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Agosto 26
16:07 2019

Dal vocabolario Treccani online ricaviamo la definizione di ambiente: «ambiènte s. m. [dal lat. ambiens entis, part. pres. di ambire «andare intorno, circondare», in origine usato come agg. riferito all’aria o ad altro fluido]. – 1. a. Spazio che circonda una cosa o una persona e in cui questa si muove o vive. […] Con sign. più concr., la natura, come luogo più o meno circoscritto in cui si svolge la vita dell’uomo, degli animali, delle piante, con i suoi aspetti di paesaggio, le sue risorse, i suoi equilibrî, considerata sia in sé stessa sia nelle trasformazioni operate dall’uomo e nei nuovi equilibrî che ne sono risultati, e come patrimonio da conservare proteggendolo dalla distruzione, dalla degradazione, dall’inquinamento […]».
L’ambiente quindi, in generale, è una dimensione fisica composta da vari elementi quali il ciclo vitale, il suolo, l’atmosfera, l’acqua, la flora, la fauna. L’interazione tra elementi vitali, ossia gli organismi viventi (ambiente biotico) e non vitali come l’acqua, l’aria, il suolo, il clima e quindi luce solare, l’ossigeno e l’anidride carbonica (ambiente abiotico) compongono l’ecosistema dove, al fine di preservarlo, occorre mantenerlo in equilibrio.
Altra distinzione è tra ambiente naturale e ambiente costruito dall’uomo. Nell’ambiente, l’habitat è il luogo dove una specie trova tutte le condizioni per vivere. L’attività dell’uomo può modificare l’ambiente comportando la nascita di problematiche come l’inquinamento (alterazione ambientale), l’effetto serra (aumento delle temperature del corpo celeste), buco nell’ozono (l’ozono è schermo importante per assorbire le radiazioni solari il cui buco, ma anche il suo assottigliamento, favorisce una penetrazione maggiore di tali radiazioni), piogge acide (pH minore di 5) e l’estinzione (definitiva scomparsa di specie vegetali o animali). Tutto ciò ha come risultato danni alla biodiversità (diversità biologica, ossia genetica, di specie e di ecosistemi: un organismo vivente possiede una data forma e vive in un dato ecosistema) come l’estinzione di specie, di ecosistemi e alterazioni chimico-fisiche da minare le relazioni vitali di scambio (es. alberi cedono ossigeno tramite fotosintesi ad animali che in cambio cedono anidride carbonica). Da ciò si ricava che l’ambiente è retto da delicati equilibri che vanno rispettati. L’inquinamento dell’atmosfera è dovuto da vari fattori come la combustione di fonti fossili, agricoltura, deforestazione, allevamento intensivo, comportando aumento di gas serra, cambiamenti climatici e un aumento della temperatura terrestre. L’atmosfera (involucro gassoso) gioca un ruolo importante quindi per il mantenimento delle temperature ideali per la vita, ma tale equilibrio può essere alterato per effetto proprio dei gas serra che, trattenendo i raggi infrarossi emanati dalla terra a seguito d’irradiazione solare, comporta un aumento delle temperature. Tale effetto quindi incide sull’equilibrio termico terrestre. Comunque, vi sono anche fattori naturali che incidono sull’effetto sera, oltre all’attività umana, come es. le emissioni vulcaniche. L’effetto serra quindi contribuisce a mantenere un certo equilibrio climatico, contribuendo a stabilizzare la ciclicità e la variabilità e può essere alterato dai vari fattori in parte elencati. Non Tutti i gas costitutivi dell’atmosfera producono l’effetto serra, ossia la capacità di trattenere il calore: vapore acqueo è quello che ne trattiene maggiormente (l’umidità trattiene il calore) a seguire anidride carbonica, metano, protossido di azoto e altri. In sostanza, i gas presenti nell’atmosfera tramite l’effetto serra regolano la temperatura terrestre tramite il “controllo” in entrata dei raggi solari (facendoli entrare) e in uscita del calore prodotto dalla terra a seguito dell’assorbimento delle radiazioni solari (trattenendoli).
