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Una via d’uscita per l’alcolismo

Ottobre 31
23:00 2010

La collaborazione con i medici, gli psicologi , gli psichiatri e con tutte le strutture che si occupano di disagio e dipendenze hanno accresciuto sempre di più la stima e la considerazione che gli addetti ai lavori ci danno nel trattare il problema dell’alcolismo. Gli stessi Media (giornali, radio, tv) ci hanno dato una grossa mano a far uscire l’Associazione dall’anonimato “forzato” che la relegava negli scantinati e nel dimenticatoio, conosciuta solo da pochi “fortunati” che venivano ad essa indirizzati per affrontare il problema. Gli articoli sulla stampa, le interviste-testimonianza alla radio e alla televisione hanno fatto entrare nell’immaginario collettivo Alcolisti Anonimi come risposta seria ed efficace al problema dell’alcolismo e sopratutto al recupero effettivo dei suoi membri. Non c’è oggi telefilm di Oltreoceano che non faccia riferimento all’Associazione quando si parla d’alcolismo. Da noi in Italia ancora no eppure A.A. lavora seriamente e con risultati efficaci anche qui come in tutti i posti del Mondo ove è presente, e sono più di 160 i paesi con oltre 2 milioni di persone in recupero. Un’Associazione sovranazionale dunque e finanziariamente autonoma che ha comunque sempre bisogno di amici, di poter collaborare con le Istituzioni, per essere considerata sempre di più una risorsa seria alla quale attingere indirizzando ai Gruppi sul territorio le persone con questo problema. A Ciampino il Gruppo di A.A. è gentilmente ospitato in locali della Parrocchia di Gesù Operaio in Via Icaro e le sue riunioni sono tre volte a settimana , il martedì il venerdì e la domenica sempre alle 18,30.
Sabato 20 novembre alle ore 9,30, presso la parrocchia di Sant’Anna, via di Torre Morena 61 si terrà l’incontro informativo del gruppo di Ciampino.

Se volete contattarci: Gruppo Ciampino via Icaro c/o Parrocchia Gesù Operaio Tel: 3343958460 – http://digilander.libero.it/gruppociampino

L’associazione

A.A. è un’associazione di autoaiuto: l’alcolista che ha smesso di bere mantiene e consolida la propria sobrietà utilizzando la sua capacità di aiutare un altro alcolista che ancora beve a uscire dalla dipendenza dall’alcol.
Il gruppo è l’entità tramite la quale si realizza il recupero: nelle riunioni, in assoluta libertà, vengono raccontate le proprie storie, condivisi i problemi personali e soprattutto, tramite il commento della nostra letteratura e le esperienze degli A.A., viene messo in pratica il nostro programma di recupero, conosciuto in tutto il mondo come “Metodo dei Dodici Passi”.

Uno dei punti fermi dell’Associazione è l’anonimato: qualora lo desideri è possibile non rivelare la propria identità, ma ci si deve comunque impegnare a non divulgare discorsi e storie personali uditi all’interno del gruppo.

Gli alcolisti anonimi aiutano altri alcolisti che ancora non hanno trovato una via d’uscita, prendersi cura del altro è importante nella strada del recupero.

A.A. propone un “metodo” che porta a un percorso individuale che si fonda sulla condivisione delle proprie esperienze e riflessioni all’interno dei gruppi, la partecipazione ai quali è assolutamente volontaria, senza obblighi né limiti.Ognuno è invitato a parlare solo di se stesso e delle proprie esperienze, in A.A. nessuno viene giudicato. Nelle riunioni vi è un alcolista che funge da segretario che coordina gli interventi, liberi e non regolamentati. Si osservano solo alcuni tradizionali comportamenti, come il parlare uno per volta senza interrompere gli altri, autolimitando il tempo a disposizione.

A volte il nostro metodo di recupero è stato accusato di operare in modo da sostituire la dipendenza dall’alcol con la dipendenza dal gruppo. Crediamo che comunque la questione vada impostata diversamente. Innanzitutto, un recupero stabile dall’alcolismo richiede tempi lunghi, talvolta anni di impegno. Inoltre, per quelli di noi che a causa dell’alcol hanno perso tutto, il gruppo costituisce una casa e gli amici del gruppo una famiglia, in cui possono trovare comprensione e amore.

Infine, e questo è l’aspetto più importante, il nostro Programma è in realtà un percorso di crescita spirituale che, come tale, non ha mai una conclusione: più procediamo lungo il suo cammino, più possibilità abbiamo di migliorare noi stessi. Tutto questo a prescindere dall’alcol. Basta partecipare a una delle nostre riunioni aperte per rendersene conto.

