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#Nonleggeteilibri – “Mario e il Mago”, la provincia italiana e l’incerto borghese per Mann

#Nonleggeteilibri – “Mario e il Mago”, la provincia italiana e l’incerto borghese per Mann
Dicembre 06
17:56 2023

«Non leggete i libri fateveli raccontare» (Luciano Bianciardi)  

(Serena Grizi) Cane e padrone – Disordine e dolore precoce – Mario e il mago, Raccolta di racconti – (titolo originale: Herr und Hund; Unordnung und frühes Leid; Mario und der Zauberer) di Thomas Mann, Mondadori ed. 1986 – traduzione di Lavinia Mazzucchetti e Giorgio Zampa. Disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR https://sbcr.comperio.it/

Gli autori classici otto-novecenteschi, nelle loro belle traduzioni se ne stanno sempre lì: se già letti diventano ricco humus sul quale s’affastellano altre letture permettendo di cogliere i cambiamenti epocali anche dalle forme di scrittura, negli argomenti d’interesse, negli stili e nelle morali differenti; se non letti non aspettano altro che se ne colga l’occasione. Non deluderanno mai poiché il setaccio del tempo ha portato fino a noi, sugli scaffali di biblioteche e librerie, titoli dai contenuti universali; nonostante qualche grande autore/autrice, meno conosciuti, non aspettino altro che di essere riscoperti, il tesoro disponibile è già immenso.

Alcune novelle di Thomas Mann note, ma meno di Morte a Venezia, tornano alla ribalta grazie a nuove pubblicazioni, come nel caso di Mario e il mago che fu forse d’ispirazione al libro Il potere del ciarlatano, Neri Pozza, della scrittrice Grete De Francesco (1893-1945) sugli impostori nella storia. La raccolta di racconti in questione parte con il magnifico Cane e padrone del 1920 in cui Mann presenta a tutto tondo il bracco Bauschan, un bell’esemplare di cane ricco di energia, rustico e giocoso capace di tirare fuori al professore, che lo porta con sé in lunghi giri fra i boschi e le rive del fiume nei dintorni di casa, ogni riflessione sulla natura e il suo essere al contempo irredimibilmente diversa eppure vicina all’essere umano: pur non ponendo interesse ai destini di questo, lo accompagna per l’arco della vita rendendogli accettabile attraversare tanta vitalità in una condizione finita. Così pare osservare Mann, con un tono peraltro consono ad una ripetuta amata quotidianità, almeno fino a che gli sembrerà, un giorno, che Bauschan avrebbe scambiato il suo pacifico ed elegante proprietario, munifico e intelligente, con un rozzo cacciatore munito di schioppo per abbattere le anatre, da quel momento considerato dalla bestia il ‘signore della bandita’ che molto spesso i due attraversano nelle loro passeggiate; scorribande per il bracco che a tratti tenta di cacciare qualche preda riducendo, poi, il tutto, ad un gioco. In Disordine e dolore precoce, 1925, Mann sembra riproporre questa condizione di stabilità fallace della vita borghese attraverso il ricordo d’una festicciola organizzata in casa dai figli maggiori qualche anno prima nella bella villa padronale di proprietà resa anch’essa più povera dall’appena passata Guerra Mondiale. Durante la festa si intersecano con eleganza ricevimento, conversazioni e la presenza della bellezza giovanile. Il maturo professor Cornelius, per non subirne fascinazioni, si dice ricco dei propri affetti: nello specifico quello tangibile dei figli ultimi nati di cinque e sei anni, Bibi e la piccola delicata Norina, per cui lui è ‘Abele’ che gioca con lei a camminare alla sua stessa altezza o altri giochi fantasiosi giochi che la piccola segue incantata, incantando a sua volta il padre con la risata argentina e la purezza. Ma Norina soffrirà la fascinazione e il conseguente sofferto ‘abbandono’, causa fine della festa, da parte del prestante e gentile studente Hergesell ospite dei suoi fratelli maggiori, gettando per lunghi momenti il padre nella disperazione. In Mario e il mago, 1929, l’illusione della bellezza che possono dare una discreta ricchezza e tranquillità esce dalla porta di casa per mostrarci l’Italietta fascista nel mezzo del ventennio: un mago tiene tutti in scacco durante la sua esibizione in una serata estiva mondana nella trasfigurata Forte dei Marmi. Nella realtà dell’episodio autobiografico, sembra che il mago avesse baciato, durante la sua dimostrazione d’ipnosi collettiva, un giovane cameriere. Nella novella arriverà sul punto di farlo ma qui con conseguenze nefaste. L’aria sulle riviere italiane risulta irrespirabile per l’intellettuale tedesco, causa alcuni episodi spiacevoli che toccano anche la sua famiglia, in quel mutato clima della Penisola quando, laddove si sopravviveva in un conformismo provinciale, questo diventava letale a causa dell’assunto connotato autoritario, con violenza verbale e non solo. Così Mann fa della novella una ‘parabola del fascismo (cit.dalla Introduzione). I tre racconti sono incantevoli, nel vero senso della parola: magnifico lo stile che evoca ogni precisa situazione, l’autore è presente allo stesso modo d’uno spettatore che, però, non si fa ‘distrarre’ mai da quel che sembra, indicando, spesso con precisione chirurgica, ogni componente socio-culturale utile a comprendere: l’incanto è prolungato dalla intravista possibilità che in ogni racconto esista una terza via di lettura oltre quella descritta e compresa per accedere ad un altro sapere, via che lo scrittore pare accennare appena senza percorrerla del tutto. Imperdibile.  

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