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Pieno di rumori, vuoto di pensieri

Pieno di rumori, vuoto di pensieri
Luglio 31
19:00 2013

rumore-e-pensieriNon c’è scampo né consolazione. Pare che la nostra vita debba oscillare tra le “berlusconeidi” (gara non olimpica di pro e contro), diventate ormai stucchevoli, ed il rumore che tutto avvolge, tutto stravolge, tutto anestetizza.
Il segno dei tempi, come si dice, è ‘l’evoluzione’ del gioco del tennis. Assistere ad un grande torneo, mettiamo gli Internazionali di Francia, insegna come un trattato di sociologia e psicologia riuniti.

Ci sono migliaia di spettatori, probabilmente gli stessi che solo alcuni decenni fa ammiravano la classe e l’eleganza di Laver e Pietrangeli, o della King e della Goolagong, che ora assistono assuefatti ed imperterriti ad una gara di urli continui tra i migliori tennisti, sia donne che uomini. Oggi il vero valore è il rumore; il gesto atletico o magari artistico, perfino la performance intellettuale, sono necessariamente accompagnati e corroborati, quando non sostanziati, dall’esibizione vocale possibilmente sguaiata. Il rumore che si fa sostanza e prende il posto dei gesti o dei pensieri fa molta paura. Spesso significa che sotto non ci sono pensieri; ma anche, ed è ancora più avvilente, che non si vogliono ‘ascoltare’ i pensieri, quelli altrui ma soprattutto i propri, in modo da scivolare allegramente sulla scorza levigata della vita. Dare importanza all’atto in sé, alle cose come sono, o fermarsi a riflettere, pare fuori moda e assai rischioso. Si rischia di percepire l’oggettività o di prendere coscienza di qualcosa. E in un mondo governato dalle opinioni a raffica e dalle impressioni pirotecniche si rischia davvero grosso: di essere perdenti e destinati alla riserva indiana. Ecco la strada è questa. Anche i veri fuochi d’artificio e le feste dei bambini si sono snaturati. I “fuochi” erano riservati per l’evento cittadino o religioso; ora non passa sera che non ci sia un continuo crepitare privato a coronamento magari di un onomastico. Non va meglio coi piccolini: sala in affitto, animatori e colonne sonore con stelline finali. Viene spontanea una battuta, forse provocatoria, forse perfida, speriamo fasulla: sarà anche per questo che i piccolini, quando crescono e non hanno più i botti, uccidono i genitori? Magari per sentire l’effetto del botto.

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