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Morte in diretta

Gennaio 30
15:12 2012

Si è buttato dal primo piano. La finestra aperta, il corpo sui sampietrini addosso al muro. Porta i calzini ma è senza scarpe, la testa in discesa.

La moglie era uscita da casa per andare a fare la spesa, e quando è tornata ha trovato tutta quella gente raccolta davanti al portone. I vicini le hanno impedito di accostarsi al corpo.C’era già una sedia pronta per farla sedere, una di quelle sedie larghe, impagliate. La povera donna siede e non sapendo che fare ogni tanto caccia fuori un urlo.

Dicono tutti che è morto, e invece lo vedo muovere i piedi. Li muove come se gli prudessero e se li volesse grattare strofinandoli; poi il movimento cessa, forse i piedi non gli prudono più.

Il mio amico libraio è rimasto attonito per quello che è successo a due passi dal suo negozio. Non sa chi si è buttato, ma dice che ha sentito la moglie chiamarlo Mario. Stiamo lì, a guardare il corpo e l’orologio. Il poverino è caduto un quarto d’ora fa, e ancora non riceve alcun tipo di soccorso. Nessuno gli si è avvicinato finora nemmeno per tastargli il polso. Due ragazzi prendendosi a spintoni gli passano accanto senza guardarlo.

Il mio amico si trattiene a stento dal piangere dalla rabbia. Dice che sono passati venticinque minuti e ancora non si vede nessuno. “Non voglio nemmeno pensare che quello potrebbe essere mio padre o mio fratello e potrebbe restare così, come uno straccio caduto dal piano di sopra” si sfoga. E dal piano di sopra vola una coperta, al ventiseiesimo minuto: forse il disgraziato ha freddo, qualcuno avrà pensato, e comunque è un atto di pietà e di rispetto.

Mi piacerebbe vedere la moglie stargli accanto, prendergli la mano, dirgli qualcosa, ma è come se fosse legata alla sedia e non potesse muovere nemmeno un dito. Ha smesso pure di cacciare urlo ogni tanto.

E se non fosse morto? Se percepisse ancora il vociare del vicolo, se contasse ogni secondo come li stiamo contando noi, mentre sale la protesta contro l’azienda sanitaria RM/H che ci taglia personale e mezzi, un pezzetto al giorno ci sta smantellando tutto l’apparato ospedaliero, non abbiamo più l’ambulanza che qualcuno ci aveva regalato perché si è schiantata contro un mezzo pesante mentre trasportava un paziente a fare la Tac in un presidio ospedaliero vicino, poiché la nostra Tomografia Assiale Computerizzata ha ceduto per il superlavoro cui è stata sottoposta nei suoi dieci anni di vita… Zitti, arriva l’ambulanza. Due portantini e nessun medico, l’ambulanza arriva dal Pronto Soccorso di Genzano, chiuso per mancanza di medici.

Il poverino – ma si sarà buttato o è caduto per sbaglio? – viene caricato con la barella, le portiere si chiudono e la moglie urla come se le avessero levato di botto il bavaglio. Appena l’ambulanza riparte arriva un uomo con un secchiello pieno di calce, la spruzza dove stava il corpo e svuota il secchiello nel punto in cui si trovava la testa del poverino. “La calce copre e disinfetta” spiega, e si accende una sigaretta mentre si allontana.

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