L’ambiente pertanto è influenzato da vari fattori: geologici, biologici, attività artificiali dell’uomo… e il suo surriscaldamento è fonte di pericolo. Dalle alterazioni chimico-fisiche dei gas presenti in atmosfera scaturiscono le piogge acide, secche e umide, che sono le risultanti di un processo di acidificazione dove una delle principali cause di tale fenomeno è rappresentata dalle emissioni industriali (ossidi di azoto come il monossido di azoto che si forma a seguito di combustione elevata e il biossido di azoto; il monossido di carbonio scaturente es. dagli scarichi automobilistici; gli idrocarburi, ossia composti organici che producono emissioni naturali ed antropiche; ossidi di zolfo come il biossido di zolfo derivante da fonti naturali, come es. eruzioni vulcani, o antropiche, come es. combustione domestica, sviluppa l’anidride solforosa, solforica e, combinato con il vapore acqueo origina l’acido solforico, elemento importante delle piogge acide; benzene e piombo immessi principalmente da autoveicoli; metalli pesanti la cui principale fonte antropica sono dovute ad attività minerarie, raffinerie, fonderie, inceneritori di rifiuti; ozono immesso da processi radicali fotochimici; PAN che si produce tramite processi fotochimici; acido nitroso; composti organici come la formaldeide e gli IPA; il particolato atmosferico, ossia particelle atmosferiche liquide e solide di diametro compreso tra 0,1 e 100 micron che si depositano sul suolo, ha origine da fonti antropiche e naturali e si differenzia in fine primario – emesso in atmosfera es. uso combustibili fossili, emissione autoveicoli -, in fine secondario – si forma tramite reazioni chimiche in atmosfera es. incendi boschivi – e in grossolano primario) che vanno limitate per impedire i suoi effetti negativi sull’ambiente e sulla salute pubblica. Pertanto i fattori alteranti il “sistema ambiente” sono l’acidità, il surriscaldamento, le sostanze tossiche (es. sostanze chimiche prodotte dall’uomo, commercializzate e pericolose per gli animali, l’ambiente e l’uomo stesso) e l’inquinamento in generale.
Nell’Ue vige il principio di precauzione di gestione del rischio a tutela dell’ambiente, tutela umana (es. tutela consumatori), vegetale e animale in assenza di certezza scientifica (es. del prodotto). Tale principio è espresso nel TITOLO XX AMBIENTE Articolo 191 (ex articolo 174 del TCE): «1. La politica dell’Unione in materia ambientale contribuisce a perseguire i seguenti obiettivi: – salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità dell’ambiente, – protezione della salute umana, – utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali, – promozione sul piano internazionale di misure destinate a risolvere i problemi dell’ambiente a livello regionale o mondiale e, in particolare, a combattere i cambiamenti climatici. 2. La politica dell’Unione in materia ambientale mira a un elevato livello di tutela, tenendo conto della diversità delle situazioni nelle varie regioni dell’Unione. Essa è fondata sui principi della precauzione e dell’azione preventiva, sul principio della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all’ambiente, nonché sul principio “chi inquina paga”. In tale contesto, le misure di armonizzazione rispondenti ad esigenze di protezione dell’ambiente comportano, nei casi opportuni, una clausola di salvaguardia che autorizza gli Stati membri a prendere, per motivi ambientali di natura non economica, misure provvisorie soggette ad una procedura di controllo dell’Unione. 3. Nel predisporre la sua politica in materia ambientale l’Unione tiene conto: – dei dati scientifici e tecnici disponibili, – delle condizioni dell’ambiente nelle varie regioni dell’Unione, – dei vantaggi e degli oneri che possono derivare dall’azione o dall’assenza di azione, – dello sviluppo socioeconomico dell’Unione nel suo insieme e dello sviluppo equilibrato delle sue singole regioni. 4. Nell’ambito delle rispettive competenze, l’Unione e gli Stati membri collaborano con i paesi terzi e con le competenti organizzazioni internazionali. Le modalità della cooperazione dell’Unione possono formare oggetto di accordi tra questa ed i terzi interessati. Il comma precedente non pregiudica la competenza degli Stati membri a negoziare nelle sedi internazionali e a concludere accordi internazionali.»
Con la terminologia economia verde s’intende l’economia ecologica che prende in considerazione sia il PIL sia l’impatto ambientale (alterazione ambientale) prodotto dal “sistema economico”, lo sviluppo sostenibile (“sistema economico” rispettoso dell’ambiente, tutela risorse, pianificazione ambientale, equità, dignità e libertà umana) e l’economia sostenibile (utilizzo delle risorse rinnovabili e il riciclaggio dei rifiuti).
Con economia circolare invece s’intende un “sistema economico” ecosostenibile dove sostenibilità sta a significare la conservazione dei processi ecologici dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile comprende la sostenibilità economica, ecologica, politica e culturale.
Parole come inquinamento (alterazione del ciclo naturale fisico, chimico e biologico tramite squilibrio, danni momentanei o permanenti alla vita, all’acqua, al suolo, all’ambiente in generale, è classificato in atmosferico – es. idrocarburi, particolato -, idrico – es. liquami, rifiuti domestici -, ambienti confinati – es. acustici, elettromagnetici -, domestico – es. vapori, fumo, radon -, ecc.), consumismo (eccessivo acquisto dei beni di consumo oltre il necessario), principio di precauzione, resilienza, sostenibilità, economia circolare e sviluppo sostenibile (povertà, fame, benessere, educazione all’uguaglianza, acqua, servizi igienici, energia, lavoro dignitoso, economia sostenibile, clima, ecosistemi marini e terrestri – es. preservare oceani e foreste -, biodiversità…) sono d’obbligo? Come evitare tutto ciò? Prevenzione contro gli agenti inquinanti es. di origine chimica scaturenti da attività industriali (scarichi tossici in aria, mari e terra) e agricole (pesticidi e fertilizzanti possono raggiungere le falde acquifere) come il mercurio o il piombo o elettromagnetico ma anche naturale come attività vulcaniche, incendi, anche se con il termine inquinamento s’intende l’attività dell’uomo.
