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Perché non sei d’accordo con le ronde?

Febbraio 22
21:44 2009

È vero che bisognerebbe fare ben altro contro la criminalità che le ronde e nuovi carceri.
È vero che Berlusconi sta uccidendo la moribonda giustizia italiana, vero che non sta facendo nulla per rendere più rapidi i processi e dare la certezza della pena (anzi, fa proprio il contrario varando norme che depenalizzano tutti i reati di cui è accusato lui). Vero che sta tagliando le mani alla possibilità della polizia di indagare sui crimini vietando le intercettazioni telefoniche se non vi è già la certezza della colpevolezza (cioè non puoi usare le intercettazioni per trovare i colpevoli, devi già saperlo prima che sono colpevoli).

Vero che il disastro della giustizia italiana è figlio di un’alleanza scellerata tra casta politica di destra e di sinistra, che ha castrato l’efficienza della giustizia con leggi per Berlusconi, depenalizzazione del falso in bilancio, indulto, taglio dei fondi alla giustizia, culto del cavillo giuridico che annulla i processi e storture burocratiche elefantiache.
Ricordo agli amici del Partito Democratico che ora devono scegliersi un nuovo leader, che fu sotto D’Alema che avvenne la cancellazione del reato di possesso ingiustificato di denaro (uno spacciatore di eroina fermato con 50 mila euro in tasca non deve spiegare a nessuno da dove provengono quei soldi).
Oggi in Italia siamo di fronte a un problema molto semplice: grazie alla riforma del codice che ha istituito il patteggiamento, le pene sono state formalmente equiparate a quelle degli altri Paesi europei ma in pratica sono inferiori di un terzo. L’Italia è il Paese dove i malviventi scelgono più volentieri di immigrare.
Lo spiegava tempo fa un rapinatore francese in un’intervista che per qualche ora ha fatto scalpore (poi l’amnesia dominante l’ha cancellata). Questo rapinatore faceva i conti di quanto avrebbe preso di carcere in Francia e poi confrontava il risultato con quello che avrebbe preso in Italia per lo stesso reato. E concludeva: perché dovrei fare rapine in Francia dove si rischia molto di più e non c’è spazio per attaccarsi ai cavilli giuridici e ottenere la scarcerazione?.
È chiaro che bisognerebbe scatenare una grande battaglia per il funzionamento della giustizia (cosa che stanno facendo solo Beppe Grillo e Di Pietro). Una battaglia che non potremmo vincere in tempi brevi ma che dovremmo condurre con forza. Ma invece l’attenzione si sta focalizzando su una questione secondaria: le ronde. E su questo, anche grazie ai media, si sta scatenando uno scontro inutile, che trova la maggioranza degli italiani (che non la pensano come la maggioranza dei lettori di Repubblica) ad applaudire Berlusconi, rafforzando così la sua capacità di sparare il colpo di grazia alla testa della giustizia italiana.
Invece dovremmo usare tutto il fiato che abbiamo in corpo per dire che né la destra né la sinistra hanno compiuto un solo passo sostanziale per combattere meglio la grande e la piccola criminalità che stanno impoverendo l’Italia e esasperando i cittadini. Si parla di un giro d’affari delle mafie di 100 miliardi. Si parla del 10% di costo per le piccole imprese delle truffe e dei reati finanziari. Si parla della perdita di miliardi di investimenti stranieri scoraggiati dal fatto che in Italia, per farti pagare un fattura da un furbetto, ci impieghi 9 anni. E se vuoi aprire un’attività economica senza pagare tangenti non puoi sapere quanti anni impiegherai ad avere le autorizzazioni. Se vuoi investire in Francia invece ti rivolgi ad un unico ufficio che in 30 giorni o ti dice di no o ti dà le autorizzazioni che ti servono.
Non devi fare il giro delle sette chiese implorando i dipendenti pubblici!

