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La sveglia dell’OCSE

Gennaio 27
18:29 2024

È stata appena pubblicata la indagine periodica dell’OCSE sull’economia italiana (Economic Survey – Italy 2024).

Si tratta di una disamina, peraltro in linea con studi simili come quelli della Banca d’Italia, del Fondo Monetario Internazionale, della Commissione europea e di altri organismi, che mette in mostra le potenzialità e i limiti del sistema economico italiano, e che propone alcune soluzioni dei problemi economici, sociali, ambientali.

Il rapporto fa una ventina di raccomandazioni specifiche raccolte in tre capitoli: 1. Sostenere lo sviluppo economico mantenendo il debito pubblico sotto controllo, 2. Aumentare il potenziale di crescita rendendolo più inclusivo, 3. Decarbonizzare l’economia.

Va da sé che le raccomandazioni dell’OCSE non sono la “ricetta per la felicità” e che discendono dalla visione di un’organizzazione intergovernativa di cui peraltro il governo italiano fa parte, ma che certamente meritano la dovuta attenzione. Purtroppo questo rapporto, come gli altri che lo hanno preceduto, non ha ricevuto la dovuta attenzione: il popolo non gradisce di essere messo di fronte ai problemi, i mezzi di comunicazione sottolineano e amplificano le notizie che fanno audience (l’esempio più recente è la vicenda della Ferragni), un sistema politico sempre più populista ricorre alla tecnica della distrazione di massa evitando di affrontare con i cittadini i (veri) problemi che il Paese ha di fronte.

Una sintesi dei messaggi che emergono dalla lettura del rapporto può essere la seguente: l’Italia, pur essendo uno dei paesi più avanzati del mondo, non è messa per niente bene, e non sta facendo a sufficienza quello che sarebbe necessario fare per migliorare le cose – e soprattutto per evitare che peggiorino.

Vediamo alcune (soltanto alcune) raccomandazioni del rapporto.

Senza alzare la tassazione complessiva già alta, spostare il prelievo fiscale dal lavoro alle proprietà immobiliari reintroducendo la tassa sulla prima casa e aggiornando i valori catastali e aumentare la tassa di successione (soluzione che la maggioranza di governo esclude categoricamente).

Procedere all’eliminazione graduale dei regimi di pensionamento anticipato. La parziale de-indicizzazione delle pensioni elevate dovrebbe essere mantenuta nel breve termine, ma sostituita nel medio termine da una tassa sulle pensioni elevate basate sul sistema retributivo invece che su quello contributivo.

Contrastare l’evasione fiscale (che in Italia ammonta a quasi 100 miliardi l‘anno) anche continuando a promuovere l’uso dei pagamenti digitali e abbassando il tetto sui pagamenti in contanti (portati di recente da 1.000 a 5.000 euro).

Portare a compimento le recenti riforme volte a semplificare le procedure giuridiche e amministrative. Ridurre la corruzione, introdurre la mobilità obbligatoria dei dipendenti pubblici all’interno della propria amministrazione, inclusi gli enti locali. Continuare a rafforzare il legame tra le prestazioni dei giudici, le progressioni in carriera e le retribuzioni, e assicurare che venga ampiamente attuata una valutazione dei risultati ottenuti. 

Come è ben evidente, stando soltanto alle raccomandazioni citate, si tratta di un’amara medicina che ben difficilmente potrà essere trangugiata da un popolo che durante la pandemia si era ripromesso di uscirne migliore di prima ma che è tornato ai “fasti” della spensieratezza e della de-responsabilizzazione.

Introdurre una tassa sulla casa, aumentare la tassa di successione, ridurre l’evasione fiscale quando vengono introdotti condoni su condoni e quando le tasse vengono definite come “pizzo di Stato”, ridurre le pensioni calcolate sugli ultimi anni di contribuzione invece che su quanto veramente versato, procrastinare ancora una volta la gestione delle concessioni balneari, per non parlare di tutti gli altri interventi citati nel rapporto, inclusi quelli relativi alla decarbonizzazione dell’economia: tutto questo è alle viste? Direi proprio di no. E’ del tutto verosimile che le raccomandazioni dell’OCSE rimarranno largamente lettera morta. E poi?

Poi dal rapporto dell’OCSE arriva la sveglia. Visto che la produttività del sistema delle imprese e della pubblica amministrazione è cronicamente bassa, che la denatalità e l’invecchiamento della popolazione pongono problemi di sostenibilità sociale, delle pensioni, del sistema sanitario, che l’inefficienza della pubblica amministrazione è una cronica palla al piede del paese, che l’evasione fiscale è a livelli troppo elevati, il nostro debito pubblico, il più alto dei paesi europei, è destinato, se non si porrà rimedio, a passare dall’attuale 140% del Pil al 180% nel 2040 producendo uno sconquasso del bilancio pubblico con tutte le conseguenze del caso (tagli alla sanità, alla scuola, ai vari servizi pubblici). Insomma l’OCSE ci dice che, se non introdurremo le misure fiscali e strutturali suggerite nel rapporto, rischiamo di fare la fine della Grecia.

È tempo di prendere atto che la situazione, non soltanto economica, del nostro Paese è davvero seria e che, in un momento di gravi crisi a livello internazionale (guerre, energia, cambiamento climatico, ecc.), è necessario prendere misure difficili e impopolari. E questa volta, visti i problemi strutturali che vengono da lontano e l’azione di un governo populista che, incapace di affrontarli con capacità e coraggio, inventa un problema fittizio al giorno, lo “stellone” nazionale a cui affidarsi ottimisticamente con fatalismo ben difficilmente riuscirà a salvare il Paese dalla decadenza.

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