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Un paradosso della crisi economica

Giugno 13
11:39 2012

Nonostante, seppur lentamente, stia maturando una più attenta consapevolezza e conseguente limitazione degli sprechi idrici ed energetici nel mondo industrializzato, sembra che non ci sia ancora una volontà ben determinata che sia in grado di promuovere un modo più razionale che possa contrastare l’eccessivo spreco di generi alimentari. Uno spreco che è tanto più inspiegabile, quanto più si ricorda il momento di crisi e il livello di sotto nutrizione che molte zone del mondo devono ancora sopportare e affrontare. Uno spreco cresciuto negli anni perché alimentato continuamente da brutte abitudini, false credenze, figlie di una superficialità che è lo specchio di un benessere esclusivamente apparente, perché mosso da un ideale fuorviante che preferisce la quantità alla qualità.

Secondo alcune indagini della Coldiretti e di Legambiente infatti, i motivi per cui una quantità esagerata di generi alimentari prende la via del macero sono: l’eccesso di acquisti a prescindere (36%), prodotti scaduti o andati a male (25%), eccesso di acquisti a causa di offerte speciali (24%), novità non gradite (8%), prodotti non necessari. In pratica, riesce perfettamente l’azione di riempire il frigorifero e la dispensa oltre misura, ma manca la capacità di fare la scelta, consapevole e razionale, di quello che serve veramente. E su questa ‘debolezza’ chi continuerà ad avere la meglio è e sarà sempre e solo la grande distribuzione, sovraccaricando i supermercati di offerte speciali! Bisogna invece capire e far capire che non serve il ‘tanto’ ma il ‘giusto’, perché ciò che è giusto è sano, non lede il benessere fisico e psicofisico, l’ambiente e, soprattutto, il portafoglio! In Texas un gruppo di scienziati dell’Università di Austin ha individuato nella riduzione dello spreco di cibo una risorsa energetica impressionante per il Paese e, quindi, per il pianeta. Secondo questo studio, se gli Usa smettessero di sprecare cibo si potrebbero risparmiare circa 350 milioni di barili di petrolio! Quelli necessari per produrre l’energia che serve per confezionare, distribuire e smaltire poi come rifiuti le tonnellate di cibo che finiscono nelle pattumiere. Tale risparmio andrebbe tutto a vantaggio dei cittadini dal punto di vista salutistico, delle tante e alcune solo potenziali risorse del pianeta e il tutto si realizzerebbe a costo zero! Nel Regno Unito, si stima che il 20% delle emissioni di gas che vanno ad alimentare l’effetto serra sia associato alla produzione, distribuzione e stoccaggio di beni alimentari e i prodotti alimentari ancora commestibili sprecati rappresentano il 4% dell’impronta idrica, pari a 284 litri al giorno per persona. Il problema della disponibilità di acqua è una priorità a livello globale: confrontando le economie più sviluppate e quelle in via di sviluppo, si va dai 575 litri pro capite disponibili degli Stati Uniti ai 385 dell’Italia, 285 della Francia, 180 del Brasile, 135 dell’India e 85 della Cina. E purtroppo Paesi in cui a stento, individui vivono con meno di 20 litri di acqua potabile al giorno! Pensare che, già soltanto prevenendo lo spreco di cibi per uso domestico, ciò abbasserebbe la quantità delle emissioni di anidride carbonica in un anno, di una quantità pari a quella che si potrebbe ottenere togliendo dalla strada 1 auto su 5! Ma così come è dura, da parte di alcuni, accettare di fare due passi a piedi piuttosto che far camminare l’auto al loro posto, allo stesso modo è difficile far comprendere che mangiare significa soddisfare principalmente un’esigenza naturale, biologica e proprio per questo bisognerebbe imparare ad ascoltare, ma sul serio, il proprio corpo, perché di sicuro meglio di lui nessuno sa calcolare le quantità e le tipologie di cibi che meglio lo fanno sentire in forma e risparmiare energie inutili. Se solo le grandi distribuzioni producessero e vendessero la quantità realmente necessaria! Se solo le operazioni di marketing usassero un po’ meno furbizia nelle loro strategie di mercato! Se solo ciascun potenziale acquirente acquistasse, consumasse, cucinasse la quantità indispensabile al proprio bisogno e non anche a quello di presenze ‘fantasma’! Forse avremmo più tempo, ciascuno in modo diverso, per comprendere meglio le conseguenze a cui si va incontro se si permane in questo stato di ‘spaesamento’ che sta divorando pian piano il valore dell’autocontrollo, della responsabilità delle proprie azioni, insomma del Rispetto nel senso ampio del suo significato.

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