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Jean Coste e la Campagna Romana

Jean Coste e la Campagna Romana
Novembre 30
11:52 2022

Si è tenuto a Roma, sabato 26 novembre 2022, presso la Parrocchia di San Gaudenzio, in Via della Tenuta di Torre Nuova, la presentazione volume “Jean Coste e la Campagna Romana” edito da  (Società Romana di Storia Patria con contributo Ministero della Cultura).
Sacerdote marista a Monte Verde e in periferia portava il Vangelo (anni ’60). Dalla Campagna alle prime abitazioni spontanee. Il livello di analfabetismo e la missione: Grotta Celoni, Villaggio Breda (Torre Gaia), Torre Angela, oggetto di evangelizzazione.
Appassionato di archeologia, coinvolse i ragazzi dell’oratorio a visitare la Campagna in cerca di reperti. Ogni spedizione era riportata nel diario formato da aspetti tecnici e umani. Padre Coste ha compiuto per anni ricerche topografiche e si è allargato poi sino alla Sabina, etc. Presso la Società Romana di Storia Patria è presente l’archivio Coste.
Pensare a una carta archeologica della zona. Il libro ha contributi diversi: memorie, storici, archeologi e un patrimonio d’immagini fruibili per cittadini e studiosi.
Formidabile attenzione da parte di Padre Coste (teologo) agli uomini e alla storia degli uomini.
Salvare una parte del paesaggio, che la crescita urbanistica stava distruggendo, utilizzando il metodo della topografia storica: conoscenza delle fonti storiche e paesaggio, un metodo regressivo, induttivo, che parte dell’esistente per risalire all’origine. Storicamente, la zona in oggetto prima era Suburbio di Roma e poi Campagna Romana. Nel suburbio romano era pieno di ville, strade, acquedotti, frantoi, etc.; mentre la Campagna Romana (epoca successiva) era la parte produttiva di Roma con i casali che erano il cuore della tenuta. La caccia alla volpe era effettuata sino ai primi del ‘900 nel territorio.
Fino agli anni ’30 si ricomincia la riqualificazione del territorio con bonifiche, prima oggetto di malaria e frequentato da lavoratori stagionali. Poi nel dopoguerra l’insediamento di comunità di popolamento spontanee con case autocostruite per esigenze di lavoro prevalentemente agricolo e poi il “pendolarismo”. Con gli anni ’70 arriva “il palazzinaro”.
Le foto Padre Coste le effettuava con una macchina fotografica “vintage” e fotografava non solo ruderi, monumenti, ma anche un’attenzione al paesaggio circostante (per raffronto tra fonte scritta e foto) con attenzione al medioevo.
L’idea geniale d’ispezioni archeologiche per la tutela del paesaggio che parte dal basso. Un’esatta percezione del territorio con umiltà e rigore, per svolgere un’attività di studio originale e innovativo. La capacità di Padre Coste era di riconoscere le tecniche murarie per collocarle nel tempo e nello spazio. La percezione fisica del territorio quindi è importantissima per la conoscenza e le foto proprio anche per percepire gli spazi del territorio (reperti, confini, fiumi, siepi, etc.). Oggi i ruderi hanno perso il rapporto con il territorio e non significano quasi niente.
Una proposta per ridare significato a questi ruderi. L’intervento pubblico è stato carente. Comunque, le comunità insediate hanno dato identità e memoria. Padre Coste un esempio da ripetere? Casali, torri, osterie tra i luoghi fotografati, dove tutte queste foto, circa 4.000, coprono un raggio che arriva sino alla bretella della strada del sole. Le prime fotografie, dal punto di vista storico, nascono alla fine dell’800 in ambito geologico (America), poi le città come oggetto e le foto periferiche sono abbastanza rare (Coste). La foto è obiettiva a differenza spesso dei ricordi. Una testimonianza (ex ragazzo): testimoni di esperienza unica, i ragazzi lo chiamavano Padre Giovanni (si firmava così nella fitta corrispondenza).  Inizialmente usciva da solo, “poi il 17 gennaio 1965 la mia prima uscita” nella valle della morte (Catacombe S. Zotico). Organizzate a tavolino, nelle uscite portava carte geografiche, copie di appunti (Nibby, Tomassetti Ashby), il coltellino, il binocolo, la macchina fotografica. L’Osteria dell’Osa una delle tappe. I gruppi di ragazzi erano di Villaggio Breda e di Torre Angela. Lo spirito di avventura non mancava. “Mi raccontò” che escursioni e campeggi da ragazzo Padre Giovanni effettuava in Francia con il padre.
Lo sguardo rivolto al terreno in cerca.  “Lo scopo di noi ragazzi era quello della ricerca dei bolli laterizi” (trovati centinaia di bolli). Un giorno lesse sul posto un passo del Tomassetti. Un ricordo di altra uscita ad Acqua Felice e Torre Jacova con il trenino e fermata Pantano. Si vede il Casale, un antico mulino e la sorgente. Molti cunicoli trovati e “all’ombra di Torre Jacova” si pranzò.
La storia di Torre Angela: territorio in mano alle famiglie patrizie, l’indignazione dei personaggi del Grand Tour in riferimento alla Campagna Romana, la Commissione, la Società Anonima, la bonifica dei primi del ‘900 (1905 testo unico della bonifica agraria), le famiglie aristocratiche proprietarie di terre, come Torre Nuova e Pantano (Monte Compatri), i contratti di mutuo, i Consorzi agrari… Poi la lottizzazione di parte delle terre.
Alcune borgate prendono i nomi dai discendenti di queste famiglie. La presenza di Padre Coste a Giardinetti, il ricordo di una signora del fatto che cercare i ragazzi per le ricerche è andare oltre se stessi, un apporto per la ricerca. Una caccia al tesoro delle scoperte solo in questo territorio perché permette le scoperte. “E’ il progresso. Cambierà tutto” (racconto di un’avventura di un bambino al Grande Raccordo Anulare).
Intervento su Ashby: documentare la campagna come memoria, inizia a fotografare alla fine dell’800 e utilizzava la tecnica della ricognizione.

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