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Greenpeace: ancora più debiti per Enel se investisse nel nucleare

Aprile 28
12:06 2009

Enel, che questa settimana approverà il bilancio dell’esercizio 2008, presenta – com’è noto – debiti finanziari per 50 miliardi di euro. Con l’acquisto di un’ulteriore quota di Endesa nel 2009, l’indebitamento finanziario della società è salito a 61 miliardi di euro, quadruplicandosi in meno di due anni. Standard & Poor’s, la principale società di rating internazionale, ha annunciato che il debito di ENEL sarebbe tenuto sotto osservazione con “implicazioni negative”.

Nonostante il forte indebitamento, ENEL ha manifestato l’intenzione di espandere il suo impegno nel nucleare – in Italia e all’estero – e questo comporterà costosi e rischiosi investimenti. Il rapporto commissionato da Greenpeace stima in 31,5 miliardi il costo degli ulteriori investimenti di Enel nel nucleare. Solo in Italia, infatti, i quattro reattori EPR, che Enel progetta di costruire in seguito all’accordo di collaborazione con EDF, costeranno circa 25 miliardi di euro.

“Come emerge dal rapporto, l’attuale debito finanziario dell’Enel, anche a seguito delle previste cessioni, rimarrà circa doppio rispetto a quello di EDF, il colosso elettrico francese recentemente coinvolto per spionaggio ai danni di Greenpeace” afferma Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace “come è possibile aumentare di oltre 30 miliardi di euro questo indebitamento con ulteriori investimenti nel nucleare?”

“Un chiaro segnale dell’attuale politica di Enel è che, tra gli interventi decisi per finanziare i propri piani, Enel abbia deciso di vendere quote di Enel Green Power, la divisione specializzata in energie rinnovabili”, sostiene Andrea Lepore, campagna Clima di Greenpeace. “Peccato che proprio questo comparto presenti una redditività pari a tre volte quella generale del gruppo”. “Chiediamo a Enel di rivedere profondamente le sue scelte sul nucleare e di non sacrificare quote di Enel Green Power, incrementando gli investimenti nelle fonti rinnovabili” conclude Lepore.

Il rapporto viene presentato oggi a Milano al convegno “La ricetta anticrisi dell’azionariato critico: regole, trasparenza, responsabilità sociale e ambientale”, organizzato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, Fondazione Culturale Responsabilità Etica, Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, la rivista Valori e Greenpeace.

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