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I grandi bocciati dagli editori

I grandi bocciati dagli editori
Luglio 24
22:00 2013

nella foto: Onorati intervista l’editore ArmandoIn un breve articolo di maggio trattavo i grandi esclusi dal Nobel. Luca Nicotra ha dato seguito al mio pezzo, aggiungendo anche gli scienziati fatti fuori dall’importante riconoscimento. Insomma, tutto fa pensare che i contemporanei siano facili a sbagliare bersaglio e che “giusta di glorie dispensiera è morte”. Per questo, cari amici, non vi fate offuscare il giudizio dai premi e dagli editori altisonanti. Di questi appunto voglio trattare in tale sede.

Tutti avranno notato che i prìncipi dell’editoria (non faccio i nomi) si stanno buttando a pubblicare libri di veline, calciatori, attori cinematografici, comparse televisive, cantautori, adolescenti che al primo libro vincono i maggiori premi d’Italia etc., mettendoli sullo stesso piano dei veri scrittori, i quali, addirittura, stanno facendo marcia indietro affidandosi ai medi o piccoli editori, per una sorta di contestazione. Ma il fenomeno non è di oggi. Niente sotto il sole è nuovo! Vediamo qualche esempio che si commenta da sé. Sappiamo tutti che Italo Svevo dovette stampare a proprie spese i suoi romanzi innovativi. Poi Joyce lo presentò a studiosi stranieri che avevano la vista più lunga degli italiani, e fu un successo, ma l’Italia continuò a respingere i volumi che già circolavano nel continente antico. Se poi qualcuno volesse spulciare fra le pubblicazioni di quegli anni, troverebbe libri di successo immediato, più fortunati di quelli di Svevo, ma oggi completamente dimenticati, cosa che succede anche per i “Gettoni Einaudi” diretti da Vittorini: molti testi nessuno li ricorda più. Ma le cose storte non avvengono solo in Italia, terra di Poeti, Santi, Navigatori e raccomandati, bensì pure nella Francia illuminista. Andre Gide bocciò i romanzi di Marcel Proust, e, da intellettuale onesto, non se ne dette pace per tutta la vita. Dino Campana, quel poeta pazzo davvero ma grande innegabilmente (indico ai lettori di leggere l’immensa monografia su di lui scritta da Marco Onofrio), mandò ai vati di allora il suo manoscritto, che lo perdettero (ma fu poi ritrovato nelle loro carte, guarda caso). Lui lo riscrisse, stampandolo a sue spese in una tipografia di Marradi, quando, ad esempio, Carolina Invernizio e Ada Negri spopolavano coi maggiori editori della penisola. Il povero Guido Morselli, respinto da tutti, si uccise. Oggi, la Adelphi lo pubblica, ben sapendo che si tratta di uno dei più interessanti autori del secondo Novecento.
Ma andiamo a parlare dei giganti. Dostoevskij dovette arrivare a pubblicarsi a proprie spese i suo grandiosi capolavori, sfruttato da editori senza scrupoli. Relativamente recente è l’esempio di Tomasi di Lampedusa, il cui “Gattopardo”, best-seller internazionale, fu bocciato dal potente Elio Vittorini che invece approvò molte opere scadenti nella sua collana. Dobbiamo all’intuito di Giorgio Bassani se questo capolavoro postumo ha veduto la luce. Ma lo stesso Alberto Moravia ha dovuto cacciare di tasca sua 5.000 lire di quei tempi, 1929, (glieli prestò il padre, ma lui glieli rese a celebrità avvenuta) per farsi pubblicare dall’editrice Alpes (diretta da Arnaldo, il fratello di Benito Mussolini) Gli indifferenti. Il divino D’Annunzio pubblicò a spese del padre la prima silloge poetica; ma la storia di Ignazio Silone, anche lui escluso dal Nobel, è davvero emblematica. Vale la pena raccontarla.
Ignazio Silone ha passato gran parte della vita all’estero, perché antifascista. La sua prima opera, tra l’altro bellissima, fu pubblicata a Zurigo nel 1933, in tedesco, ed ebbe vasta risonanza nel mondo, tranne che in Italia. Crollato il regime, Silone tornò nel nostro Paese, impegnato in politica nelle file del PCI, da cui poi uscì con la coerenza e con il coraggio che lo avevano tenuto fuori dal fascismo. Nel 1947 Fontamara fu edito in Italia, dopo 17 anni di consensi nel resto del mondo. Ma l’accoglienza fu molto riduttiva, a denti stretti, se non addirittura dispregiativa. Bisognerà aspettare il 1965, con la pubblicazione di Uscita di sicurezza, per vedere il pieno riconoscimento di questo grande autore, il quale fu antifascista quando tanti scrittori suoi coetanei leccavano i piedi ai gerarchi, ma fu anticomunista quando il PCI aveva il monopolio della Cultura. Questo vorrei dire a quei ‘coraggiosi’ scrittori che oggi si scagliano contro un ormai arcaico fascismo, senza però toccare Stalin e il residuo del marxismo! Il potente – ai suoi tempi, ed ora dimenticato – Leonida Repaci, negò il premio Viareggio a Silone, anche se poi se ne pentì.
Così vanno le cose nel nostro Paese.
E, per chiudere, racconto un fatto che mi riguarda direttamente. Io sono un lettore accanito non solo di testi pubblicati, ma di libri inediti, pure di sconosciuti, avendo fatto per anni il direttore editoriale e poi l’editore in proprio. Fra tanta immondizia, ho trovato, negli ultimi tempi, tre autentiche perle. Mi sono dato da fare per indirizzare gli autori presso editori di un certo peso, ma tutti e tre sono stati bocciati. Sapete la cosa incredibile? Una dei tanti sacchetti di spazzatura che avevo cestinato fu edito da una grande Casa, per quali segrete vie non so, ma comunque non ebbe successo alcuno, nonostante le plaudenti recensioni preconfezionate e un premio aggiunto.
Consiglio? Non scoraggiatevi del no delle Case che hanno il monopolio della distribuzione e dei mass-media (state in buona compagnia), né fatevi prendere la mano dal chiasso industriale dei premi e dalla roboanza delle sigle editoriali prestigiose.

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