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“A servizio di tutti! Buon Natale!”

Dicembre 23
11:41 2019

Tanto tempo fa, in una terra lontana, c’era un villaggio immerso nel bosco e c’era un’antica casata il cui attuale rappresentante era non solo scorbutico e assente ma da anni ritirato a vita privata. Per una piccola comunità, l’appoggio di un rappresentante illustre non poteva che giovare all’economia e perché no? Alla tranquillità e un po’ di felicità della comunità. Oltre alla locanda, come centro d’incontro per le feste natalizie c’era un grande magazzino del commerciante del luogo e una stamperia. Per il resto tutto era in perfetta armonia e integrazione con la Natura. <<Ecco! Pure quest’anno non ci considera! Chissà con chi e se festeggia le feste natalizie! Mette quella specie di straccetto sul cancello ed ecco fatto! Che poi ora che ci penso è molto tempo che è lì!>> Così si lamentava la massaia moglie del falegname. <<Hai ragione! Cosa potremmo fare? E’ pure parecchio che non si vede!>> gli domandò la massaia moglie del locandiere. << Ah! Non saprei proprio! Gli unici capaci di poter presentarsi al suo cospetto e domandargli se quest’anno “Sua Maestà” ha intenzione di considerarci sono…>> ma la moglie del locandiere non la fece finire di parlare che disse con volto rosso e alterato: <<Ma sei impazzita? Ma lo sai chi sono? Ma lo sai che sono incontrollabili? Ma lo sai che sono imprevedibili? Ma…>> e questa volta a interromperla fu la moglie del falegname: <<Ma ma ma… Ma lo sai o non lo sai che sono gli unici a poter combinare qualche cosa?>> La moglie del locandiere non trattenne più la rabbia e sbottò. <<Ma lo sai che quelli sono capaci di fare una rivoluzione a trecentosessanta gradi? Qui rischiamo che il nostro bel villaggio vada alla malora!>> A queste parole, intervenne una comare che disse: <<Ho sentito! Sì, si… E’ una buona idea! Chiedete aiuto a loro!>> A queste parole la moglie del locandiere disse ad alta voce:<<Ma stiamo scherzando? C’è il rischio che creino un’apocalisse! Almeno andiamo dalla fattucchiera a chiedere parere!>> e aggiunse: << Di male in peggio!>>Tutte acconsentirono e si recarono dalla fattucchiera. La fattucchiera abitava un po’ distaccata dal villaggio e collocata ai margini  del bosco, come mestiere preparava dolci. La casa, in pietra e tetto di legno, era formata da una stanza cui esponeva i dolci, da un’altra stanza dove c’era il forno e delle scale che portavano al primo piano. Sotto le scale, una porticina che portava a una stanza segreta dove praticava la predizione del futuro. Come le vide entrare capì subito e gli fece un gesto di seguirle. Andarono nella stanza e lì cercò di predire il futuro del villaggio. <Mi dispiace, ma quello che fanno quelli la è imprevedibile! O vi fidate o no! Pensateci su! E si mangiò un biscotto sghignazzando. Uscite, le tre donne si guardarono e concordarono nel ritenere che forse fosse più pericolosa la fattucchiera di “quelli là”. Scoraggiate, si avviarono nella piazza quando incontrarono un contadino di loro conoscenza. Le donne lo interrogarono su “quelli là” e il contadino gli disse che potevano chiedere al padrone se poteva fidarsi dei suoi sottoposti. <<Il padrone? E chi e? Non ce l’hanno! Mai visto! “Quelli là” sono del tutto autonomi!>> Il contadino gli disse che un conto è la libertà, e un conto la proprietà e andò via. <<Buon lavoro!>> aggiunsero le donne. Furono intercettate dal maniscalco che gli disse che aveva saputo la loro intenzione, si era informato e le informò che il proprietario della stamperia non c’era ma cerano “quelli là” e aggiunse: <<Bene! Allora andiamo! Se volete realizzare il vostro scopo, qualche rischio dovete correte!