Il Programma

Lo spazio ristretto non ci consente di soffermarci sui presupposti e le fonti che hanno dato origine ai “Dodici Passi”; vi illustriamo, invece, come vengano messi in atto nella pratica quotidiana dei gruppi.
In genere chi si rivolge ad Alcolisti Anonimi – per sua iniziativa o, più spesso, indirizzato da familiari, medici, psicologi, sacerdoti, servizi sociali o semplici amici – non si riconosce subito alcolista ma tende piuttosto a considerarsi un forte bevitore; è cosciente di avere problemi con l’alcol e, in molti casi, ha tentato più volte (senza riuscirci) di smettere o di moderarsi nel bere, da solo o con supporti esterni. A volte è all’inizio del suo percorso alcolico ed è solo preoccupato, altre ha toccato il fondo ed è isolato e disperato.altQuando comincia a frequentare le riunioni del gruppo e sente le testimonianze degli altri, spesso molto diverse tra loro pur con un filo conduttore comune, attraverso un processo di identificazione, che gli consente di iniziare a superare il terribile scoglio della negazione, diventa sempre più consapevole della propria condizione e inizia ad acquistare fiducia.
In questa prima fase il nuovo venuto apprende che quello che aveva sempre considerato un vizio (di cui vergognarsi e da tenere nascosto e negare, spesso anche a se stesso) è in realtà una “malattia”, e ciò attenua fortemente i suoi sensi di colpa. Si rende anche conto della progressività e della gravità di questo suo stato da cui non può “guarire” una volta per tutte, ma che può essere arrestato semplicemente non bevendo.
A questo punto, in genere, comincia ad avere paura del bere ma non riesce ancora a sopportare l’idea di dover rimanere astinente per sempre; di dovere cioè rinunciare definitivamente a quella stampella che lo ha tanto spesso aiutato ad affrontare la vita.
Per uscire da questa situazione gli amici del gruppo gli consigliano di fare come loro, di porsi un obiettivo a brevissimo termine: per esempio di tenersi lontano dal primo bicchiere per sole ventiquattro ore. Poi per altre ventiquattro… e così via. E’ fondamentale evitare “il primo bicchiere”, quello che innesca il meccanismo della compulsione e la conseguente perdita del controllo sull’alcol.
In questo momento delicato gli amici già sobri mettono tutta la loro esperienza e, soprattutto, il loro amore a disposizione del nuovo arrivato, che comincia ad acquisire la consapevolezza di potercela davvero fare: proprio come i suoi nuovi amici che non bevono più, e tuttavia sembrano vivere sereni e attivi.
In sostanza, inizia ad accettare l’idea di essere un alcolista (Primo Passo) e ad affidarsi a qualcuno (Secondo e Terzo Passo): finisce cioè per ammettere la propria impotenza di fronte all’alcol – e quindi l’impossibilità di gestirlo – e che la sua vita, proprio a causa dell’alcol, sta divenendo o è già divenuta incontrollabile, con conseguenze devastanti nell’ambito familiare, professionale, finanziario, sociale.
Nel contempo comincia a rompere l’isolamento in cui l’alcol lo ha confinato, ad avere fiducia nei suoi nuovi amici e ad affidarsi a un Potere Superiore, comunque sia in grado di concepirlo in quel momento in relazione alla sua formazione religiosa e spirituale. All’inizio, semplicemente, il gruppo stesso può essere visto di sicuro come un “potere superiore”, dal momento che lo vede riuscire laddove da solo lui non ha mai neanche sfiorato una soluzione.
Quasi sempre l’alcolista che frequenta con assiduità i gruppi riesce a centrare l’obiettivo e diventa astinente, talvolta anche sin dalla prima riunione, ma i tempi possono essere diversi a seconda delle varie situazioni e problematiche caratteriali.

Si passa ora a una seconda fase, forse anche più delicata. Infatti, se è difficile smettere di bere, ancora più difficile è continuare a non bere; evitando quelle ricadute che spesso risultano dolorosissime, anche se possono talora essere “terapeutiche”, in quanto costituiscono la cartina di tornasole di quanto appreso nel gruppo.
Intervengono quindi gli altri nove Passi del Programma, svolto costantemente nel gruppo: si può dire che costituiscono un insieme di princìpi che, se messi in pratica come stile di vita, riescono a eliminare l’ossessione per il bere e a mettere in grado chi li fa propri, tramite una progressiva crescita e presa di coscienza della realtà, di diventare una persona serena ed attiva.
Con il Quarto e il Quinto Passo, attraverso l’autoanalisi e il confronto con una persona di propria fiducia, si procede ad una profonda e coraggiosa verifica di se stessi imparando ad accettare le proprie caratteristiche positive e negative.
Con il Sesto e il Settimo si inizia un percorso di cambiamento basato sulla progressiva modificazione dei propri comportamenti, soprattutto di quelli che hanno causato maggior conflittualità con il mondo esterno e con se stessi; con l’Ottavo e il Nono si tende al recupero delle relazioni con gli altri; con il Decimo Passo ci si prepara a mettere concretamente in pratica questo nuovo stile di vita;
Con l’Undicesimo, attraverso la meditazione e la preghiera, si approfondisce il proprio percorso spirituale, incrementando un senso di appartenenza al mondo; con il Dodicesimo Passo si comincia a portare il messaggio ad altri alcolisti, mettendo inoltre in pratica nel quotidiano quei princìpi che si sono appresi nei Passi precedenti.
E’ un lavoro spesso non facile né breve, che ogni alcolista fa nel gruppo e fuori dal gruppo, ma che consente un progressivo cambiamento interiore, con la rottura dei vecchi schemi che portavano a bere. Più si riesce a cambiare facendo propri i princìpi del Programma, minori sono i rischi di ricadere. E’ un processo graduale i cui frutti, però, si cominciano a intravedere presto e i cui margini di miglioramento per ognuno sono pressoché infiniti.

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