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GOLDBERG VARIATIONS – Un viaggio onirico per trio d’archi, corpo solo e immagini

GOLDBERG VARIATIONS – Un viaggio onirico per trio d’archi, corpo solo e immagini
Ottobre 02
13:25 2020

 Domenica 4 ottobre 2020, ore 21.00
BDC28, Borgo delle Colonne 28, Parma

 nell’ambito di Concorto Film Festival


GOLDBERG VARIATIONS – Un viaggio onirico per trio d’archi, corpo solo e immagini

Intro: Il sogno di Verdi

 da un’idea di Gian Maria Lodigiani, Riccardo Buscarini

Gian Maria Lodigiani, violino
Behrang Rassekhi, viola
Luca Bacelli, violoncello
Riccardo Buscarini, danza e coreografia
Martino Chiti, videomapping

Piero Carolfi, lettore

 

J.S. Bach  – Aria con 30 variazioni, BWV 988
Variazioni Goldberg

una produzione Associazione Concorto
con il contributo di Emilia Romagna Teatro Fondazione

All’interno di Concorto Film Festival, domenica 4 ottobre alle 21.00, debutta in prima assoluta nel suggestivo spazio BDC28, una chiesa sconsacrata nel centro di Parma (Borgo delle Colonne 28), la performance GOLDBERG VARIATIONS – Un viaggio onirico per trio d’archi, corpo solo e immagini, prodotta da Associazione Concorto con il contributo di Emilia Romagna Teatro Fondazione.

Il progetto è tra gli 11 selezionati per la Sezione A (nuovi progetti) del bando pubblicato lo scorso giugno da ERT Fondazione, in sostegno alla produzione e alla distribuzione di creazioni teatrali e di performing arts di artisti e compagnie under 40 in Emilia-Romagna, che non percepiscono i contributi del Fondo Unico dello Spettacolo (FUS – MIBACT) e della L.R. n. 13/1999 della Regione. Iniziativa, d’intesa con la Regione Emilia-Romagna, per favorire la ripresa delle attività dopo le misure di sospensione degli spettacoli adottate in contrasto alla diffusione dell’epidemia da COVID-19.

Lo spettacolo rientra nelle due serate del Festival dedicate all’audiovisivo e alla commistione tra le arti, un doppio appuntamento (3 e 4 ottobre), dal titolo Il tempo del sogno.

GOLDBERG VARIATIONS – Un viaggio onirico per trio d’archi, corpo solo e immagini, nasce da un’idea del violinista Gian Maria Lodigiani (musicista con esperienza ventennale nelle maggiori orchestre ed ensemble europei, in primis l’Orchestra Mozart fondata a Bologna da Claudio Abbado) e del coreografo Riccardo Buscarini (attivo in Italia e all’estero, anche con prestigiose collaborazioni  nel campo delle arti visive, e docente alla Birkbeck University of London) e ha come obiettivo l’esplorazione del lato onirico delle Variazioni Goldberg di JS Bach. Un’interpretazione unica nel suo genere, che vede protagonisti un trio d’archi, un danzatore, e una “struttura effimera” (sulla traccia dell’estetica barocca) di videomapping e proiezioni sul corpo e sull’ambiente circostante, fondendo musica, danza e audiovisivo per creare un’esperienza sincretica e immersiva tra le arti.

 

La serata prevede un’introduzione dedicata a Giuseppe Verdi – Il sogno di Verdi – ed è inserita nel circuito del Festival Verdi OFF 2020.

 

L’origine delle Variazioni ci porta subito nella dimensione del sogno: Johann Nikolaus Forkel, primo biografo di Bach, tramandò il racconto della presunta genesi delle Variazioni, composte per essere eseguite dal giovanissimo pianista Johann Gottlieb Goldberg per accompagnare nel sonno il conte Hermann Carl von Keyserling, afflitto da grave malattia e costretto a trascorrere insonne le sue notti.

Il carattere onirico dell’opera è aspetto poco indagato ma molto presente, sia nella sua genesi che nel ripetersi, matematico, di una struttura ipnotica che porta l’ascoltatore in una condizione quasi mistica e meditativa.

 

La performance cerca di esplorare l’immenso materiale delle Variazioni Goldberg attraverso una visione immersiva delle arti: la musica, la danza e le immagini. Il sogno, la scenografia immaginifica, la perfezione – elementi cardine dell’estetica barocca – vengono rielaborati in chiave contemporanea attraverso le tecnologie utilizzate per il video mapping. È così che questo capolavoro prende nuova vita e si discosta dalla tradizionale interpretazione per cembalo/pianoforte.

 

La musica è affidata a Gian Maria Lodigiani, co-ideatore della performance.

Le Variazioni Goldberg nascono per clavicembalo, anche se le versioni più note e più contemporanee sono per pianoforte, celeberrime le registrazioni di Glenn Gould. Qui invece sono interpretate da un trio d’archi: «il suono e il timbro degli strumenti ad arco sono l’ideale per trasmettere sfumature uniche di espressività e sensorialità alla base del viaggio che vogliamo mettere in scena. ­– afferma il violista – Il trio d’archi inoltre è un riferimento alla triade, elemento costante nelle Variazioni; Bach, uomo molto religioso, riflette la triade divina nella struttura compositiva dell’opera, suddividendo le variazioni in gruppi di tre elementi che si ripetono costantemente: danza – invenzione – canone. Tre sono anche le arti che si fondono nel nostro viaggio: danza, musica, audiovisivo. I tre musicisti dialogano in scena con il danzatore e con i visual, creando una corrispondenza visiva e sonora nello spazio».

 

A Riccardo Buscarini, co-ideatore della performance, è affidata la visione del corpo e la coreografia della performance: «la danza che contrappunta il trio d’archi si articola in un linguaggio curvilineo e impalpabile che taglia lo spazio fondendosi con esso. In un capovolgimento continuo di immagini contrastanti che lo smembrano, il corpo si fa trait d’union tra la presenza fisica della musica e dei suoi interpreti e i visual, un veicolo di significato ed emozione in cui lo spettatore può specchiarsi, o confondersi».

 

Martino Chiti, professionista e fondatore di Proforma videodesign, agenzia specializzata in scenografie virtuali, projection mapping e installazioni, cura il video e body mapping: «la funzione del video mapping durante lo spettacolo – annota Chiti – è quella di offrire una rappresentazione della frammentarietà e discontinuità del sogno».

 

Nell’allestimento le immagini distorte vengono proiettate su più superfici, a più livelli, creando una dissonanza tra le figure reali e il loro doppio, o triplo: «un’iconografia digitale risultato di un processo di astrazione, – concludono gli artisti –  un distillato di riferimenti passati influenzati in parte anche da un’esperienza traumatica come l’incubo collettivo di una pandemia che ci ha colti tutti di sorpresa».

 

 

 

 

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