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Intervista al dott. Pietro Frangini, autore di una ricerca storica sul Lago Regillo

Intervista al dott. Pietro Frangini, autore di una ricerca storica sul Lago Regillo
Dicembre 04
23:00 2008

Pietro Frangini e la mappa dell’ubicazione del Lago Regillo“La Questione del Lago Regillo”: è questo il titolo di una interessante pubblicazione di carattere storico-archeologico a firma di Pietro Frangini, studioso da diversi anni della storia locale. Come abbiamo annunciato il mese scorso, siamo andati ad intervistarlo sui temi trattati nella pubblicazione, che mette in discussione tesi consolidate – ma mai chiaramente provate – sull’ubicazione dell’antico Lago Regillo, teatro intorno al 500 aC di una epocale battaglia che segnò l’affermarsi di Roma nel Lazio, causando il declino dei latini. Il lago, in seguito prosciugato, scomparve dalle cronache storiche alla fine de quinto secolo a.c., cancellando le tracce della sua esistenza, che per certo era nel territorio di Tusculum, città leader della lega latina. Ma dove esattamente? A Rocca Priora nella zona dell’Algido? a Cornufelle sotto Frascati, a Pantano Borghese, a Colonna o a Pantano Secco? Tutte queste zone e altre ancora, hanno avuto un lago, ma qual era quello del Regillo? Secondo la tesi esposta dal Frangini nel libro, la collocazione del lago ormai scomparso e a lungo ricercato da storici e archeologici nel corso di cinque secoli, con tesi affermate in modo alterno, è da ristabilire definitivamente in località Prataporci, al confine tra Frascati e Roma, come già indicato in passato da studiosi autorevoli come l’Abeken (1700) e il Pareti (1950 c.a), con tesi però ancora scarne sotto il profilo delle prove, per cui non vennero accettata dal mondo intellettuale dell’epoca. La collocazione suggerita da Frangini al contrario, appare ben supportata da indizi e prove, sulla base delle quali l’autore ha svolto uno studio comparato con le altre collocazioni storiche del lago.

Quante motivazioni ha trovato a sostegno della sua ricerca?

In totale sono undici prove ed indizi emersi prima della pubblicazione, a cui se ne aggiungono altre emerse dopo, proprio in virtù di detta pubblicazione. Molte delle prove sono legate al terreno, sia sotto il profilo geologico che agronomico. Altre sono da collegarsi alla conformazione del bacino lacustre comparato con gli altri bacini dell’area. Altre ancora si riferiscono alle condizioni della guerra latino-romana così come descritta dagli storici. Importante per dare conferma alla tesi, è anche lo studio da me svolto sul toponimo antico esistente nelle carte geografiche di Prataporci e dall’interpretazione del nome stesso del lago Regillo che sicuramente era collegato al culto di Giunone Regina – anche detta Regilla. Il che conferma il significato del toponimo riscontrato nelle carte geografiche di Prataporci (Lago Regina) e chiarisce il culto del tempio protostorico, i cui resti furono ritrovati nella zona durante il secolo scorso e di cui era incerta l’attribuzione.

Tra questi elementi identificativi del lago, quali sono quelli che si addicono esclusivamente alla tesi di Prataporci?

Quasi tutti. Come dicevo prima, il toponimo ritrovato a Prataporci, la conformazione del bacino lacustre orami scomparso, ma anche la conformazione dell’area circostante, corrispondente alla descrizione della battaglia, che sul piano strategico-militare si adattava perfettamente all’ inferiorità numerica dei romani. Comunque tutti i parametri di ricerca utilizzati indicano in modo inequivoco Prataporci come sede del lago Regillo.

Ma perché è così importante in fondo stabilire dove fosse questo benedetto Lago?

Perché permette una migliore comprensione delle vicende antiche narrate dagli storici romani, e una ricostruzione dell’evoluzione storica di parte notevole del territorio tuscolano. Per esempio consente di ricostruire l’affermarsi della famosa Gens Porcia e l’origine del nome stesso di Monte Porzio. E poi è importante anche per l’indirizzo da dare alla ricerca scientifica futura sul territorio e per la salvaguardia dei luoghi, senza dimenticare l’impatto sul turismo.