Secondo il decreto Berlusconi le ronde che i sindaci possono autorizzare devono essere associazioni legittimamente costituite, girare disarmate, munite soltanto di sistemi di avvistamento, luci, telecamere e cellulari per chiamare le forze dell’ordine.
È chiaro che se una ronda oltrepassa questi limiti devono essere perseguiti i colpevoli.
Ma cosa c’è di male se i cittadini si riprendono il territorio creando un sistema autogestito di dissuasione pacifica della criminalità?
Quel che si sta in realtà discutendo non è il principio delle ronde, ma l’idea che noi di sinistra abbiamo delle ronde che faranno fascisti e leghisti.
Ma è un grave errore di comunicazione: non puoi dire che una cosa in sé legittima è sbagliata perché pensi che la useranno male. Devi dire. “Di per sé le ronde possono anche essere giuste… Vigileremo che non le utilizziate per coprire dei raid razzisti.”
Bisogna stare attenti a demonizzare l’avversario politico sempre e comunque. La gente non è scema completamente e se ti scateni contro tutto, per partito preso, se ne accorge e perdi di credibilità quando poi denunci fatti gravissimi.
E attenzione: i leghisti non sono solo quelle bestie che sembrano… I leghisti, hanno sviluppato in molti paesotti strutture solidali, addirittura gruppi d’acquisto collettivo. La loro principale occupazione non è picchiare i neri. Anzi in molti posti sono stati i sindaci leghisti a dare le case agli immigrati o a organizzare gruppi di aiuto. Certo ci sono stati anche episodi vergognosi. Ma bisogna smetterla con una visione isterica della situazione. C’è del pessimo ma c’è anche del buono. E se dobbiamo battere la Lega dobbiamo sapere che le Ronde Padane si occupano anche di portare la spesa a casa delle vecchiette. Sennò non si capisce l’enorme successo della Lega in certe zone.
E se stai pensando: “Ecco Jacopo è diventato leghista!” Fermati un attimo, sei fuori strada.
E devi renderti conto che proprio questo modo di saltare alla conclusione è una lama piantata nella schiena della sinistra, è l’origine del male. Il semplicismo ci porta all’incapacità di creare progetti che affrontino la complessità dei problemi che abbiamo davanti.
Quando parliamo di pace le persone di destra ci accusano di essere amici dei terroristi.
Ma è un’accusa demenziale.
E quando scrivo “bravo Alemanno!” perché ha cambiato le lampadine dei semafori tagliando centinaia di migliaia di euro di spese del comune di Roma, cosa che abbiamo proposto per anni a Veltroni, invano, non sto deragliando verso destra.
In effetti l’idea della ronda di popolo non è di destra o di sinistra.
Le ronde le abbiamo fatte centinaia di volte contro i fascisti. Si chiamavano Ronde Antifasciste. E quando l’anno scorso c’è stata un’ondata di furti a Santa Cristina la prima cosa che abbiamo fatto è stata di organizzare delle ronde notturne per controllare il territorio.
E quando provarono a costruirci un inceneritore e una porcilaia illegale, in mezzo alla valle, furono le ronde dei montanari a fermare i camion mandati da chi sperava di iniziare i lavori alla chetichella. Se aspettavamo lo Stato stavamo freschi.
Organizzammo ronde pacifiche, disarmate, che documentavano gli abusi con le macchine fotografiche e convocavano coi cellulari, in pochi minuti 100 persone, giovani, vecchi, bambini, fornendo poi ai nostri avvocati la documentazione sulle irregolarità dei furbetti.
Da anni a Milano sono operativi i City Angels, e non mi sembra che si possa dire male di quel che ogni notte riescono a fare. Sono ronde autogestite dai cittadini anche le loro.
E dai ghetti neri Usa degli anni Settanta alle favelas del Brasile di oggi l’uso popolare di ronde di vigilanza contro il crimine e gli abusi di potere sono stati strumenti vincenti in mano ai riformisti.
Certo che il controllo del territorio dovrebbe farlo lo Stato.
