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La tragica storia di Federico Aldrovandi e la lotta per la Verità

La tragica storia di Federico Aldrovandi e la lotta per la Verità
Gennaio 27
16:33 2024

Muschio Selvaggio
La tragica storia di Federico Aldrovandi e la lotta per la Verità, perché certe cose non si ripetano più

“Non mi uccise la morte, ma due guardie bigotte, mi cercarono l’anima a forza di botte” (Cit. Un Blasfemo di De Andrè). Era il 25 settembre del 2005 quando a Ferrara perdeva la vita Federico Aldrovandi. Ospite la mamma Patrizia Moretti. Inizia così la puntata di Muschio Selvaggio che sarà disponibile dalle ore 12:00 di lunedì 29 gennaio 2024. Una puntata realizzata non solo per ricordare uno dei casi più scioccanti in Italia che ha coinvolto la polizia, ma anche e soprattutto per non dimenticare nella speranza che nulla di simile accada mai più, a nessuno.

L’episodio inizia con Patrizia che racconta di Federico, uscito quella sera con gli amici per andare a un concerto a Bologna. Non ha mai più fatto ritorno perché, lasciato dagli amici nel parchetto vicino casa, ha avuto la disgrazia di incontrare 4 poliziotti che lo hanno letteralmente massacrato di botte fino a ucciderlo. Senza alcun motivo. “I testicoli sono stati schiacciati a calci perché ovviamente i poliziotti hanno gli anfibi, calci nella testa, dappertutto e soprattutto l’hanno schiacciato in 4 fino a togliergli il respiro… non puoi definirla bestialità perché gli animali non fanno questo. L’hanno schiacciato anche mentre lui chiedeva aiuto, non riesco a respirare”.

Patrizia parla di come non si capaciti dell’omertà di tutte quelle persone, di come la polizia fin da subito abbia cercato di vendere la “sua versione dei fatti” nascondendo la verità e di come le vere indagini siano iniziate solo durante le udienze, di come lei abbia scoperto come era stato massacrato suo figlio solo da un articolo uscito su una testata locale che, per la prima volta, pubblicò la foto del corpo martoriato, ma senza parlare della responsabilità dei poliziotti.

Racconta di come la stessa polizia abbia cercato di creare false piste, parlando prima di un malore, poi del fatto che erano stati gli amici ad abbandonarlo in quelle condizioni e poco dopo afferma “Io so bene chi è che ha insabbiato, so chi non ha fatto il suo dovere, so chi ha mentito però non li considero “le istituzioni” quelle persone li, nemmeno quelli che hanno ucciso Federico sono le istituzioni. Sono persone colpevoli di aver fatto omicidi in un caso e negli altri hanno mancato sicuramente al loro dovere, ma anche semplicemente alla loro umanità. Ci sono persone di merda nei posti chiave” poco dopo aggiunge “Casi come questi chissà quanti ce ne sono e non lo sapremo mai”

Fedez parla anche del caso Cucchi e sottolinea una grande differenza, nel caso Cucchi qualcuno alla fine ha confessato “Qui invece NESSUNO ha aperto la bocca, NESSUNO si è pentito di ciò che ha fatto, NESSUNO si è pentito di esser parte di una cosa abominevole” poi sottolinea “La linea difensiva era quasi tragicomica. Si evince ed emerge quanta omertà ci sia stata sia da parte di chi ha visto e sentito, sia da parte di chi era vicino e doveva controllare…. C’è una cosa che io mi ricordo di quel processo e che ho trovato scandalosa, il momento in cui fanno vedere come è stato picchiato Federico, Federico aveva i testicoli schiacciati, i manganelli che la polizia ha utilizzato per picchiarlo, uno si è rotto. Tu sai cosa vuol dire rompere un manganello? Loro per difendersi hanno fatto vedere che forse quel manganello arrivava da una partita di manganelli difettosi e che si è rotto da solo”.

Vengono elencate le persone coinvolte e le condanne, la mamma di Federico commenta “Omicidio colposo, ma in eccesso colposo. La condanna era tre anni e mezzo, di cui tre scontati perché c’era l’indulto, sono rimasti sei mesi che hanno fatto prevalentemente ai domiciliari e sono tornati in servizio”. Viene posto l’accento proprio su quanto sia assurdo che i responsabili indossino ancora la divisa e Patrizia racconta di averne discusso con tutti i vertici arrivando addirittura all’allora ministro Alfano che le rispose di non poter far nulla. Tutti concordano che sia questa la cosa più grave: è il sistema che ti permette di rimanere impunito, è di questo che bisogna aver paura.

A un certo punto Patrizia dice una frase scioccante “Una colpa che mi faccio è di non averlo messo in guardia. Noi non gli abbiamo mai insegnato ad avere paura della polizia” Fedez “Non è normale dover aver paura della polizia”. E racconta anche della manifestazione organizzata da un sindacato di polizia, proprio sotto al suo posto di lavoro, a difesa dei colpevoli.

Si analizza, inoltre, come la storia di Federico sia diventata un caso mediatico grazie al web e Marra analizza come la stampa italiana trattò il caso e ci si domanda quante cose siano successe prima dell’arrivo di internet e di come siano state insabbiate, ma internet non basta e poco dopo Patrizia afferma “Speri che questa battaglia sia utile, che qualcun altro si salvi o comunque riesca a ottenere un processo o, comunque, vadano avanti meglio le cose. In realtà quello che ho visto, purtroppo, è che in molti altri casi non sono quasi per nulla arrivati alla ribalta della cronaca, in realtà hanno oliato meglio la macchina” e ribadisce “Adesso lo fanno uguale, ma si coprono prima. Il sistema scatta subito, quello di copertura. Penso a Riccardo Magherini che è stato ucciso di botte a Firenze, è successo già da qualche anno… anche lui ha subito un pestaggio e ha perso la vita”. Parla di come, anche l’evidenza non basti e che è la vittima che deve sempre dimostrare qualcosa.

Alla domanda su chi o cosa le abbia dato la forza di continuare a combattere risponde “Chi mi ha dato la forza in tutti questi anni è l’arte, perché il parlarne di tanti giovani, coetanei più o meno di Federico che hanno seguito la storia e l’hanno sentita, si è trasformata in una espressione soprattutto artistica”. Marra afferma “E’ vero, è entrato molto nella cultura, anche Federico, testi, murales. È un riferimento di una mala condotta, è diventato un simbolo”. La mamma parla quindi anche del docufilm di Filippo Vendemmiati “E’ stato morto un ragazzo” e ringrazia tutti quelli che con l’arte continuano a dar voce alla storia di Federico, voce che la famiglia non sempre riesce ad avere.

In tutto l’episodio è palpabile la commozione, anche quado Patrizia dichiara “Ne ho viste succedere tante dopo Federico … mi dispiace di non essere riuscita a salvare tutti quelli che sono stati uccisi dopo Federico”. Fedez chiude la puntata dicendo “Raccontando la tua storia per cercare la giustizia per Federico probabilmente hai salvato me, hai salvato lui, hai salvato le persone che guarderanno questa puntata e quindi hai fatto molto più di quello che pensi ….”

 

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