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“Anima Periferica” ‒  Sfaccettature e vibrazioni dell’animo umano

“Anima Periferica” ‒  Sfaccettature e vibrazioni dell’animo umano
Agosto 17
14:17 2022

Dopo la lunga sospensione di ogni attività culturale, riprendono gli incontri nella speranza che il peggio sia alle nostre spalle. Parliamo qui della recente pubblicazione di  Maria Lanciotti “Anima periferica” Ed. Controluce

Perché periferica? mi sono chiesto. Rispetto ai grandi agglomerati urbani o rispetto alle categorie sociali più elevate? Vuol dire in sostanza semplice, popolare? Forse su questo significato la scrittrice ha voluto porre l’accento. La mia non è pura e semplice disquisizione retorica, ma il tentativo di entrare nel vivo della narrazione, con la chiave giusta.

Luca Leoni, studioso e scrittore veliterno, in una delle sue riflessioni che accompagnano il libro della Lanciotti, per evidenziare la varietà dei racconti usa un’immagine colorita ed efficace. “Viene da pensare”  ‒ dice ‒  “a un condominio ideale che rimbomba di tante voci che sussurrano, recitano a memoria, urlano storie personali”.  Questa idea di Leoni mi sollecita a proporre un’altra metafora, presa a prestito dall’ illustre letterato Eduardo De Filippo: “Le voci di dentro”; un’immagine ugualmente significativa utile per capire l’animo dei vari protagonisti dei racconti che nell’insieme formano un’interessante galleria di tipi diversi, ognuno dei quali portatore di una sua filosofia di vita molto complicata.

Parafrasando Pirandello si potrebbe dire: sono tante le maschere che incontriamo ogni giorno, pochi i volti.

Sono così ben definiti i caratteri da far pensare addirittura che diversi di essi l’autrice li abbia realmente incontrati e studiati nel corso della sua esistenza.

In realtà Maria Lanciotti è una scrittrice di lungo corso, dotata di una sensibilità e intuizioni particolari che l’aiutano a capire l’animo umano nelle sue sfaccettature e vibrazioni, al di là dei rapporti diretti, approdando così a una visione della realtà profondamente realistica, ad un passo dal cupo pessimismo.

Il grande  Nietzsche, secondo un critico, sentiva un compiacimento dell’assurdo, perché innamorato della tragedia. Kafka invece credeva di essere il testimone di un tempo difficile in cui prevaleva il negativo che è una forza che ostacola il cammino dell’uomo, delude la speranza, mortifica la ragione. In questo suo nuovo libro la Lanciotti, nel narrare vicende particolari, ricorre al paradosso, al surreale, alla favola, perché no, alla poesia per andare a fondo delle storie e coglierne vari significati. Ma certamente sarebbe un errore pensare che la scrittrice consideri l’ottimismo uno dei motori della storia umana. Sappiamo comunque che in diversi suoi racconti sono protagonisti la follia, l’amore tragico, la cattiva educazione, l’egoismo, l’avventura spericolata, la sofferenza. E per questo più che le voci di un condominio, direi si sentono voci che arrivano dal profondo dell’animo umano.

In “La morte in faccia”, l’esistenza del protagonista è segnata, ma la sua fine viene drammaticamente anticipata da un crimine. Un racconto particolare è “Tintoria tre stelle” dove si affronta il tema della complicazione dei sentimenti e del mistero che avvolge, a volte, la vita delle persone. In “Beniamino amava Vivaldi” fa capolino l’ironia sulla stupidità umana come una nota allegra, ma la situazione a un certo punto si complica lasciando il posto all’amarezza. “L’odore del Sacro Cuore” presenta un ambiente molto difficile dove risate e canti, misti a urla e a pianti e sbattere di porte rimbombano continuamente. “Come si fa a vivere in queste condizioni?” chiede una ragazza alla compagna che vive lì, che le risponde: “Qui non ci si annoia mai, è come al cinema”.  E che dire del ritratto di una bambina  destinata fin dai primi anni di vita a diventare sposa monaca “custodita in convento come una reliquia vivente”?

Di grande attualità la descrizione della condizione dello straniero, fatta di solitudine e indifferenza, di precarietà e disperazione. Ma un gesto umano arriva come un sollievo che non ti fa sentire più straniero.

Pochi esempi sufficienti per far capire che alla base di ognuno dei 46 racconti “brevissimi” della raccolta “Anima periferica” c’è una problematica che ti spinge a pensare.

Indubbiamente ci troviamo di fronte all’opera della maturità artistica della Lanciotti che esalta alcune sue doti come l’intuizione, l’abilità nella strutturazione della trama narrativa, la padronanza della lingua, il saper scrutare a fondo l’animo umano e di mettere a frutto le sue tante conoscenze, grazie anche a una lunga attività giornalistica. E la narrazione rivela brio e gusto della sorpresa e quasi sempre il realismo domina sulle apparenze, sulle fantasticherie, ossia su ciò che potrebbe essere lontano dal vero, proponendo pensieri e comportamenti che fanno riflettere sulla vita e le sue tante traversie.

 

 

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