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La grande magia del cinema. Film “Oneghin” (2024)

La grande magia del cinema. Film “Oneghin” (2024)
Aprile 11
14:04 2024

Il cinema è un’arte che ci permette di connettere i secoli diversi, le culture diverse, ci permette ancora una volta di dare uno sguardo nuovo alle grandi opere che tutti conosciamo fin dall’infanzia, ma che vediamo e sentiamo in modo diverso a seconda degli anni che abbiamo vissuto e l’esperienza di vita accumulata.

Immagine dal film “Onegin” di Sarik Andreasyan

Di recente abbiamo visto il film “Oneghin” – un lungometraggio russo del 2024 diretto da Sarik Andreasyan, che è un adattamento cinematografico del romanzo in versi di Alexander Pushkin “Eugeniy Oneghin”. Questo film magnifico, elegante e brillante non solo ci ha immerso nell’atmosfera in cui visse e lavorò il nostro grande poeta Alexander Pushkin (1799-1837), ma ci ha anche permesso di immergerci nel Medioevo, quando viveva e lavorava il grande poeta e filosofo italiano, autore dell’opera immortale “La Divina Commedia” Dante Alighieri.

Gustave Doré Illustrazione per “La Divina Commedia” di Dante Alighieri

La Divina Commedia è un poema scritto da Dante Alighieri tra il 1308 e il 1321 circa e fornisce la più ampia sintesi della cultura medievale e dell’ontologia del mondo. Una vera e propria enciclopedia medievale del sapere scientifico, politico, filosofico, morale, teologico. È riconosciuto come il più grande monumento della cultura italiana e mondiale.
Il poema è diviso in tre parti, o cantici – “Inferno”, “Purgatorio” e “Paradiso” –
ciascuna delle quali è composta da 33 canti (34 canti nella prima parte “Inferno”, come simbolo di disarmonia). È tutto scritto in strofe di tre versi con uno schema di rima speciale, le cosiddette terzine.
La “Commedia” è il frutto di tutta la seconda metà della vita e dell’opera di Dante; questa è la sua ultima e più matura opera. Incarnava la visione del mondo del poeta nel modo più completo. Dante appare qui come l’ultimo grande poeta del Medioevo, un poeta che continua la linea di sviluppo della letteratura medievale.
“Eugeniy Oneghin” è un romanzo in versi del poeta russo Alexander Pushkin, iniziato il 9 maggio 1823 e completato il 5 ottobre 1831, una delle opere più significative della letteratura russa. Secondo la nota definizione di V. G. Belinskiy, Pushkin definì “Eugene Onegin” un romanzo in versi, poiché descrive “la vita in tutta la sua realtà prosaica”.
Alexander Pushkin ha lavorato a questo romanzo per più di sette anni. L’opera, su un ampio sfondo di immagini della vita russa, mostra il drammatico destino dei rappresentanti della nobiltà russa nel primo quarto del XIX secolo.
Cinque secoli separano i due grandi poeti l’uno dall’altro. La grande magia del cinema permette di cancellare tutti i confini temporali, così come i confini tra paesi.

