Non rispondono all’appello, sonodispersi ai bordi della terra, hannoil segreto della linea che trema, sono uscitidalle vene dell’essere amato e orapotete vederli, di sera, verso le tangenzialichiedere silenzio con un
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Locvizza il 30 settembre 1916Si chiamavaMoammed Sceab.Discendentedi emiri di nomadisuicidaperché non aveva piùPatria.Amò la Franciae mutò nome.Fu Marcelma non era Francesee non sapeva piùviverenella tenda dei suoidove si ascolta la
Ancora una nottee dopo la luce del tuo corpo,il sorriso dei tuoi occhirisucchieranno il mio sguardo,e la voglia di te si placheràin mille abbracciin mille baci,e berrò dalla tua fonteper
La paura nell’ariaad ogni angolo di strada le sentinelledallo sguardo incendiario vegliano.In ogni casa ci si affrettaa cambiare le serrature delle porte.Ed in ogni coscienzaribolle la paura di ascoltarsila storia
Furtive, le ultime ombre della nottesi diradano con cadenzata lentezza…chiara l’alba si levasul mare calmo e addormentato.Impercettibili fluttilambiscono la scoglierae in lontananzasi accende l’orizzonte.Con tenui sfumatureavanza il giorno:salmastri profumiriscuotono il
Giovedì 26 agosto il Capo del Governo ha indirizzato un messaggio, ad uno dei suoi tanti amplificatori, che conteneva queste parole: “… tutto il resto è poesia … tutto il
Salve! Mi chiamo Maurizio Bellezza e sono nato il 30 gennaio 1984 a Roma, da una famiglia semplice, medio borghese. Da sempre vivo a Pavona, una piccola frazione che si
Sulla spiaggia solitariadi un mare silenziosovorrei cogliere un fioresbocciato in una stagioneche non mi appartiene.Se volessi, potrei?
Non è concesso frantumare castelli di cristallo con gli acuti. Leggi in silenzio il giornale. Comprenderai che è normale accoltellare la tua compagna di letto.
Tutti i colori del mercato di Guttuso si sono spenti, anche le torri del sognante De Chirico sono traballanti e le muse bianche hanno la testa tra le gambe
Per pochi che li amano sono ancora là a fare i giochi con la matita
Intatto, forse quasi infranto, di bostik mal condensato scabroso scapolo sposato, dentro il tubetto confluito. Mentalmente amanti, vicini, ma detestandoci ben oltre il derma percepibili di un incompiuto, primigenio,
Un cadavere ammucchiato con altri. Migliaia di cadaveri in pochi metri. Il cielo scuro privo di emozioni felici, la tristezza
Le mie parolesono legatein un solo nodoalle grandi rocce,agli alberi immensi,in un solo nodoal mio corpo,al mio cuore.Possiate tutti voi
Evocar le immagini supernele Madri, telluriche e assassinele forme primordiali di creazionesulle rive delle acque prenatalisempre più vicineche scorrono possenti
Città dei politicie dei gatti, Roma sorniona,con tassisti gesuitici e preti matti,città mammona,astuta battona.
Restano i segnidel tuo strisciare sulla sabbiabambino curiosodi arrivare al mare,stupito della rena che fugge dalle ditadei ciuffi d’erbafacili da
Crepuscolo autunnaleORE 17ultima luce a destra,–>lì, oltre il cavalcaviaarancio e amaranto.Multipli fari solcanoasfalto, esposizionedella retina 1/125°.Diaframma apertoe obiettivo puntato:orizzonte, futuro.Staziona
Nessuno grida di gioia per essersi svegliato,Soltanto gli uccelli all’alba, gli uccelli dietro la finestra,Tutti temono ciò che il giorno
Anche il ricordo s’infoibaNel sangue della tua terra rossa.Nell’aria rimane l’urlo di gabbianoDella tua gente dispersaE la voce del mare,
Si è levata di notte,improvvisa, violenta,è passata urlandofra sartie, alberiscuotendole barche al sicuro,forse la boranon mi vuolein questa terrache non
Lembo di spasmo all’angolo del cielotu non sai cosa farne della mia voceForo di vertigine nella memoriatu non sai cosa
Il tuo Natale èun vecchio presepealla porta a proteggertidalla cattiveria del mondoe la pasta di sfogliabuona che aspetta– solo –
T’avviluppoin un caldo sognomai natoe sospesoaspetto d’addormentarmi.
La vita lontana ormai da mecome nell’infinito dispersa.Ma il Natale e il tuo ricordo, madre,sono il risveglio di questa mattina.
Volano come angeli di Nettunoalcuni aerei nel cielo che li sfolla.Resta la linea labile d’esecuzionefra un aeroporto e un’annientata folla.
A faticasalgo le montagnepiù ripideper raggiungerei miei ultimi anni.
La mia musica è solcatasul cristallo di una coppache risuona ad ogni sfioroAddolcisce la mia vitala trasformacome fosse un partosenza
In un campo di patate, sul finire dell’estate,si riunirono pimpantiquattro noti musicanti:c’era Grillo col violino,c’era Tordo col clarino,e Zanzara e
Se hai scopertoche tutti gli oracoli ingannano,che tutte le strade portano a te stesso,cosa farai delle tue prossime paure?Se hai