>> e si recarono a destinazione. Arrivati davanti alla stamperia, sul portone d’ingresso c’era scritto: “A servizio di tutti! Buon Natale!”. Ora, per chi si recasse per la prima volta presso lo stabile, varcato il portone d’ingresso, troverebbe una stanza con un bancone adibita alla ricezione dei clienti e, varcata una porta laterale, si entrava nel grande stanzone adibito a stamperia dove spesso e volentieri ci organizzavano -loro!- qualche ballo… <<Ecco! E adesso? Chi entra?>> disse una delle donne. Il maniscalco si fece forza ed entrò. Le donne lo seguirono. Dietro al bancone non c’era niente. Tutto immerso nell’oscurità, il maniscalco accese un fiammifero e come d’incanto la luce delle lanterne e quant’altro prese “vita”.  Entrarono nel locale dei macchinari. Lì trovarono, stupiti, uno dei quattro che stava ballando da solo un valzer! Le donne si agitarono subito e uscirono dallo stabile. Il maniscalco si fece forza e tentò di avvicinare il personaggio quando si sentì colpire sulla spalla. Una voce gli disse che il “ballerino” non parlava e che poteva ottenere informazioni al bancone. <<Ma si! Lo so! Ma lì non c’è nessuno!>> rispose il maniscalco ad alta voce.  Si recò lì e trovò, in effetti, un altro stampatore che, come lo vide, con sorriso solare gli disse: <<Ha sbagliato l’entrata?  E’ passato dal retro?>> Il maniscalco gli disse che era entrato dalla parte giusta ma che non aveva trovato nessuno. <<Impossibile! Sono qui da sempre e ciò significa una cosa sola! Non mi ha visto! Capita…>> Il maniscalco, basito, non disse niente. Come riposò gli occhi su di lui, con stupore si accorse che innanzi a lui c’era un altro stampatore al posto del precedente! Gli cominciarono a tremare le gambe e, delle donne, neanche l’ombra. Erano uscite fuori e delegato il da farsi al povero maniscalco. Si sentì come se qualcuno stesse appoggiato sulla sua schiena. Dalla sua ombra emerse girando su se stesso –come se stesse salendo da una scala a chiocciola- un altro stampatore che, per l’appunto, gli si appoggiò con la sua schiena sulla sua e gli disse: <<Lei è qui per il Natale…Volete che quella dimora e il suo padrone si apra al villaggio. Non volete, come dire “buchi neri” per la sera di Natale. >> In quel momento rientrarono le donne che avevano sentito tutto e gli risposero in coro di sì e concordarono nel dire che a Natale si sta tutti assieme. <<Rende il nostro villaggio non completo nella sua armonia!>> disse una donna. I quattro stampatori si riunirono, discussero e poi decisero di intervenire. <<Ok! Ci pensiamo noi! Per la sera di Natale, tutto sarà a posto!>> e liquidarono il maniscalco e le tre donne. A Natale mancava solo qualche giorno. I quattro si misero all’opera. Decisero di andare alla dimora di quel padrone isolato e che rendeva il villaggio incompleto per via della sua oscurità e suonarono la campana. Di fianco al grande cancello c’era un campanile, più modesto di un campanile di una Chiesa ma pur sempre un campanile. Aspettarono. Niente. Decisero di entrare ed entrarono. Praticamente il viale e il giardino rispecchiavano un cimitero. Se a ciò si aggiunge la nebbia, gli alberi marcescenti, l’oscurità e i ruderi, l’atmosfera è presto data. A un certo punto spuntò la Luna e con essa qualche ululato. Arrivati sotto il grande portone di legno scuro intarsiato, prima di utilizzare uno dei due grandi battenti a forma di Leone che reggono ognuno con le fauci un anello, decisero il da farsi. Uno dei quattro si mise a ululare per coprire le voci degli altri tre. Decisero di utilizzare il battente. Diedero tre colpi. <<Chi è? Chi osa entrare nella mia dimora?