Immagine dal film “Onegin” di Sarik Andreasyan

Insieme al regista Sarik Andreasyan, attraverso i sogni di Tatyana Larina e Evgeny Onegin, siamo trasportati all’inizio della grande poesia di Dante Alighieri “La Divina Commedia”: “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita.”. (AD, Canto I) Questi versi sono forse familiari a quasi tutte le persone colte, si potrebbe dire, in tutto il mondo. Nel mondo della lettura e del pensiero. Quante volte e quante persone in diverse occasioni citano e ripetono queste parole: “…mi trovai in una selva oscura”! Come se li provassero su se stessi, su ciò che sta vivendo la loro anima, su ciò che stanno cercando di capire e superare nel loro mondo interiore. Ognuno di noi ha un giorno nella propria vita personale in cui ha bisogno di “affrontare se stesso”. Riassumere. E capire: cosa è successo? E come essere e vivere ulteriormente?
Allo stesso modo, nei loro sogni, gli eroi della poesia di Alexander Pushkin si trovano nella “foresta oscura”.
Continuando il loro percorso di vita, sperimentano varie situazioni difficili, ognuna cercando di risolverle a modo suo e di determinare e trovare la propria via d’uscita.
Scena del duello. Oneghin uccide Lenskiy. Cimitero. La bara viene calata nel terreno. Fa freddo, nevica, il fiume è ghiacciato. E ancora ci giungono i versi di Dante.
C’è un episodio della “Divina Commedia” di Dante che da sempre terrorizza i lettori.
Dante e il suo compagno si ritrovano nel nono e ultimo girone dell’Inferno. Cocito – un fiume paludoso ghiacciato, dove siede lo stesso Traditore Malvagio Satana -. È enorme, congelato per sempre nel ghiaccio fino al petto. Le enormi ali che sbatte invano, cercando di liberarsi, non portano altro che il vento freddo, che rinforza ulteriormente il ghiaccio.
Durante il suo viaggio attraverso l’Inferno, Dante descrisse i peccatori e le punizioni da loro subite per le malefatte commesse in vita. Più Dante scendeva nell’Inferno, più terribili diventavano le punizioni e più terribili i tormentatori. Nell’ultimo, nono, girone dell’Inferno, Dante incontra il conte Ugolino della Gherardesca, una figura storica molto reale vissuta poco prima della stesura della “Divina Commedia”. Lui, come tutti gli altri peccatori in questo girone dell’Inferno, era incatenato al collo con ghiaccio eterno, in modo che la sua testa potesse solo guardare in basso e vedere solo il suo corpo congelato. I traditori che ingannavano le persone che si fidavano di loro venivano sottoposti a punizioni simili.
Chi è Oneghin: un traditore o una persona che ha perso l’orientamento nella vita e segue il flusso, che non vuole cambiare nulla nella sua vita? Non scende dalla carrozza e non saluta il suo amico nel suo ultimo viaggio. È paura, rimorso o qualcos’altro?
Il film trasmette l’emozione dell’orrore, della paura, della confusione di fronte a ciò che è già accaduto, e nulla può essere cambiato, non importa quanto lo si voglia.
Lo stesso Oneghin si condanna all’esilio e trascorre diversi anni lontano dalla sua terra natale. Si punisce con la solitudine. Cerca di comprendere se stesso, il suo mondo interiore, le sue esperienze profondamente personali, il suo scopo in questa vita.
Nel frattempo, Tatiana e sua madre arrivano a Mosca. La mamma sta cercando con tutte le sue forze di sposare Tatiana, poiché non c’è un’altra opzione, il “mondo di alta società” non capirà e non accetterà un’altra scelta. E così il regista porta noi e i suoi eroi con loro nella capitale. Mosca, l’attenzione del regista ai dettagli. La sporcizia, il rumore, le ruote dei carri e delle carrozze misurano il tempo come le ruote della vita. I personaggi del film entrano nella casa e salgono la scala circolare. Guardiamo in basso con loro e vediamo i “giri dell’Inferno dantesco”. Nessuna scelta. O devi vivere secondo le regole comprensibili stabilite dall’ “alta societa’”, oppure l’ “Inferno” ti aspetta e attraverserai tutti i suoi cerchi.
Nonostante tutto, né il matrimonio di Tatiana, né l’autoesilio di Oneghin, gli eroi continuano ad amare e non riescono a liberarsi di questo sentimento.
La tragica storia d’amore di Paolo e Francesca è stata cantata da Dante Alighieri nella “Divina Commedia”, Canto V, Inferno e ha anche ispirato molti artisti e poeti di tempi diversi a creare i loro capolavori.

Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende,
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende.
Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.
Amor condusse noi ad una morte.

La “Divina Commedia” di Dante è profondamente simbolica e significativa in ogni evento, in ogni personaggio. Anche profondamente simbolico è il lavoro di Alexander Pushkin “Eugeniy Oneghin”.
Anche il film di Sarik Andreasyan è pieno di simboli e, attraverso le grandi opere dei poeti del passato, parla agli spettatori di oggi nel suo linguaggio cinematografico.
Non è un caso che alla fine del film, prima della spiegazione finale tra Evgeniy Oneghin e Tatyana Larina, la protagonista si ritrovi con tra le mani il libro di Dante “La Divina Commedia”. Sì, Tatyana, non può stare con Oneghin, nonostante lo ami, ma è questo grande sentimento d’Amore che le permetterà di vivere e di non impazzire.
La base di tutto è l’Amore, e come disse il grande Dante Alighieri nella sua opera immortale “La Divina Commedia”, L’amor che move il sole e l’altre
stelle (Paradiso, XXXIII, v. 145). È con queste parole che si conclude la grande opera del poeta.
La grande magia delle parole, la grande magia del cinema…

GRAZIE MILLE PER IL FILM!

Nataliya Nikishkina – Presidente del Comitato di Mosca della Società “Dante Alighieri”
Ekaterina Spirova – Presidente della Società Internazionale “Amicizia Italia- Russia”, vincitrice del concorso “Leader della diplomazia culturale”

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