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La leggenda dei monti naviganti

La leggenda dei monti naviganti
Settembre 07
15:43 2012

Titolo: La leggenda dei monti naviganti
Autore: Paolo Rumiz
ISBN: 9788807722851
Editore: Feltrinelli
Prezzo: € 10,00  e-book disponibile € 7,99
Copertina: Rumiz
Descrizione: Leggere questo libro, uscito nel 2007 ed in edizione tascabile nel 2011, con i piedi nell’acqua è stato straniante. Qui c’è la montagna pura, Alpi e Appennini e il racconto serrato e rabbioso che ne sa fare Rumiz. In montagna ha toccato con mano i maggiori guasti prodotti, e che sta producendo ogni giorno, il falso progresso, il falso sviluppo. Qui i ghiacciai, i ghiaioni, i fiumi, i laghi, le dighe e infine gli uomini gridano vendetta e mentre tutte queste categorie non

sapremo come reagiranno finché non accadrà, riguardo l’ultima Rumiz ce lo racconta nel modo appassionato e attento che molti già conoscono dai suoi reportages da viaggi lunghissimi e perigliosi ‘sotto casa’ (quest’anno è la volta dell’avventuroso fiume Po) pubblicati su Repubblica. Gli uomini per sopravvivere alle autostrade, allo svuotamento di interi paesi, alla politica disfattista, agli interessi beceri inventano universi paralleli. Umani intelligenti (spesso soli, lasciati soli o solitari per natura) e con tanta voglia di esistere per stare a vedere, invece di allontanarsi ‘scavano’ la vita nei pochi chilometri quadrati, o poco più, del loro paese tentando ogni tipo di approfondimento che possa significare rilancio sostenibile dell’economia, conoscenza del territorio, della radice, perciò dell’altro. Conoscono la storia, leggono i segni delle pietre, imparano altre lingue, sempre leggono carte, le imparano a memoria, aprono nuovi sentieri sulle montagne dove la storia e l’inquinamento li vanno cancellando: amano. Rumiz riscopre prima in bici poi su una vecchia Topolino, arrivando infine a Capo dell’Armi, Calabria, uno dei tre punti più a sud d’Europa: «L’Etna ora è color prugna, un dio vicinissimo. Forse venne da li il nome di questo sciagurato e benedetto paese. Quando videro il gigante di fuoco, i naviganti fenici lo battezzarono “Isola della montagna divina”, che in ebraico – lingua affine al fenicio – fa “Yi Tel Yah”». Fra queste 340 pagine troveremo un viaggio di meraviglie e una bolla di rabbia, un grido di dolore dalla terra, da chi comprende cosa sta succedendo, da chi contro ogni previsione va avanti e non sa se crederci ancora e perchè. Fra i protagonisti: uomini/elfi incontrati in strane serate di pioggia, Mauro Corona, Bonatti, Rossana Podestà, Ötzi e il mito che l’accompagna assieme al suo vero scopritore, le genti di Valtellina, Val di Susa, Vinicio Capossela, Guccini, studiosi e studiose noti solo agli addetti ai lavori, persone e attività di cui il giornalista scrupoloso non rivela le coordinate per precisa volontà. E poi l’invidia, la maldicenza, il razzismo, i leghismi, le xenofobie e molti altri. Questa ricchezza con infiniti elenchi di storie che poi non si fa in tempo a raccontare tutte, l’abbiamo conosciuta forse solo in Chatwin: qui sulle tracce di Annibale e dell’Italia Fenicia e Greca, lì sulle tracce del mito e del milodonte…

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