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IL TERMOVALORIZZATORE DI SANTA PALOMBA. LE IDI DI MARZO DI GUALTIERI

IL TERMOVALORIZZATORE DI SANTA PALOMBA. LE IDI DI MARZO DI GUALTIERI
Marzo 18
18:07 2024

Venerdì 15 marzo si doveva tenere, nella sala del Carroccio del Campidoglio, un incontro promosso dalle associazioni, dai comitati della zona Roma Sud e da alcuni politici eletti nel consiglio regionale del Lazio, per discutere del termovalorizzatore di Santa Palomba.

Lo scopo dell’incontro era quello di illustrare le motivazioni della contrarietà delle popolazioni dei Castelli Romani alla costruzione dell’impianto di incenerimento dei rifiuti di Roma sulla base di un documento di discussione predisposto per l’occasione: insomma, una sorta di seminario accademico.

L’incontro non si è tenuto: la sera precedente gli organizzatori hanno ricevuto una telefonata dagli uffici del sindaco di Roma in cui venivano informati che la sala non era più disponibile. I convenuti si sono presentati puntualmente al Campidoglio alle ore 15 di venerdì ed hanno tentato di far valere le proprie ragioni ed i propri diritti, ma invano; dopo un tira e molla telefonico, la controproposta degli Uffici del Comune su indicazione politica è stata quella di riunirsi nella sala di un edificio lontano dal luogo convenuto.

Di fronte all’ingiustificato diniego da parte dei politici del Comune di Roma, i convenuti hanno deciso di rivendicare i propri diritti sanciti dalla Costituzione tenendo, in accordo con le Forze dell’ordine a cui è stato rivolto un sentito ringraziamento per il lavoro svolto, un sit-in nella piazza del Campidoglio.

Tutto sommato per i manifestanti è andata meglio così: l’impatto mediatico della manifestazione è stato decisamente molto più ampio di quello di una discussione nel chiuso di una sala delle conferenze.

Nel corso della manifestazione hanno preso la parola i rappresentanti delle varie organizzazioni territoriali e nazionali, consiglieri comunali, consiglieri regionali, membri del parlamento che hanno affermato, ciascuno dal proprio punto di vista, le perplessità, o meglio la contrarietà, alla costruzione del termovalorizzatore – ad un certo punto della manifestazione i presenti si sono rivolti a gran voce a Gualtieri, ritmando l’invito, chiedendogli di raggiungerli a piazza del Campidoglio.

I sindaci dei Comuni dei Castelli Romani che in più occasioni hanno manifestato la contrarietà delle proprie comunità alla costruzione dell’inceneritore, e che erano stati invitati al convegno, hanno preferito non recarsi al Campidoglio per poi trovarsi la porta del Comune di Roma sbarrata.

E’ il caso di ricordare alcuni importanti aspetti del problema.

Il sindaco Gualtieri ha ricevuto l’incarico di commissario straordinario per il Giubileo del 2025 e, nell’ambito del provvedimento, è prevista la costruzione dell’inceneritore. Esercitando poteri straordinari, non è soggetto al rispetto di tutta una serie di regole di garanzia dei cittadini.

L’impianto verrà costruito a Santa Palomba, all’estremo confine del Comune di Roma, ma di fatto contiguo in particolare agli insediamenti di Albano Laziale e di Ardea, a qualche centinaio di metri dalla discarica di Roncigliano di Albano Laziale – altro sito inquinante.

La costruzione dell’inceneritore impiegherà alcuni anni – verosimilmente sarà completata nel 2028, ben al di là della conclusione del Giubileo.

L’impianto è dimensionato per 600 mila tonnellate annue, dando per scontato che Roma non migliorerà il livello di differenziazione dei rifiuti attualmente del 45%, ben al di sotto della media nazionale, laddove i Comuni dell’area Sud di Roma sono considerati “ricicloni” con percentuali superiori al 80%. Visto che l’impianto dovrà lavorare sempre al massimo della capacità, se Roma aumenterà la raccolta differenziata, si dovrà importare “monnezza” da altre regioni.

L’impianto resterà in esercizio per 33 anni.

Il trasporto dei rifiuti da Roma a Santa Palomba comporterà la presenza di 50 camion all’andata (conferimento dei rifiuti) e 50 al ritorno (trasporto per lo smaltimento dei residui della combustione altamente tossici) al giorno su via Ardeatina, generando ulteriore appesantimento del traffico veicolare, problemi di sicurezza e di inquinamento generato dal traffico.

La combustione dei rifiuti comporterà la produzione di fumi che inquineranno in particolare la zona circostante; peraltro le sostanze emesse sono in parte sconosciute, visto che nell’inceneritore verrà bruciato ogni tipo di rifiuto, soluzione non adottata dagli impianti similari.

Il raffreddamento dell’impianto richiede una notevole quantità di acqua che dovrà essere emunta dalla falda acquifera già in sofferenza, come dimostra il progressivo abbassamento del livello del lago Albano (da 40 anni a questa parte di 7 metri) e di quello di Nemi.

Come avvenuto nel caso dell’inceneritore di Acerra, il valore degli immobili posti nel raggio di alcuni chilometri dall’impianto diminuirà significativamente senza che sia prevista alcuna misura compensativa.

Le aziende agricole dell’area perderanno la denominazione DOP a causa dell’inquinamento ambientale.

La spesa prevista è dell’ordine dei 7,5 miliardi di euro (il rischio di infiltrazioni da parte della criminalità appare non secondario).

Il Piano regionale dei rifiuti del Lazio non prevede la costruzione di termovalorizzatori.

L’Europa non prevede la costruzione di termovalorizzatori (tant’è che non possono essere utilizzati i fondi del PNRR).

Le tariffe della TARI che verranno applicate ai cittadini di Roma sono considerate troppo elevate. Queste verranno ulteriormente aumentate poiché l’inceneritore produrrà svariate tonnellate di CO2 per le quali l’esercente dovrà pagare la tassa europea applicata per rispettare i parametri imposti dalla riduzione degli inquinanti.

Infine, esistono soluzioni alternative migliori del termovalorizzatore sotto il profilo della tecnologia e della gestione dei rifiuti, a cominciare da un piano straordinario per aumentare la raccolta differenziata, ma queste non sono state prese in considerazione.

I sindaci dei Comuni dei Castelli Romani, che rappresentano una popolazione di 461.000 abitanti, intendevano affrontare questi argomenti in un incontro con Gualtieri, ma il sindaco di Roma non li ha mai convocati. Ora Gualtieri nega addirittura la sala ai cittadini, alle loro organizzazioni sociali e politiche per discutere della salute e del futuro di un’area di centinaia di migliaia di cittadini ricorrendo a motivazioni speciose, raffazzonate e irrispettose delle regole scritte e della buona educazione. Un proverbio di Albano Laziale dice: “Se devi morì cerca ‘n boja pratico”. La reazione del sistema politico del Comune di Roma non è stata quella di un boja pratico e dunque ci si piò chiedere se non si tratti di inefficienza o del timore di Gualtieri di affrontare un’onda popolare che lo può travolgere. Qualcuno degli intervenuti si è chiesto se il sit-in del 15 marzo al Campidoglio non possa essere per Gualtieri, politicamente, quello che furono le Idi di marzo per Giulio Cesare.

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