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Aldo Coloprisco  e “IL LIBRAIO DI MELADORO”

Aldo Coloprisco  e “IL LIBRAIO DI MELADORO”
Novembre 23
17:30 2020

Aldo Coloprisco  e “IL LIBRAIO DI MELADORO”

 

Il “Libraio di Meladoro”, l’ultimo romanzo del Prof. Aldo Coloprisco, Edito da La Ruffa, si apre subito con una storia d’amore che lascia il lettore incuriosito, appeso alle parole per scoprirne i risvolti. E’ una storia d’amore tormentata, che ha segnato la vita dei protagonisti e che segnerà soprattutto il destino del protagonista.

Il lettore viene coinvolto con tutti i suoi sensi negli sguardi, nell’imbarazzo nell’atmosfera di un ambiente dove comportamenti e atteggiamenti sono legati alle vicissitudini del paese, alle figure che in quei paesi meridionali hanno il potere  e la supremazia su tanti cittadini, anzi a volte su tutti. Questa storia giustifica anche il fenomeno dell’immigrazione interna, avvenuto in Italia, e il desiderio dell’individuo, sia uomo, sia donna, di vivere la propria dimensione, la propria libertà, caratteristica che nei paesi era disattesa, che sembrava impossibile raggiungere e ottenere.

Il protagonista è un libraio, che ama il suo lavoro, svolto con grande passione e impegno sociale. Sacrificherà gran parte della sua vita.

Il libro continua con quella realtà tipica dove episodi come negozi bruciati, attentati e omicidi cruenti sono di casa a causa della presenza delle associazioni mafiose, sacra corona, ‘ndrangheta, camorra…, e qui accadono troppo spesso e il libro racconta di questi episodi  e ci fa vivere con la rabbia, il dolore e la tensione emotiva di chi ne è vittima. Un romanzo estremamente attuale.

Proseguendo la lettura possiamo addentrarci nelle tematiche più profonde di un paese del sud dell’Italia, nello specifico della Calabria, dove la ‘ndrangheta fa da padrona e decide il destino delle vite degli abitanti. L’unica alternativa che si presenta loro è scappare. Ecco il motivo dell’immigrazione interna, nata per soddisfare il bisogno di libertà.

Tra le righe di questo romanzo la vita delle donne rispecchia quella di tante che possono riconoscersi per aver avuto vicissitudini simili. La donna è sottomessa all’uomo ed è sottomessa ai poteri, ai potenti. Quindi la donna subisce questa situazione due volte, incarnando la vittima per eccellenza di questo stato di cose.  Molte donne sono costrette a subire la prassi del matrimonio riparatore, dopo essere state stuprate. In generale la mancanza di rispetto è l’atteggiamento costante verso il sesso femminile. Assistiamo ad una famiglia fortemente patriarcale, dove la donna picchiata, umiliata, tradita all’interno delle mura domestiche passa dalla sottomissione al potere del padre, del fratello, dei cugini, alla sottomissione al potere del marito e questo si tramanda di generazione in generazione.

La tematica della ‘ndrangheta è molto seria, molto impegnativa, e oggi, nonostante i cambiamenti culturali avvenuti nella società, si presenta ancora da risolvere e persiste sotto agli occhi sempre più increduli dei cittadini. Lo Stato italiano dovrebbe essere ancora più presente in questi luoghi, dove esiste un sottostato che gestisce ogni bene, ogni lavoro, ogni terreno e ogni persona, compresi spesso anche i poteri istituzionali e questo ha generato una situazione di grande paralisi per il sistema.

Aldo Coloprisco nel libro cita una sua commedia con il titolo che le diede la luce, “A ‘ndrangheta sa caca”. E’ uno scrittore molto coraggioso perché questo libro rappresenta proprio una denuncia sociale del fenomeno mafioso. Complimenti all’autore quindi per portare all’attenzione pubblica situazioni che si trovano nelle fasce di ombra ma che coinvolgono l’intera popolazione, fatti che tutti conoscono ma che nessuno trova il coraggio di denunciare. Oggi, attraverso libri come questo si possono sensibilizzare i cittadini al problema, sollevare le coscienze e incoraggiare le persone a parlarne. Parlarne insieme è un buon inizio per condividere, per sentirsi meno soli, per affrontare il problema insieme, perché solo se si sarà tutti uniti si potrà risolvere la situazione; Giovanni Falcone diceva che tutto ha una fine e il fenomeno mafioso non sarà di meno. Come ogni problema avrà il suo finale. A un certo punto il cerchio si chiuderà.  Adesso il campo d’azione della mafia ha assottigliato le sue pareti, i suoi confini e quindi il fenomeno si è esteso, ha abbracciato nuovi settori come la droga, il traffico di armi, di organi, ecc.  divenendo un fenomeno ancora più grande che poi si è intrecciato di interessi economici, di utilizzo di beni, di patrimoni che Falcone  e Borsellino nelle loro indagini, nel loro modo innovativo di affrontare tale fenomeno, hanno reso tracciabili. Attraverso la tracciabilità oggi possiamo riuscire ad arrivare ad individuare i percorsi economici nascosti, quelli che ripuliscono il denaro sporco per rimetterlo in circolazione, le tangenti nella corruzione degli appalti… E’ un lavoro molto impegnativo, però poi nel piccolo Comune, nel piccolo centro, è rimasto tutto inalterato, abbiamo il sacerdote che viene ucciso, il commerciante cui si dà fuoco al negozio, queste realtà nel piccolo non sono cambiate, ancora oggi si manifestano nelle stesse modalità. Anche se la conoscenza è aumentata, è migliorata, ha assunto carattere internazionale, ha acquisito una dose infinita di dati, alla fine nel piccolo gli atti sono sempre gli stessi e ancora vuol dire che vige la paura nella popolazione. Fin quando c’è questo stato di paura non è una cosa positiva: vuol dire che c’è una violenza dietro. Noi dobbiamo creare una società in cui i comportamenti non siano dettati dalle paure; la paura è un meccanismo di difesa naturale, utile all’individuo perché lo mette all’allerta di uno stato di pericolo, però vivere nel terrore è altro, perché in questo caso è condizionante di ogni azione fatta, e quando la paura condiziona le nostre scelte e la libertà di fare le nostre scelte, rappresenta un attacco vero e proprio allo Stato e alla libertà dei suoi cittadini.

Il professor Coloprisco affronta una tematica così importante in un modo veramente delicato, lo fa attraverso una storia d’amore e di passione di sottofondo, con dei risvolti tragici romanzati con grande delicatezza dei sentimenti, con emozioni che si svelano in modo pudico.

Questi capitoli ci raccontano una realtà di ieri ma ci fanno riflettere sulla condizione attuale del Sud d’Italia, con l’orgoglio di chi è attaccato alla propria terra, alla propria gente e ai propri valori di riferimento, basati sul lavoro, sulla cultura, sul rispetto, sull’onore e sulla libertà, valori tramandati da anni di storia e di conquiste fatte per l’indipendenza e l’autodeterminazione dei popoli, confluiti nella nostra Costituzione prima e oggi affermati in modo condiviso dall’Unione Europea.

Definirei “Il libraio di Meladoro” un libro – denuncia.

 

 

 

 

 

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