Ma lo Stato non lo fa. Questo è un fatto. E nessuno oggi in Italia è in grado di rimettere in sesto lo Stato in tempi brevi. Anche visto che Berlusconi continua a distruggerlo, applaudito dalla maggioranza degli italiani (e dovremmo forse renderci conto, a questo punto, che abbiamo grossi problemi di comunicazione e di obiettivi credibili, concreti e realizzabili in tempi brevi. Da anni insistiam
o sulla necessità di scegliere la strategia dei piccoli passi).
La situazione italiana è allo sfascio, il potere è in mano di un gruppo di galantuomini che lascia le automobili delle forze dell’ordine senza benzina e si rifiuta di riformare la burocrazia giudiziaria.
I cittadini hanno bisogno di una risposta ORA.
Hanno paura. Non puoi andargli a dire: “Guarda che in realtà la criminalità sta diminuendo.” È vero ma non è una risposta. Perché anche se diminuisce è troppa!
L’unica risposta alla criminalità oggi possibile è rafforzare l’opera delle forze dell’ordine con l’aiuto dei cittadini.
Un anno e mezzo fa firmammo una petizione lanciata da un gruppo di associazioni che si erano coagulate intorno al progetto “10 leggi per cambiare l’Italia”.
Questo progetto conteneva una legge semplicissima che aboliva l’obbligo di notificare la data delle udienze di un processo direttamente nelle mani dell’imputato. Chiedemmo che fosse sufficiente che venisse notificata al suo avvocato difensore.
Una cavolata che da sola taglierebbe del 15% i tempi dei processi eliminando la possibilità per gli imputati di rallentare la giustizia non facendosi trovare dall’ufficiale giudiziario. Una norma che oltretutto permetterebbe di risparmiare un mucchio di soldi.
Oltre alle nostre proposte basate sul semplice buon senso e condivisibili da sinistra come da destra, includemmo nel programma anche la richiesta dell’istituzionalizzazione di gruppi di volontari che controllassero il territorio.
Esattamente quel che oggi ha approvato il governo Berlusconi.
Si è tanto parlato a sinistra di programmi comunali condivisi, di assemblee dei cittadini che facciano le pulci ai bilanci comunali.
Le ronde istituzionalizzate non sono forse una grande occasione per diffondere la partecipazione dei cittadini e la responsabilizzazione?
La sinistra, invece di limitarsi a criticare l’operato del governo, dovrebbe entrare in questo movimento delle ronde popolari e trasformarle in uno strumento di massa di contropotere, di vigilanza non solo contro la piccola criminalità sadica e telegenica ma anche contro gli abusi edilizi, gli sprechi amministrativi, l’inquinamento.
Oserei dire perfino che Berlusconi ci sta facendo un grande regalo di cui non si rende conto.
Se la gente inizia a girare in gruppo la notte per vigilare sul territorio comincerà magari anche a assaporare il gusto di avere il potere, di incidere direttamente sulla realtà. Le ronde danno ai cittadini la sensazione di partecipare fattivamente al benessere della collettività. E questo è sempre un bene.
L’Italia non si risolleverà da questa spaventosa crisi morale e culturale se gli italiani non scopriranno il piacere della democrazia diretta, della partecipazione, della cooperazione, del senso della collettività. Tutte cose che le ronde popolari potrebbero contenere o non contenere. Dipende da noi. Se ci saremo o no.
Se sapremo parlare alle persone e agire in modo che queste ronde raggiungano realmente dei risultati positivi potremo cavarne qualche cosa di buono. Se diventeranno solo l’occasione per radunare branchi di uomini irosi, ubriachi e con la pancetta, alla caccia del male e con la voglia di spaccare la faccia a qualche nero sarà invece un altro bel salto verso l’abisso. E dicono che la superficie sul fondo dell’abisso sia proprio dura.

Jacopo Fo (fonte: Cacao della domenica)

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