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#Nonleggeteilibri – Con “La vita intima” Ammanniti esplora la paura di esistere

#Nonleggeteilibri – Con “La vita intima” Ammanniti esplora la paura di esistere
Novembre 17
19:44 2023

«Non leggete i libri fateveli raccontare» (Luciano Bianciardi)  

(Serena Grizi) La vita intima di Niccolò Ammanniti, Einaudi ed. 2023 – € 19,00 isbn 9788806255152, e-book 10,99. Disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR https://sbcr.comperio.it/

La vita intima di Maria Cristina Palma in Mascagni, detta ‘Maria Tristina’, è…triste. Per altro è una vita come tante pur vissuta nel totale privilegio. In questo, sottotitolabile, ‘anche i ricchi piangono’, attraverso le vicissitudini d’una ex modella ben sposata e madre, assieme alle lunghe leve di una ragazza elegante si muove l’angoscia dell’uomo e della donna contemporanei che non risiede, ovviamente, né nel paventato incontro con belve selvatiche e, quasi mai, nei disastri ambientali, ma nella paura dell’ambiente oltre un punto raggiungibile con la ‘posizione’ del navigatore satellitare, spazio vissuto ormai come ‘natura maligna’; e nella paura dell’altro come una volta si poteva patire quella dell’animale. La paura indotta dalla strenua competizione per l’immagine, la perfezione da raggiungere e mantenere, e per la raggiunta posizione sociale, anche quando si è dei nati bene, riduce le tante Cristina declinate in maschio o femmina  in giro per il pianeta, a non riconoscere più neppure chi ti vuole bene; il cervello offuscato dai meccanismi obbligati del mondo della politica, qui ormai apparentato con uno pseudo vippaio che nemmeno la peggior programmazione televisiva, basata sulle vite di semisconosciuti, potrebbe: in un capitolo, il ministro ospitato da Cristina, uomo di non elevati ideali, è stato già suo autista alle sfilate di moda: «(…) è il leader di un partito di destra. Lotta contro gli immigrati, il Belgio fuori dall’Unione europea, tassa unica. La solita tiritera». Nulla soccorre l’angoscia del pensare continuamente di essere stati ingannati, di non capire sostanzialmente chi si ha davanti, troppe le maschere sovrapposte dalla vita, tanto che nemmeno una camminata che dovrebbe essere liberatoria nella natura della Maremma, riesce nel suo intento di riportare all’essenziale del proprio sentire, se non all’utilità di arrampicarsi sulla roccia più alta per cercare ‘campo’ per l’eterno telefonino, poiché, per altro, in questa complessità nevrotica, nulla può restare a lungo soltanto quello che è: «La proprietà è finita sotto gli occhi della guardia di finanza, degli ispettori del lavoro, degli ecologisti, dei Nas, dell’Arci, delle associazioni contro la caccia, di quelle per la liberalizzazione della Cannabis (volevano trasformare i campi in coltivazioni di marijuana), di un gruppo fondamentalista neofrancescano che ritiene che le persone al governo di un Paese si debbano spogliare dei propri beni…».  

I luoghi amati, visti come isole di libertà, si potrebbero individuare come ‘generazionali’ per chi è cresciuto, anche, con i libri di Ammaniti, (Ti prendo e ti porto via, Io non ho paura, Come Dio comanda): qualche selvaggio brandello di territorio nazionale e l’isola greca, eterno sogno…Attraverso una scrittura raffinata, che mostra di conoscere gli argomenti di cui tratta, scarna a momenti, capace di inquadrare anche la situazione più banale attraverso l’occhio dell’angoscia, di riportarci indietro alle paure ataviche (quella si essere rapiti, rinchiusi, spiati, traditi) senza poter staccare gli occhi dalla trama che fa bere la storia al lettore, mettendolo nelle condizioni di Cristina che, come una ‘furia cieca’, combatte nemici invisibili e fa fatica ad autostimarsi anche davanti ai tanti traguardi raggiunti con le proprie forze (qualche buona amicizia mantenuta, una affettuosissima figlia, una sensibilità particolare scampata all’età adulta). ‘Istinti’ risvegliati in Cristina da una chiacchierata rivelatoria, ascoltata per caso, su come la giudicano alcune persone che le sono intorno tutto il giorno e con cui pensa di aver stretto rapporti importanti. Il gioco dello scrittore col lettore è ‘divertente’, a suo modo, rivela quanto nessuno sia vaccinato dall’autoinganno, nel bene o nel male, questo il pregio di questo strano racconto-gioco, nel quale, da una porticina nascosta, ogni tanto fa capolino anche il narratore della storia, il quale è immerso ma è anche sopra le parti: scaltro il giusto, capace di proporre un paio di stop in quella che sa perfettamente essere, per il lettore…una corsa verso il finale.

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