L’Ambiente presenta dei cambiamenti e si riequilibra da solo, eccetto “forze” troppo invasive da produrre nel peggiore dei casi processi irreversibili come l’estinzione, dove la capacità portante ambientale (rapporto risorse naturali e loro utilizzo) può essere garantita da un’economia ecologica, energia rinnovabile, prodotto biologico, ossia un uso sostenibile delle risorse e uno stile di vita accettabile da impedire l’alterazione dovuta allo sfruttamento eccessivo delle risorse e dall’inquinamento.
Come gestire l’ambiente pertanto? Tutelando i suoi elementi: l’Atmosfera tramite riduzioni di emissioni e contenimento dei cambiamenti climatici dovuti all’azione dall’uomo come il riscaldamento globale; l’Acqua dolce e oceani tramite la qualità del ciclo delle acque; il Suolo (la degradazione del suolo implica perdita di fertilità) tramite controllo dell’agricoltura e il rimboscamento a seguito della deforestazione e urbanizzazione; il Cibo tramite il consumo sostenibile, valorizzazione qualitativa della gastronomia e tutela della salute (es. dieta mediterranea). Applicando il Consumo sostenibile quindi (controllo produzione, consumo e smaltimento), le risorse rinnovabili (risorse naturali come l’energia solare, eolica, marina, idroelettrica, geotermica che si rinnovano dopo il loro utilizzo per caratteristiche naturali o dovute alla coltivazione e sono anche sostenibili se la loro rigenerazione è pari o superiore al loro utilizzo a differenza delle energie non rinnovabili come il gas naturale, il carbone e il petrolio che potrebbero esaurirsi in un tempo limitato), l’efficienza idrica ed energetica (no dispersione), la tecnologia, l’economia circolare del riutilizzo del rifiuto (gestione vita del prodotto e servizi, delle sostanze chimiche nocive, ecologia industriale dei rifiuti, consumo giusto, utilizzo completo del ciclo vita del prodotto, riciclo, ecc.) in un contesto di “economia ambientale”. Interconnessione, causa-effetto, tutela del verde, tutela dell’ambiente, tutela dell’essere contro il degrado ambientale e consumo eccessivo delle risorse.
Fondamentale a questo punto l’educazione ambientale contemplata dalla Dichiarazione di Tbilisi del 1977: «l’uomo, utilizzando la capacità di trasformare il proprio ambiente, ha prodotto cambiamenti sempre più rapidi nell’equilibrio nazionale. Spesso, per le specie viventi, ne conseguono danni che rischiano di essere irreversibili» dove «la solidarietà e l’equità nei rapporti tra nazioni debbono costituire la base di un nuovo ordine internazionale» e che «Una bene intesa educazione ambientale deve essere globale[…] al fine di migliorare le condizioni della vita e di proteggere l’ambiente, tenendo in debito conto i valori etici» per «animare l’iniziativa, la responsabilità e l’impegno a costruire un avvenire migliore».
Diritto internazionale quindi ma anche urbanistica (pianificazione del territorio a impatto 0), povertà, trasporti (mobilità pedonale, mobilità ciclabile, trasporto pubblico, mezzi privati condivisi, carburanti alternativi, ecc.), abitudini e qualità di vita, responsabilità sociale dell’impresa (etica ed economica) e costituzionale dove l’art 41 Cost. afferma: «L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.», l’art. 9 Cost. che «La repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.» e l’art. 32 Cost. che «La repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.» In fine, l’art 117 Cost. attribuisce legislazione esclusiva allo Stato in materia, al punto s, di «Tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali» e in ambito di legislazione concorrente Stato-Regioni la «tutela della salute» e la «valorizzazione dei beni ambientali e culturali». Prevenire quindi alterazioni dovute all’inquinamento, deforestazione, aridità, crisi idrica, agricoltura intensiva (deforestazione, pesticidi e fertilizzanti, inquinamento falde acquifere, impoverimento del suolo, consumo acqua…), allevamento intensivo (reflui, disboscamento, consumo idrico, ecc.), acquacoltura no sostenibile, riduzione calotte polari (scioglimento ghiacciai), innalzamento acque marine, salinizzazione, desertificazione ( dovuta ad eventi naturali e ad opera dell’uomo derivante dallo sfruttamento intensivo del suolo come es. attività industriali, agricole…), eventi climatici (es. alluvioni, uragani), salute, guerre, carestie, povertà, migrazioni… L’economia deve in sostanza andare di pari passo con la sostenibilità ambientale, ridurre le emissioni e tenere sotto controllo il riscaldamento globale dove lo sviluppo sostenibile (minimizzare lo scarto a favore del riciclo e della qualità) deve creare il giusto utilizzo delle materie prime e dello sviluppo tecnologico a tutela degli ecosistemi (es. Artico, Barriera corallina), a tutela del Globo.

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