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Anno 2013: elezioni!

Gennaio 27
16:57 2013

Siamo giunti alle elezioni, massima espressione di uno Stato democratico. L’illusione di un bipolarismo declamato si infrange nel muro delle liste presentate. Sono ‘solo’ 219, di cui solo 169 accettate. Quante quelle inutili o in cerca di rimborsi elettorali? Il caos è l’obiettivo della classe politica italiana.

La configurazione delle cosiddette liste associate serve agli intriganti partiti per eludere il rinnovo, permettendo di ripresentare quei personaggi ambigui e di vecchio conio utili ai leader di partito.
Ancora una volta ad ascoltare i nostri politici si resta estasiati. Tutti inconfondibilmente dispongono della ricetta che ci accompagnerà fuori dalla crisi. È un grande mercato dove gli urlatori cercano di piazzare la merce prima che si rovini. La politica italiana non spicca certo per innovazione. Anche dove si notano dei cambiamenti, si suonano vecchie canzoni e ritornelli plagio di se stessi. Ed ecco che i famosi leader espongono la merce da vendere, “un voto utile” oppure “un nuovo contratto con gli italiani“, non manca certo “la riduzione delle tasse” (solo per il periodo della campagna elettorale), o il proposito di “una nuova legge elettorale“. Ed ancora all’appello “la riduzione dei parlamentari“, per non parlare della “revisione delle spese inutili“. Sono presenti anche “migliaia di posti di lavoro” o la “defiscalizzazione per le nuove assunzioni“, senza dimenticare cavalli di razza come “l’abolizione dell’IMU” o la promessa di non riproporre “condoni fiscali ed edilizi“. Tutte novità che dagli anni ’80 hanno interessato la nostra classe politica, permettendo al “maestro di corte” di turno di vincere le elezioni, e quindi realizzare del programma proposto il minimo sociale, per ritrovarsi nelle elezioni successive a riproporre cavalli di razza per una nuova vittoria. L’importante è non compromettere in realizzazione quanto promesso.
Una buona scusa del perché non si è realizzato quanto promesso nei famosi programmi non si nega a nessuno, colpa dell’ostruzionismo dell’opposizione (che strano, l’opposizione si oppone), oppure di magistrati chiaramente politicizzati (essere indagati per corruzione o affiliati a organizzazioni malavitose è colpa dei magistrati politicizzati!). Mai che si consideri il fallimento del proprio Governo o coalizione di partiti. Guardiamo la Lega, mancata la federazione e la secessione si punta a “prima il Nord” (dipende da quale punto cardinale), lasciando come riserva “adesso il condominio“, in attesa di ripartire dalla secessione. Un giro di giostra per politici rampanti non si nega, ci si allea, poi si discute.
Parole d’ordine delle elezioni del 2013 sono: “liste pulite” (non intese in lavatrice) e “volti nuovi“. Eviterei un commento su questi due argomenti, poiché considero la libertà di pensiero talmente variegata tale da non avere un punto fisso di valore assoluto. Sarebbe normale parlare invece di liste i cui personaggi non abbiano controindicazioni di tipo sociale, legale o di interesse privato. Non serve una legge per definire la moralità delle persone che sono chiamate ad amministrare la nazione, particolarmente se questi ricoprono ruoli tra i più alti istituzionali. È sufficiente che vi sia il rispetto per gli “avversari” e non “nemici politici”. Rientra nel normale avvicendamento generazionale il progressivo ricambio all’interno dei partiti e conseguentemente nelle istituzioni amministrative. Poi ti fermi, guardi liste ed elenchi, e ti accorgi che non sei in Gran Bretagna, sei in Italia come ormai da tempo continuiamo a ripetere.
Nel frattempo è già in atto la guerra dei manifesti, pieni di frasi di buoni intenti, ma di un’inutile forza sociale. Nella grande bagarre delle buone proposizioni resta latitante la realtà che coinvolge i cittadini: domani, al risveglio, quali aspettative di lavoro e di ripresa per una crescita sociale? A breve ci sarà il via alle grandi cene promozionali politiche, dove goliardici cittadini siederanno contenti della cena offerta dal politico di turno, tanto mica lo devo votare. Come è breve la memoria, manifesti, cene, gadget, o peggio ancora promesse di posti di lavoro, sono frutto di soldi rubati alle nostre tasche.
Dagli ormai estenuanti sondaggi si evidenzia una forte astensione, una sfiducia del rapporto cittadini-politica (oserei dire politici), dimenticando che l’astensione è soltanto un dato statistico, non deciderà il futuro amministrativo, ma fornirà un foglio in bianco proprio a quei politici che si intende contestare. A volte si renderebbe necessario un’espressione per il cambiamento, secondo la propria libertà di scelta esprimendo la propria rabbia di protesta nella conduzione dell’attività politica nazionale. È bene ricordare che ci troveremo in un election day che coinvolge anche la nostra regione, dove l’analisi politica somiglia integralmente al contesto nazionale.Il teatrino è pronto, gli attori sono truccati. Speriamo che gli spettatori seduti non dormano.

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