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Scienze della natura e dello spirito – 3

Maggio 31
23:00 2006

I capisaldi della metodologia weberiana: la teoria del “tipo ideale”.
In questo contesto più ampio s’inserisce la teoria del “tipo ideale”, che costituisce il momento centrale della riflessione metodologica weberiana.
Tale teoria consente al filosofo di formulare in maniera compiuta la distinzione tra scienze della Natura e scienze dello Spirito, derivandola dalla peculiarità dell’oggetto al quale quest’ultime si rivolgono. Il comportamento umano, afferma Weber, mostra connessioni e regolarità al pari di ogni divenire, ciò che, però, almeno in senso pieno, lo caratterizza è che il corso di tali connessioni e regolarità è interpretabile mediante il comprendere. Più precisamente, le azioni umane non devono essere solo spiegate mediante leggi generali, ma anche comprese nei loro motivi, in quanto dotate di senso. Alla comprensione del significato degli eventi umani Weber attribuisce il nome di “spiegazione interpretativa”, distinguendola così dalla spiegazione puramente “osservativa”, propria dei fenomeni naturali. Aggiunge, inoltre, che, per approdare alla fondazione della sociologia come scienza empirica, risulta sempre necessario sottoporre il processo interpretativo al controllo sul piano pratico, che ne verifica la validità. Infatti, l’interpretazione, per quanto evidente e sensata, se non è comprovata dai consueti mezzi di imputazione causale, rimane soltanto una mera ipotesi. Dunque processo interpretativo e osservativo, lungi dall’escludersi a vicenda, si completano l’un l’altro: il primo risulta fondamentale nella spiegazione della condotta umana; il secondo è chiamato a vagliare fino a che punto l’evidenza dell’interpretazione giunga ad identificarsi con la sua validità. La compenetrazione di “Verstehen” (interpretazione) ed “Erklaren” (spiegazione), intuizionismo storicistico e oggettivismo positivista, conduce Weber all’elaborazione del “tipo ideale”, come forma specifica della concettualizzazione nel campo della conoscenza storico-sociale. Attraverso la costruzione del tipo ideale, egli realizza l’abbandono del modello di spiegazione causale, che sostituisce con quello condizionale. L’assunzione, infatti, dei valori come criteri di scelta personale che guidano l’indagine, comporta inevitabilmente la rinuncia alla relazione necessaria causa-effetto e l’adozione di uno schema di spiegazione condizionale. Quest’ultimo stabilisce non tutti i fattori determinanti di un fenomeno, ma alcune condizioni che lo rendono possibile. Inoltre, all’interno di queste condizioni ve ne sono alcune che in quel determinato campo d’indagine hanno un minor peso causale, altre che sono determinanti ai fini dell’accadimento; pertanto si può stabilire una gamma che ci dà la “gradazione delle possibilità”. Weber deduce questo schema da vari contributi intorno al calcolo delle probabilità, nel diritto, nella statistica e nella storia. In particolare, egli riconosce l’influsso diretto degli “Spielbraume” di Von Kries, da cui riprende la nota esperienza della modificazione del centro di gravità, che riporta nel secondo degli Studi critici nell’ambito della scienza della cultura e della logica di potenza. Il dado è totalmente in balia del caso, cioè di una situazione di equiprobabilità, ma se lo trucchiamo otteniamo il favoreggiamento di alcune circostanze rispetto ad altre, che determina il passaggio dall’equiprobabilità ad una serie di “gradi di probabilità”, situazione possibile soltanto nei modelli di spiegazione condizionali, nei quali cioè è assente l’idea di un’oggettività assoluta. Il primato della possibilità sulla necessità contraddistingue tutta la ricerca weberiana e dimostra ancora una volta l’impossibilità di una conoscenza storica universalmente valida. La denuncia dell’oggettiva parzialità delle discipline storico-sociali non significa per Weber rinunciare ad una loro legittimazione scientifica, ma, al contrario, elevare le stesse a vera e propria scienza, tramite la verifica puntuale e rigorosa della costruzione teorica. Tale processo di elaborazione di leggi astratte è proprio sia delle scienze della Natura sia di quelle dello Spirito; mentre nelle prime costituisce il momento finale della ricerca, che mira a spiegare la molteplicità dei fenomeni attraverso un livello crescente di generalizzazione, nelle seconde, invece, il sapere nomologico (costruzione di leggi generali astratte) è semplicemente un mezzo che deve pervenire alla ricostruzione degli eventi nella loro individualità: quindi da ciò che è generale e uniforme si risale a ciò che è particolare e individuale.

(continua)

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