Frascati: 8-8-1943
Lampi, tuoni e saette,
s’aprirono le cataratte
e grandinò sulla città
e sulla gente,
era arrivata la libertà.
Frascati piange,
il lamento non si sente
coperto dal rombo assordante,
dai scoppi di bombe
e case che si accartocciano
su se stesse. Le lacrime non si vedono
Nascoste dalla polvere
Che fumosa sale al cielo,
non si ode la preghiera
di chi ha perso tutto
nell’infernale danza,
anche la speranza.
Le nuvole dell’orrore,
che leggere
salgono tutt’intorno,
nascondono la vita
e ogni altra cosa,
ma, in tempo reale,
scoprono la spoglia mortale.
Sale dalle voragini,
create dall’ animo umano,
il polverone silenzioso,
mostrandoci il dolore
e lo scempio incolore
di un panorama triste,
monotono, tutto uguale.
Cristianamente s’aggira,
tra i morti e la rovina,
il coraggio e la volontà,
e cerca d’aiutare
chi non vuol morire
e i morti a seppellire.
Corpi scomposti e straziati
raccoglie sul carro
e l’uno accanto all’altro
dispone, con animo pietoso,
in dignitose sembianze.
Don Giuseppe è carità
è altruismo è bontà
e da tutto quello che ha
mostrando, umilmente,
la bellezza dell’animo
e il pensiero della mente.
È lontano il rombo
della libertà mortale,
ma Frascati piange ancora
i morti della tragedia
di quel tempo fatale,
l’otto settembre
non può dimenticare.
Lino Iadecola
Lo scrivente ha perduto, in quel tragico giorno, una zia e una cugina. Ha voluto, nel suo piccolo, ricordare tutti i morti e i feriti, e anche coloro che si prodigarono, con grande altruismo, al compito ingrato della raccolta delle spoglie, e della cura dei feriti.
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento