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Per un asilo a Bakabaka, in Mozambico

Per un asilo a Bakabaka, in Mozambico
Dicembre 05
02:00 2007

MAFUIANE - por de sol na vilaMassimo Gentile è un ragazzo di S.Cesareo che ha fatto una scelta, è partito per un viaggio che lo ha portato alle “origini di sé” e della vita, alla sorgente di se stesso risalendo per un fiume “torbido e pulito” allo stesso tempo: è arrivato in Africa, continente che i ricercatori dicono sia la “culla dell’umanità”, ed ha percorso il Mozambico e il Sudafrica per tre mesi. È partito senza pensarci troppo: era arrivato il momento, il biglietto in tasca lo aveva già, doveva solo comunicarlo agli amici e la famiglia. Arrivato con un gruppo di italiani in Mozambico è poi rimasto solo, e soltanto a questo punto ha potuto conoscere i mille volti dell’Africa che si svela a chi vuole guardarla negli occhi: bambini, giovani, anziani, uomini e donne. Non è stato semplice avvicinarsi abbandonando ogni incertezza, ma chi non si avvicina non va lontano, e così quel giorno Massimo si è avvicinato…Era a Mafuiane, un villaggio in provincia di Maputo, lì aveva conosciuto Francesca di Roma che assisteva una donna che era in fin di vita, Persina (la piaga del Mozambico è l’aids, di più che negli altri stati dell’Africa). Lei era lì dentro l’ospedale, che si contorceva per il proprio male, che vomitava anche l’anima, che stava lottando… Massimo nel sentire la stretta di mano di Persina, nel guardarla, nell’accompagnarla in quel momento proprio lui, ha sentito che in realtà era lei che ha iniziato ad accompagnarlo in questo viaggio. E quando le barriere cadono, quando i muri invisibili che ci sono si distruggono, allora si riesce ad amare incondizionatamente. Sembra irreale questo racconto eppure è più reale di ciò che noi immaginiamo essere la realtà…che è sempre di più di quel che ci si immagina, come dimostra anche la storia di Xavier. Era diventato come un padre per Massimo in quei suoi ultimi giorni di vita, gli aveva raccontato la sua vita, avevano riso insieme…E come ogni incontro acquista un’intimità e un calore così grande in certi momenti, in cui non c’è più niente da fare, così sta a noi trovarci sempre di fronte in questo modo alle persone, così il tema della morte e della vita è vissuto da quella gente, non viene rimosso ma vissuto naturalmente. Persina è morta qualche giorno dopo l’incontro di Massimo. Non poteva nutrirsi da sola ed è stata lasciata senza cibo perché non era autosufficiente, è stata lasciata anche senza sepoltura. Ma Massimo non ha potuto permettere che questo accadesse anche a Xavier.
In Africa coesiste con questa umanità, anche un aspetto della realtà più triste che non vogliamo ammettere perché ammetterlo significherebbe ripensare alle nostre vite, rivoluzionarle. Così facendo potremo scegliere la gioia nella vita di tutti i giorni a partire da quello che siamo e non da ciò che abbiamo, svalutando i beni materiali e riacquistando fiducia sulle nostre risorse interiori e sui legami umani. Di questo gioverebbe anche a quei popoli che solo apparentemente sono lontani, perché i nostri stili di vita si ripercuotono anche là dove non vogliamo vedere. Questo aspetto della realtà è la povertà estrema, povertà a cui qualcuno prova a far fronte mettendo in gioco se stesso e partendo oppure agendo indirettamente da qui. Chi ha provato a fare qualcosa per il Mozambico con dei risultati è stata la comunità di S. Frumenzio (attraverso la quale anche Massimo ha potuto rendersi utile in Africa). Mafuiane, a 40 chilometri dalla capitale Maputo, è un villaggio con cui S. Frumenzio dal 1990, ha stabilito un contatto che ha prodotto, in collaborazione con la popolazione locale, una serie di piccole ma importanti realizzazioni. Si è cominciato inviando indumenti, medicinali, generi alimentari, materiale scolastico, giocattoli. Poi due amici della comunità di S. Frumenzio hanno fatto la scelta di andare a vivere a Mafuiane e – di volta in volta – gruppi di giovani e meno giovani sono andati per avviare un’azienda agricola (per debellare la fame), per portare l’acqua, per realizzare un impianto di irrigazione, un mulino per macinare il miglio, un pronto soccorso, una “escolinha” dove circa 130 bambini apprendono, giocano e ricevono ogni giorno un pasto, 21 alloggi per gli anziani del villaggio, un locale polivalente che serve da chiesa e da laboratorio di taglio, cucito, maglieria, o da centro per l’alfabetizzazione degli adulti. Nonostante ogni persona che parte può rendersi utile in qualsiasi modo nei villaggi (perché si trova sempre da fare), quando Massimo voleva aiutare dei bambini che abitavano in una baracca fatta di lastre di metallo, non si è trovato nelle condizioni di poterlo fare (perché non poteva cercare soldi e materiale per costruire una casa in muratura solo per loro, ma avrebbe dovuto farlo per tutti quelli del villaggio!) e come questa tante altre occasioni lo hanno portato a sentirsi impotente. Ha iniziato a pensare così a quale fosse la cosa più urgente da fare ed è tornato in Italia per poterla realizzare. Si tratta di un asilo, un “escolinha” per bambini che hanno bisogno di cibo e che trovandosi nella stessa struttura, che possa assicurargli da mangiare e da dormire, possono accedere più facilmente anche alle cure del medico che, invece di fare chilometri e chilometri di casa in casa, può intervenire più velocemente e in modo più efficace nello stesso posto. L’asilo verrebbe costruito a Bakabaka, villaggio vicino a Mafuiane, che a differenza di quest’ultimo necessita di molti più aiuti. Si terrà un incontro in cui sarà spiegato il progetto il giorno 2 dicembre a Vermicino, presso la palestra Euro Fitness in Via di Vernicino. Per maggiori informazioni sull’incontro o per lasciare un vostro contributo chiamare il tel. 3337913225 o scrivere una e-mail a gentile.mas@hotmail.it. Si è anche costituito il gruppo Goim per il Mozambico con sede a S.Frumenzio, (zona Prati Fiscali, Roma). Grazie a Massimo e a tutti quelli che contribuiranno!

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