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Corruzione, nel senso di…

Febbraio 26
15:06 2012

«Il corrompersi, l’essere corrotto. Nel senso di decomposizione, disfacimento, …» Così descrive il vocabolario della lingua italiana Treccani la voce «corruzione» e l’Italia sembra trovarsi a suo agio in questo disfacimento. Venti anni fa un’inchiesta metteva in luce un malcostume diffuso ed accettato dalla gran parte degli italiani. Molti consideravano furbi o scaltri chi sfruttava una posizione favorevole o di predominio.

Si elemosinavano favori con voti, gli eliminacode burocratiche erano le lire, un posto di lavoro comprendeva entrambi: lire e voto. Pochi reclamavano il diritto.

Un’inchiesta ha travolto il mondo politico dei partiti, i quali dopo uno sbandamento iniziale, hanno trovato nuovo impulso per la difesa e la stabilizzazione degli interessi politici.

Gradualmente la politica ha industrializzato la corruzione, ampliando il campo di azione (nel controllo nello Stato, Regione, Comune) di strutture, aziende ed appalti pubblici, tutto passa in commissioni ad hoc costruite dalla politica, che nel contempo legifera depenalizzando o riducendo le pene relative alla corruzione. Quella che doveva essere una campagna di moralizzazione, Mani Pulite, che avrebbe dovuto essere una rivoluzione profonda, ha dato sfrontatezza ai politici nel rafforzare il controllo nell’istituzione sociale.

La crisi profonda di eticità e di cultura civica, sta nella coscienza del popolo italiano e nessun magistrato può essere nella posizione di fare una rivoluzione morale, è un errore pensare che ciò possa avvenire attraverso una rivoluzione giudiziaria. Negli ultimi anni si è inasprita la lotta della politica contro la magistratura, tale da indebolire un organo dello Stato al fine di renderlo dipendente dei politici. Buona parte della stampa, in difesa di una casta parlamentare, ha fatto passare nella popolazione l’idea che Mani pulite sia stata una “persecuzione giudiziaria”. Buona parte della popolazione ha risposto a tale azione con una sorta di squallido “tifo da stadio”. Questa politica populista si contrappone con realtà europee a noi distanti. In Germania è bastata l’accusa di aver ricevuto un ‘prestito a tasso agevolato’, una vacanza pagata da un amico, a cui aveva concesso fondi per un milione di euro, per provocare le dimissioni di Christian Wulff, ormai ex presidente della R.F.T. La minaccia, portata personalmente dal presidente, verso i giornalisti della Bild qualora fosse uscito un articolo, si è rivelato un boomerang che lo ha costretto alle dimissioni. Un atteggiamento lontanissimo da quello italiano, dove il garantismo dei colletti bianchi fa spesso rima con impunità. Un’usanza che nel Belpaese è andata persa, visto le barricate che il Parlamento ha eretto in difesa di parlamentari, ministri e presidenti. Tra l’Italia e la Germania c’è un secondo spread: la questione morale.

Vi sono due condizioni economiche strettamente legate al disastro nostrano, la corruzione e l’evasione fiscale. La Corte cita le stime dalla Funzione pubblica secondo la quale la corruzione vale 60 miliardi di euro l’anno. La Corte dei Conti nel 2011 “...è riuscita a infliggere condanne in primo grado per soli 75,25 milioni di euro, mentre in sede d’appello sono state definitivamente confermate condanne per l’importo di 15,05 milioni di euro“. La Magistratura contabile ha dichiarato l’evasione fiscale italiana superiore ai 120 miliardi di euro annui. Ogni nazione è paese, e in molti considerano questi eventi di ‘natura fisiologica’. La differenza è che se noi ci adeguassimo alla corruzione ed evasione stimata nelle nazioni europee (6-8 % del PIL), recupereremmo una cifra superiore ai 100 miliardi. Non male in tempo di crisi, e superiore a qualsiasi manovra economica.

Il nuovo ABC italiano della politica è alla ricerca di un accordo condiviso sulle riforme costituzionali da effettuare. Questo tipo di riforme sono estremamente lunghe, con tempi di pausa e vari passaggi camerali (quattro), richiedono una forte accelerazione, se non vi sono intoppi e variazioni è probabile che si concretizzi entro la fine dell’anno. Ci troviamo con un elefante che gira all’interno di una cristalleria alla ricerca di un monile da regalare alla sua compagna.

L’ ABC si dichiara soddisfatto di aver trovato un’intesa, ad iniziare dal taglio dei parlamentari: la Camera scenderebbe a circa 500 deputati dagli attuali 630 e il Senato a 250 da 315, per un totale di 750. Un taglio di poco superiore al 20% contro il 50% invocato da tutte le parti. Ancora una volta i politici proteggono se stessi (cosa già avvenuta per la riduzione degli stipendi). L’elefante partorirà il topolino senza la proboscide? Nell’attesa attendiamo seriamente leggi anticorruzione, leggi elettorali, divisione dei poteri dello Stato, e perché no, un più attento bilancio economico verso le famiglie ed i cittadini.

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