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FRASCATI – SINODO E… CENSURA

Giugno 05
06:19 2022

     Non sono stati molti coloro che si sono impegnati per qualche mese a cercare di ‘rianimare’ una diocesi asfittica mediante un lavoro faticoso e pure senza un comune canovaccio di riferimento. Per cui qualche gruppo associativo o parrocchia o persone di buona volontà hanno provato, con più o meno rispondenza di offrire contributi per un cammino sinodale che non si riducesse ad una formalità da adempiere, ma costituisse un motivo per una proposta di pastorale da attuarsi con intelligenza e corresponsabilità e condividendo i problemi (ma anche ‘gaudium et spes’) che le persone vivono nella quotidianità.

     Il risultato di questi contributi è stato sintetizzato con la pubblicazione di una relazione diocesana, che, a detta di molti, non rispecchia assolutamente quanto di propositività e anche di drammatica criticità emerge dalla vita di ogni giorno, sia sul versante sociale che religioso-ecclesiale (che poi nelle persone credenti si riassumono nella unità e integralità della propria vita personale e comunitaria).

    Nella relazione si è molto lontani da quanto papa Francesco parlando ai fedeli della sua diocesi di Roma avvertiva: siamo caduti, in certi casi, nella dittatura del funzionalismo. È una nuova colonizzazione ideologica che cerca di convincere che il Vangelo è una saggezza, è una dottrina, ma non è un annuncio, non è un kerygma. Ed il benedettino Ghislain Lafont scriveva sulla necessità di una Chiesa che accompagni con discrezione gli uomini e le donne del nostro tempo e sia abbastanza umile da accettare di imparare da loro. Una Chiesa in comunione critica con il mondo attuale piuttosto che in opposizione a esso. Una Chiesa impegnata nella coraggiosa riforma di istituzioni antiquate (‘L’Eglise en travail de reforme’, Cerf, 2011).

   Scrivevo in un mio articolo qualche mese fa: “Insomma anche il sinodo diocesano tuscolano se non si impegna a dialogare ‘dal basso’, ripresenterà la solita inutile formalità le cui conclusioni si daranno per scontate e già…attuate”! Esattamente quello che è avvenuto.

     Infatti, nella relazione sinodale diocesana, si afferma già nella introduzione, che “delle 24 Parrocchie della Diocesi non tutte hanno partecipato a questo cammino, per mancanza di tempo e per il troppo lavoro dei sacerdoti. Tra le Parrocchie che finora hanno partecipato al Cammino, molte hanno trovato difficoltà a coinvolgere tutte le varie realtà e, soprattutto, a trovare forme e mezzi per avvicinare le persone che normalmente non frequentano la Parrocchia”. Ma a questo punto, la domanda che ci si dovrebbe porre è: ma se i sacerdoti hanno troppo lavoro da fare e mancano di tempo, non sarà perché si deve cambiare passo, scadenze e…ritualità?

    Oltre a varie contraddizioni, nel documento ‘sinodale’ vi sono affermazioni alquanto retoriche e scontate come: “La ricchezza di ritrovarsi uniti nella Celebrazione Eucaristica e quella che si riceve quando ci si apre alla dimensione diocesana (collaborazione di gruppi parrocchiali con la Diocesi)”. La tal cosa risulta una sorta di autogratificazione di benpensanti e bigotti più che una domanda teologica seria e una prassi che dovrebbe essere normale in una comunità di credenti.

    Ed ancora: “La gioia di conoscersi e di diventare amici, collaborare insieme con le sue gioie e le sue fatiche, scoprendosi compagni di viaggio che si rispettano, si ascoltano e dialogano”, risulta un irenico sentimento amicale! Certe affermazioni poi, sulla mancanza di aperture, sull’autoreferenzialità di gruppi, associazioni e movimenti diocesani, sono conosciute da decenni e non c’era certo bisogno di un sinodo per ribadirlo.

   Senza contare che il documento praticamente distrugge anche il lavoro effettuato in questi mesi in quanto ci si comunica che non era necessario. Perché? Lo esprime questa illuminante affermazione: “C’é da evidenziare come un “cammino sinodale di fatto” é già presente nella nostra Diocesi da tanti anni!”  Ipse dixit.

   Ma forse i fedeli non se ne erano mai accorti, anche perché se così fosse stato, non si vede perché si sia portato avanti un ‘nuovo’ cammino sinodale!

   E che dire della richiesta di attuare e far funzionare i consigli pastorali (che non siano conventicole tra i soliti ‘amici’ o benefattori del parroco o del vescovo)? una domanda che ormai si presenta da decenni! Ma la risposta è sempre quella: “già ci sono”.

    Le stesse ‘critiche’ che sono riuscite ad ‘entrare’ nella relazione, sono alquanto soft e non vanno al nocciolo delle questioni e alle cause dei problemi.

    Per tutto ciò, e altro ancora, diversi rilievi sono stati espressi da quanti, gruppi e singoli, hanno rilevato che nella sintesi finale sinodale non appaiono vere critiche e anche proposte che pure erano evidenziate nei documenti inviati per la relazione diocesana. Addirittura più di qualcuno non si riconosce affatto nella relazione diocesana. Personalmente ho letto alcuni di questi contributi, ed in effetti nella relazione sinodale, sono stati praticamente ignorati, a parte qualche piccolo e scontato rilievo che ormai si conosce da tempo ma che non fa male a nessuno!

    A quanti poi si sono ‘permessi’ di rilevare le incongruenze, gli si sono date risposte strampalate e aleatorie o addirittura inviti ad avere “più bocche cucite e più fatti concreti di amore a Cristo e alla Chiesa Tuscolana“! E magari obbedir tacendo (o salmodiando), al seguito di qualche processione!

   Ora diversi laici hanno anche coraggiosamente (?) espresso qualche rilievo; ci si attende però che anche qualche prete o religioso/religiosa esprimesse il proprio parere se non si vuol far credere che tutti siano ‘allineati e coperti’!

 

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