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Ambiente: modello innovativo per studiare l’erosione costiera

Luglio 06
15:32 2023
 

Lo studio si è concentrato sul Mediterraneo, una regione rappresentativa di ciò che sta accadendo su scala globale, dove i cambiamenti climatici impattano con effetti amplificati.

Lo studio ha indagato nello specifico lo stretto degli Asinelli -che separa il mare della Sardegna dal Golfo dell’Asinara- i cui fondali sono caratterizzati da una complessa e intrecciata distribuzione di rocce, sabbia, praterie di Posidonia oceanica e sistemi dunali sottomarini mutevoli.

Lo studio della circolazione delle correnti ha rivelato la causa dell’erosione della spiaggia di Stintino (La Pelosa), di fronte allo stretto, sempre più colpita dai cambiamenti climatici e, negli ultimi 30 anni, da una crescente erosione che ne ha interessato l’estensione e la forma, che variano a seconda dell’innalzamento del livello del mare, della prateria sottomarina di Posidonia e dei regimi del vento. Il vento provoca l’erosione della spiaggia spostando i chicchi verso ovest, verso un canalone che li fa depositare a una profondità di 15-30 m, da dove non sono quindi in grado di risalire. Grazie a questo approccio metodologico, i ricercatori hanno ripercorso la storia evolutiva di questo ambiente molto peculiare e potranno contribuire alla riqualificazione ambientale del sistema spiaggia-duna di Stintino.

La particolarità del modello è che combina analisi del vento e del moto ondoso, rilievi subacquei, sensori, interpretazioni aeree di foto, ma anche scansioni dei fondali marini con prospezione geofisica (come Side Scan Sonar, Sub Bottom Profiler e Multi Beam) e implementazione di modelli numerici ad alta risoluzione. Oltre a comprendere il comportamento degli stretti marini, veri e propri ‘corsi d’acqua’ che collegano diversi bacini, il modello permette di studiare la circolazione dei sedimenti in condizioni di basse oscillazioni di marea in cui i pattern dei venti -variabili a causa dei cambiamenti climatici che li colpiscono- sono la causa principale delle dinamiche ambientali.

“Comprendere gli stretti e le connessioni tra i bacini è fondamentale per gli attuali sistemi sedimentari deposizionali, per le ricostruzioni geologiche regionali e per l’evoluzione tettonica e paleogeografica su larga scala e a lungo termine”, ha affermato Stefano Andreucci dell’Università di Cagliari, primo autore del lavoro.

“Comprendere i processi che interessano lo stretto tra la Sardegna e l’isola dell’Asinara non è importante solo per l’interesse e il valore economico della spiaggia di Stintino, ma è anche utile per completare una Scheda Geologica dell’area. A tal fine, negli ultimi vent’anni il nostro ateneo ha investito notevoli risorse umane ed economiche per acquisire dati attraverso diversi progetti di ricerca che hanno acquisito una grande quantità di informazioni sul territorio”, ha sottolineato Vincenzo Pascucci dell’Università di Sassari.

“La simulazione della circolazione in ambienti così complessi è sempre un lavoro molto ambizioso e pionieristico, considerando la complessità morfologica e la variabilità delle onde e delle correnti che si formano in queste aree altamente dinamiche, molto sensibili ai cambiamenti climatici. La comunità scientifica è da tempo impegnata nelle osservazioni del livello del mare e nello studio dei confini laterali dei bacini; comprendere le complesse dinamiche idrauliche attraverso lo stretto del Mediterraneo è una linea di ricerca di frontiera ed estremamente complessa”, ha dichiarato Andrea Cucco del CNR-IAS.

“L’ultimo rapporto dell’IPCC del 2021 mostra che le proiezioni medie sull’innalzamento del livello del mare non sono abbastanza accurate per i bacini marginali come il Mediterraneo, che richiedono lo sviluppo di modelli specifici. Il modello oceanografico numerico MED16 dell’ENEA colma questa lacuna concentrandosi proprio su simulazioni ad alta risoluzione intorno ai Dardanelli, al Bosforo e a Gibilterra. I modelli ENEA sono stati recentemente utilizzati anche in un progetto congiunto ENEA – MeteoFrance per comprendere i complessi meccanismi di scambio idrico che avvengono nello stretto di Gibilterra tra il Mediterraneo e l’Oceano Atlantico. In questo studio, grazie a una collaborazione ventennale con le università sarde, è stato creato un modello concettuale generale basato su dati attuali, da replicare in altri contesti, che aiuta a capire cosa possono dirci le rocce formate in ambienti costieri simili e in altri stretti”, ha spiegato Sergio Cappucci dell’ENEA.

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