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I conti non tornano…e non solo del debito

Agosto 26
12:42 2012

Si fa un gran parlare di debito pubblico. Dall’alternanza Prodi – Berlusconi le parole hanno assunto impegno per il contenimento e la riduzione del debito. Non di meno viene proclamato dal Governo dei tecnici. La dismissione del patrimonio pubblico è solo una delle operazioni da affrontare, a patto che a differenza delle prime privatizzazioni, non diventi una seconda svendita dei beni pubblici.

Con la famosa spending review bisogna dar corso all’abbattimento dei costi della politica, che non passa solo nella riduzione di stipendio e del numero dei parlamentari. Certo questo è importante, ma è fondamentale eliminare i costi in perdita che sono elargiti alla casta politica quando questi non sono più legati all’azione parlamentare. Scorte per ex premier ed ex ministri, pensioni dorate che arrivano anche a cifre di mille euro al giorno, chiaramente enti inutili che servono ai partiti per incarichi di loro consociati.
Notizia del 24/07/12: la Regione Lazio per 220 assegni vitalizi tira fuori 16 milioni e 400 mila euro l’anno. Nonostante la posizione di privilegio e una rendita mensile, che spesso supera i 5 mila euro, gli ex consiglieri si sono riuniti in associazione spedendo una pioggia di ricorsi per una somma che dall’area legale dell’ente definiscono “irrisoria”: la decurtazione di neanche trecento euro. Alla faccia della crisi e del blocco delle pensioni oltre i mille euro (mensili).
Notizia dalle Province: con la diminuzione delle province e dei finanziamenti pubblici, i signori Presidenti non si tirano su le maniche cercando accordi, riducendo gli stipendi ed eliminando gli sprechi, come consulenze esterne, incarichi professionali (mi chiedo a cosa servano gli uffici tecnici) o il numero dei consiglieri. No! Minacciano che non si può garantire l’apertura delle scuole. Tradotto: si minaccia il Governo prendendo per il collo i cittadini. Vi è poi la spinosa situazione dei capitali in fuga all’estero. Dopo il regalo dello scudo fiscale e un inutile 5% di recupero, siamo in finestra ad osservare Gran Bretagna e Germania che trovano un accordo (in tempi brevissimi) con la Svizzera per tassazioni sui capitali in fuga, per una quota pari al 34%. I nostri Governi continuano a parlare e negare questa soluzione, non credo che gli altri siano “governi sprovveduti” (viste le condizioni economiche del proprio Stato), ed intanto recuperano ingenti capitali.
Da oltre 20 anni si parla di patrimoniale, Monti dice che è complessa ed i risultati non sono immediati. Certo che se non si da corso ad un’azione fiscale di patrimonio e si preleva solo su pensioni e lavoro, non basteranno altri 20 anni. Notizie rilevate da organi internazionali e nazionali come “Astrid”, da subito un’imposta patrimoniale del 5%, escludendo il valore della prima casa, si ricaverebbe circa 350 miliardi di euro. Si abbatte il debito pubblico da 1.966 a 1.600 miliardi di euro. I tassi sui Btp decennali scendono al 2%, al posto dell’attuale 6,5 %. Si risparmiano miliardi di euro per interessi. Questa operazione può restituire valore alla Borsa e quindi alle aziende nazionali, creando le basi per la crescita. Per ora i tecnici hanno scelto di agire su lavoro e pensioni.
Resta altissimo lo scontro istituzionale italiano che generalmente trova favorevoli o contrari secondo le necessità di partito. L’ultimo atto riguardante il Presidente della Repubblica ha nuovamente riacceso la regolamentazione delle intercettazioni. Il premier Monti (così come il suo predecessore) la ritiene necessaria. Forse è vero. Ma quale la condizione? C’è il rischio che la legge serva a garantire un’immunità politica ad una casta già al di sopra dei cittadini, considerando il reato e la ricerca della verità secondaria nei confronti del personaggio che commette il reato. Considerato la necessità di una riforma, è da individuarne l’indirizzo. Di certo la non divulgazione sino al processo, ed un inasprimento per coloro che utilizzano tale strumento per interessi economici, propagande politiche o denigrazione degli avversari. Non è mettendo il bavaglio al sistema delle indagini che si aiuta la magistratura, mentre certamente ci troveremo di fronte due modi d’indagine, quello dei cittadini e quello riservato alla “casta dirigente”.
In questo scontro economico e politico, noi cittadini sembriamo essere una platea in ascolto, seduta su sedie di legno ad ascoltare annunci di politici e di agenzie, senza che lo Stato abbia messo a disposizione dei cittadini un mezzo immediato per interloquire con i palazzi del potere. Unico aggancio i partiti, ormai assenti nel territorio e chiusi nei palazzi a difendere i privilegi acquisiti.

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