che isolano “la classe dei colti” dalla vita, dalla pratica, dall’azione, dal popolo, nasce la moderna critica della cultura come maschera ideologica, copertura, ipocrisia. Contaminiamoci!!! Una moderna “politica culturale” deve creare le condizioni per potersi contaminare: la musica con la scienza, la filosofia con l’architettura, la poesia con la matematica, l’arte con le tradizioni popolari. La pianificazione urbanistica diviene elemento fondamentale per la nascita di una città creativa, cercando di evitare la nascita dei “ghetti della cultura” come apparato difensivo di una idea di cultura che invece di essere uno strumento di conoscenza funziona piuttosto come protezione contro la conoscenza della realtà.

Per meglio promuovere, valorizzare e gestire sia il patrimonio artistico sia le attività culturali, è necessario che la cultura, uscendo dal ghetto della solitudine e da atteggiamenti elitari, si rapporti anche con la gente comune ed al territorio. Le energie culturali sono determinanti allo sviluppo del territorio. Il primo fondamentale ruolo della cultura è di parlare del territorio, dei suoi problemi, delle sue complessità, delle risorse necessarie a promuovere i processi di cambiamento e di sviluppo. I saperi culturali, devono essere “saperi” per il territorio, in modo tale da ridurre le distanze tra chi governa il territorio ed il cittadino.

Il Progetto “Terrae Mentium Illustrium” presentato recentemente e congiuntamente dalle città di Velletri, Lanuvio, Lariano, Nemi, potrebbe costituire uno strumento importante per iniziare un cammino verso un concetto nuovo di cultura, che coinvolga tutti i portatori di idee scevre da condizionamenti ideologici.

La fiamma del conoscere aumenta, con l’aumentare della conoscenza, non c’è la sazietà, ma la perpetua insoddisfazione. (Francesco Forte, Michela Mantovani :Manuale di economia e politica dei beni culturali).

Se vogliamo più sviluppo economico, ma anche più occupazione, bisogna saper valorizzare, sfruttare fino in fondo la risorsa della cultura e del patrimonio storico-artistico. (Giorgio Napolitano, Il paesaggio della ricchezza futura, Il Sole 24 Ore, 25 marzo 2012)

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