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L’energia da pulita a sporca. Dalla mitologia alla “riconversione ecologica”

Novembre 28
15:37 2021

Nella mitologia indiana è detto che un tempo le montagne potevano volare, erano dotate di ali e svolazzavano qui e lì sulla terra. Ma il Creatore avendo ricevuto le lamentele di vari esseri viventi che si vedevano continuamente schiacciati dalla massa di monti e monticelli, dispose che alle montagne cadessero le ali e da allora  esse non poterono più sollevarsi. Solo una montagna si salvò dall’ordinamento del Creatore, si tratta di una cima della catena  Vindhia che si inabissò nel mare e lì rimase ferma ed immobile nascosta, senza farsi notare da alcuno, finché non venne il tempo in cui il Dio Scimmia, Hanuman,  stava sorvolando l’oceano diretto a Sri Lanka alla ricerca di Sita, la sposa di Rama che era stata rapita dal demone Ravana,  ed allora la montagna emerse dagli abissi per offrire un appoggio ad Hanuman. Hanuman toccò la cima del monte, in segno di riconoscenza, ma non si fermò perché lo scopo del suo viaggio era troppo importante ed urgente… Comunque da allora le montagne si dice che siano state benedette dal Dio del Vento, di cui Hanuman era l’incarnazione sulla terra. E così esse sono sempre ventilate….

Ma ora vediamo che le conseguenze di questa benedizione viene utilizzata da foschi speculatori che riempiono i sacri monti di pale eoliche per rubare il vento e produrre energia che servirà a creare rumori molesti, luci artificiali  offuscanti le stelle, movimenti di macchinari inquinanti, etc.  Che tutto ciò  sia dovuto alla vendetta di Ravana, il demone della ricchezza rubata, che vuole rifarsi per l’omaggio rivolto al  Dio del Vento da parte delle montagne…?

Infatti oggi assistiamo al destino crudele dei nostri monti aggrediti dai piloni selvaggi dell’eolico pesante…. 

Continuando così lo scempio ci ritroveremo con quasi tutte le montagne massacrate dalle eoliche, come stiamo assistendo ai campi (prima coltivati o utilizzati a pascolo) ricoperti dal fotovoltaico a terra, senza contare il paventato ritorno delle centrali nucleari  che alcuni politici nostrani, sostenitori del “governissimo” del banchiere Draghi, vorrebbero rimettere  in attività, senza contare  che  l’Italia è già costretta a sotterrare  le scorie  radioattive dei  paesi UE  nuclearisti, oltre a quelle sotterrate abusivamente da mafiosi e camorristi (che in tutti e tre questi affari energetici ci guadagnano).

Le centrali idroelettriche, invece, le uniche fonti pulite di energia, sono o abbandonate o vendute dall’Enel a società straniere da cui poi noi ricompriamo  l’energia a caro prezzo. 

Ma nessun politico, né tantomeno il ministro della “riconversione ecologica” del summenzionato “governissimo”,  si interessa di queste cose. La riconversione ecologica viaggia sull’etere non sulla terra.  In realtà  l’Italia  sta già producendo molta più energia di quella che ci  serve! Chi ci guadagna? Le società energetiche, di certo, non noi poveri  cittadini che vediamo soltanto peggiorare la nostra qualità della vita. In molte piccole comunità, poi, l’eolico selvaggio o il fotovoltaico a terra stanno precludendo ogni possibilità di sviluppo turistico ed agricolo basato sulle peculiarità del posto (che non ci saranno più), per cui ci si può immaginare il destino di quelli che ci abitano e lo sviluppo che vi sarà promosso (cemento e inquinamento elettromagnetico, ecc.). Senza contare il rischio di ritorno di centrali nucleari sull’uscio di casa.

Soluzione? Diminuzione del consumo in tutti i sensi, sia energetico che delle risorse collegate alla produzione energetica, ma anche delle risorse per la produzione dei beni di consumo, spesso inutili, che comportano un costante spreco energetico. Con ciò non si vuole negare il diritto di avere la lampadina dentro casa e tornare alle candele (che tra l’altro nella fase attuale sarebbero addirittura più inquinanti) ma di considerare con maggiore discriminazione l’uso di elettricità realmente necessario alla nostra vita. Forse potremmo scoprire  che il bisogno reale è di molto inferiore all’attuale consumo. 

Ma questo è un discorso che richiederebbe non un semplice articoletto come questo ma una presa di coscienza collettiva sul consumismo, sull’inquinamento planetario e sullo sfruttamento del mondo animale e vegetale.  

 

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