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“Francesco che sarà santo” di Mario Alberti

Maggio 19
00:00 2012

Nell’opera ho voluto puntualizzare l’aspetto umano del Santo d’Assisi, iniziando con il quadro Francesco cavaliere, in quanto da giovane pensava veramente di diventare cavaliere, poiché proveniva da una famiglia benestante; quindi nell’introduzione si alternano le musiche allegre, che ci fanno capire i momenti spensierati di Francesco, quando da bambino giocava con i cavalli e quando ormai ragazzo si diverte con gli amici alle feste in cui intreccia anche qualche rapporto amoroso, e brani più soffusi, gravi». Nel primo quadro si ascolta anche la ripetizione frequente di un ritornello che sta a significare l’inquietudine che tormenta Francesco, dapprima un debole pensiero che prende sempre più consistenza fino a diventare un dubbio: il disagio di condurre un’esistenza vuota, priva di valori. Nel secondo atto, La scelta di Francesco, siamo di fronte a un giovane a cui il divertimento non basta più e sente il suo animo dilaniato dalla fortuna di essere ricco e il desiderio di aiutare la povera gente. Inizia a farsi strada in lui la conversione, «ma deve essere cauto – commenta Alberti – altre persone prima di lui che volevano abbracciare la povertà erano state tacciate d’eresia, altre non erano state riconosciute. Ritorna il dubbio e Francesco si chiede: “Che faccio?”. Il brano termina in maniera ironica con un tipo di valzer e il giovane si dice: “Fammi salire su questo carrozzone e poi si vedrà!”». Alberti ha reso alcuni momenti dell’opera ancora più emozionanti con la lettura di alcune preghiere da lui composte, in cui si è calato nei panni di Francesco. Nel terzo quadro, Francesco frate, il poverello d’Assisi, già consapevole della propria scelta di vita, desidera un riconoscimento ufficiale dalla Chiesa, non tanto per sé, quanto per i suoi “fratelli”. Le trombe e i fiati, in questo atto, simulano i dialoghi concitati, dapprima tra i fratelli che impediscono a Francesco di andare a Roma preoccupati di non essere ascoltati dal Papa e in seguito, una volta giunto al cospetto del Santo Padre, il poverello d’Assisi è investito dai dubbi sollevati dalla Curia e allora tra gli assolo con i fiati, che indicano il dialogo sempre pacato del frate contro le perplessità del Clero, fatti di dissonanze e di toni alti di musica, si scaglia la decisione del Papa che, con un colpo reboante di carcassa, mette fine a tutto quel vociare e accoglie la richiesta di Francesco di fondare un nuovo ordine religioso. Nel quarto atto, Francesco in Terra Santa, il frate incontra il Sultano, per tentare una sua conversione al cristianesimo; naturalmente nessuno conosce i contenuti di quell’incontro, di cui si può solo immaginare la discussione dai toni accesi, ma equilibrata, intorno ad argomenti di teologia e allora ecco che musiche arabe s’intrecciano con note dai toni più soffusi, per indicare le parole cariche d’amore di Francesco. Nell’ultimo quadro, Francesco che sarà Santo, il compositore affronta il tema della morte, usando una marcia funebre camuffata e note quasi stonate, per giungere al dialogo tra l’oboe e il clarinetto, che rappresentano quello tra il frate e Dio. Un Francesco ormai provato, un uomo che non ha quasi più fiato e le note si fanno stridenti, sfiatate, per indicare lo stremo della sua sofferenza, eppure il frate, ormai vicino alla sua ultima ora, cerca ancora di rispondere a Dio che lo accoglierà nel suo Regno. Ogni atto è stato accolto dal folto pubblico presente in sala con un’ovazione e alla fine dell’opera, si avvertiva in platea una profonda emozione, tanto che gli spettatori sono rimasti composti al loro posto, nell’attesa di un’altra esecuzione, prendendo alla sprovvista il direttore Scura che si è rivolto al M° Alberti pregandolo di toglierlo dall’empasse e così il pubblico ha potuto riascoltare nella sua interezza il primo brano. Al termine dell’opera Mario Alberti ha ringraziato il Consigliere comunale Umberto Minotti per la sua presenza, ma in particolare l’onorevole Ugo Onorati Presidente della Commissione Bilancio della Provincia di Roma, per i finanziamenti elargiti per la realizzazione della manifestazione. Il progetto, infatti, è stato elaborato per far avvicinare i giovani alla musica e alla fine l’opera verrà registrata per farne un C D il cui incasso andrà devoluto alla banda marinese per pagare i solisti, comprare nuovi strumenti, ma soprattutto affinché essa possa avere una sua autonomia economica. Alla domanda: “Perché un’opera su san Francesco?” Alberti ha risposto che il personaggio del poverello d’Assisi lo ha sempre seguito fin da ragazzo e che, se non avesse avuto una vita normale, avrebbe preso i voti per diventare frate minore. «Per parecchio tempo ho servito alla mensa dei francescani a Frascati – chiosa Alberti – ho inventato il “Chiostro della solidarietà” una serie di concerti il cui ricavato veniva devoluto ai poveri». Scrivere un’opera per la banda è naturalmente un fatto inconsueto, ma il compositore ha puntualizzato di aver ascoltato la banda di Marino e aver colto le capacità di alto livello dei ragazzi e da qui è scaturita l’idea di comporre un’opera per loro. «Mi sono ispirato più all’uomo che al santo – ribadisce Alberti – ripercorrendo le prime tappe della vita di Francesco: il cavaliere, il frate e la scelta».

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