>> Una voce emerse dall’interno della dimora e il grande portone si aprì. Parve loro di aver rotto un sigillo… Tre dei quattro entrarono e il quarto rimase fuori. La dimora si presentava completamente buia, piena di polvere e ragnatele. L’unica luce era quella lunare che, entrando dal portone, illuminava parzialmente l’ingresso e la grande scalinata. Salirono la grande scalinata e scostarono le tende del grande finestrone. Si trovarono innanzi, anch’egli in cima alla grande scalinata su tappeto rosso e sotto a un grandissimo lampadario in cristalli, un signore ben vestito –sembrava un albero di Natale per i colori dei suoi abiti- ma, una volta avvicinati, capirono che si trattava di uno scheletro. <<Guarda! Un signore morto d’inedia! Buona sera e felici feste!>> disse uno dei tre. A un certo punto risentirono quella voce: <<Cosa volete? Perché siete qui? E poi in tre?>> I tre si guardarono attorno ma non capirono da dove proveniva quella voce, anche se intuirono che “lo Spirito” si concentrava sempre più dalle parti dello scheletro. Si avvicinarono e videro che muoveva la mandibola inferiore. <<Ah! Ma è lei! Lei è il padrone della dimora? Con questa magrezza che si porta addosso, è poco riconoscibile!>> disse uno dei tre. <<Si! Sono Io! In effetti, ultimamente sono un po’ magro! Mi sono nutrito solo di odio che, da quanto sperimentato, è poco nutriente! Ma ditemi! Perché siete qui?>> I tre sghignazzarono tra loro e poi aggiunsero <<I cittadini sono stufi di avere “una parte” del villaggio oscura! Vorrebbero che anche questo luogo festeggi il “Natale” se, per com’è festeggiato, può così definirsi. Che ne pensa?>> il padrone disse: <<Bè…non saprei…ultimamente sono molto impegnato ma…insomma…sgranchirmi le ossa non guasterebbe… siete venuti in tempo! Solo le mandibole potevo muovere…un altro po’ di tempo e non trovavate che niente! Tenebre quante ne volete…>> In quell’istante, la Luna entrò con i suoi raggi dalla grande finestra che, illuminandolo, iniziò a dargli vita a lui e ai suoi domestici. La “carne” iniziò a rimpossessarsi delle ossa e, una volta tornati “in carne”, iniziarono i preparativi per il Natale. Il tutto in un attimo si realizzò. A questo punto i tre uscirono e tornarono nella stamperia. Era la sera della vigilia. Il tempo era passato in un attimo e il villaggio si ritrovò in festa. Il grande albero al centro del villaggio e tutto il resto addobbato. La dimora era tornata splendente e da essa, iniziarono a uscire, in abbigliamento d’epoca, tutti i domestici per realizzare il Presepe vivente e ad addobbare il villaggio. La dimora fu aperta al pubblico e ricca di leccornie. Le tre donne, saputo ciò che era successo, domandarono ai tre dove era finito il quarto, quello che trovarono a ballare. Non risposero. Il padrone non c’era però. Sicuramente stava a zonzo, troppo tempo aveva vissuto come “morto”. Qualcuno disse di aver visto una slitta volteggiare nel cielo… La stamperia sembrava un deposito di regali che, in seguito, si scoprì essere di proprietà “del padrone”. Lo Spirito del Natale pervadeva completamente il villaggio come un tempo perché sentito e voluto dagli abitanti. Nevicava. Mentre tutti festeggiavano, notarono in cima a una torre della dimora il quarto stampatore che stava ballando su di essa. Tutti stavano osservandolo quando, all’improvviso, saltò da lì, approdò con una capriola sul terreno e disse a braccia aperte: <<Buon Natale!>>; mentre in lontananza si udì: <<Oh Oh Oh!>>

 

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