Dottor Frangini, lei sa che questa nuova tesi da lei proposta “disturba” in modo particolare due tesi che vanno per la maggiore , quella di Rocca Priora nella zona dell’Algido e di Pantano Secco in zona Casilina, che da qualche secolo si sono accreditate come le due ipotesi più probabili. Perché le ha escluse?

Perché si fondano a mio parere su elementi errati o incompleti. Per quanto riguarda la tesi del Lago dell’Algido sotto Rocca Priora, ritengo che ci sia un errore di fondo nato verso il 1500, quando ancora non si conosceva l’esatta ubicazione di Tuscolo, completamente distrutta e che era fondamentale per stabilire dove fosse l’agro Tuscolano, zona indicata da tutti gli storici come sede del famoso lago. Infatti la tesi di Rocca Priora si basa su una carta geografica di Abramo Ortelius fondata sull’errata supposizione che Tuscolo si trovasse sulle alture dell’Algido in località Pratoni del Vivaro. Cosa smentita poi dai ritrovamenti archeologici seguiti, che hanno decisamente collocato la città sul monte Tuscolo e il relativo agro, cioè la campagna tuscolana, ai piedi del monte verso nord-ovest, nella fascia pedemontana più fertile e più adatta all’agricoltura. Non solo. Anche la dinamica della battaglia, descritta da Dionigi di Alicarnasso, sembra poco favorevole all’Algido, perché i romani si sarebbero insaccati in una via senza uscita, chiusi alle spalle da Tuscolo e davanti dalla lega latina che proveniva da sud. Sarebbe lungo citare adesso tutti gli elementi contrari, ma posso dire che su undici indizi adoperati nella ricerca, solo uno è compatibile con l’ipotesi Algido.

E per quanto riguarda Pantano Secco? La tesi piace ad alcuni importanti studiosi ancora oggi….

Anche questa è da escludere, anzitutto perché si trattava di un laghetto stagionale, che in piena estate – quando cioè si svolse la battaglia – si riduceva a poco più di un acquitrino, tanto da meritarsi poi il nome di Pantano, mentre la cronaca del tempo fa ritenere che il Regillo fosse un bacino di discrete dimensioni. E questo mi sembra un motivo consistente di esclusione, visto che la battaglia ci fu in luglio con un clima afoso. Un altro motivo va ricercato nel fatto che il bacino di Pantano Secco venne definitivamente prosciugato con un’opera di ingegneria del I secolo aC, mentre il lago Regillo è scomparso dalla cronache storiche alla fine del V secolo aC, probabilmente dunque prosciugato in quell’epoca. Se così non fosse stato, se ne sarebbe parlato ancora in occasione di altri eventi o almeno nelle tante manifestazioni commemorative della battaglia e dei Dioscuri, di cui il culto si affermò fortemente a Roma, proprio grazie alla mitica vittoria del Regillo. Questo è un elemento contrario anche alla tesi dell’ Algido, che è stato prosciugato solamente nel secolo scorso, grosso modo negli anni cinquanta. Potrei tirare in ballo anche altre prove, ma l’argomento è complesso e chi si interessa al tema, potrà meglio trovarle descritte e argomentate nella pubblicazione.

Dove possono i nostri lettori reperire il suo libro?

L’associazione Amici di Frascati che ne è l’editore, attualmente l’ha messo in vendita presso la Casa d’arte Theodora di Frascati in via Armando Diaz.

Per chiudere, cosa si aspetta dalla sua ricerca?

Attendo che gli studiosi, con obiettività e metodo scientifico, espongano il loro pensiero in modo da arrivare ad una conclusione definitiva sulla questione, nell’interesse esclusivo della verità storica, in barba a vecchi campanilismi che poco hanno a che fare con la Storia.

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