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Omar Khadr, bambino-soldato, vittima e carnefice

Novembre 13
15:44 2010

Ormai non si contano più i casi di ex bambini-soldato, prima costretti a uccidere in guerra e poi processati come fossero adulti responsabili delle proprie azioni. «Il governo degli Stati Uniti dovrebbe fermare il processo militare contro Omar Khadr, ex bambino soldato detenuto a Guantanamo»: a dichiararlo è l’associazione Human Rights Watch. Khadr, cittadino canadese, oggi ha 23 anni e ne ha passati più di otto sotto custodia militare degli Stati Uniti. Egli deve affrontare l’accusa di omicidio e tentato omicidio in violazione delle leggi di guerra, cospirazione e spionaggio, per aver fornito sostegno materiale al terrorismo. Con lui si schiera Human Right Wacth che, attraverso Andrea Prasow, consulente dell’anti-terrorismo per l’associazione, dichiara: «Omar Khadr è stato arrestato a 15 anni e ha speso un terzo della sua vita a Guantanamo. Il governo degli Stati Uniti ha maltrattato Khadr come se fosse un pedofilo e questo getta discredito sulle commissioni militari». Secondo le notizie, i procuratori militari USA sono attualmente in trattative con un difensore di Khadr in merito a un patteggiamento, tuttavia si è riusciti ad ottenere solo un rinvio della prossima udienza. Le forze militari statunitensi catturarono Khadr il 27 luglio 2002, in Afghanistan, dopo uno scontro a fuoco nel quale il sergente Cristopher Speer rimase ucciso in seguito allo scoppio di una granata lanciata da Kadr il quale, bloccato dai militari, fu ferito e trasferito nel carcere della base militare americana a Bagraam, in Afganistan.

Durante la detenzione, Khadr sarebbe stato legato e costretto ad assumere posizioni dolorose, incappucciato e lasciato in balia di cani pronti a sbranarlo, torturato e infine minacciato di stupro se non avesse collaborato. Nell’ottobre 2002 fu trasferito a Guantanamo dove l’abuso è  continuato. Le prove degli abusi subiti sono emerse nel mese di agosto, scatenando le polemiche. Inoltre – avrebbe rivelato Khadr ai suoi avvocati – durante il periodo di detenzione gli fu detto che sarebbe stato inviato in Egitto, Siria, Giordania, e utilizzato come “scopa umana” dopo che il detenuto aveva urinato sul pavimento durante una sessione di interrogatorio. Khadr è stato privato del diritto all’assistenza legale per 2 anni dal giorno del suo arresto.

Per queste ragioni, Prasow ha dichiarato: «Se gli Stati Uniti prendono sul serio i loro impegni giuridici internazionali, si fermerà questo processo prima che diventi un imbarazzo ancora più grande». Il giudice Patrick Parrish però ha respinto la richiesta della difesa di non utilizzare le confessioni di Khadr rilasciate durante gli interrogatori, perché estorte sotto tortura: Human Rights Watch invierà osservatori nella causa Khadr perché le preoccupazioni circa l’equità del trattamento nel processo sono aumentate con l’emersione di importanti prove in difesa del condannato durante le udienze.

L’accusa aveva inizialmente sostenuto che Khadr fosse l’unico ribelle vivo presente nel luogo dello scontro al momento del lancio della granata. Tuttavia, un documento diffuso nel febbraio 2008 rivela che esistono due versioni diverse del rapporto sugli incidenti in cui sarebbe stato coinvolto Khadr: uno di questi afferma che il ribelle che aveva lanciato la granata era rimasto ucciso durante lo scontro, e quindi Khadr non potrebbe essere considerato l’autore materiale dell’omicidio del militare americano.

Mentre i minorenni possono essere perseguiti per crimini di guerra, gli Stati Uniti, secondo Human Right, hanno fallito in tutto nel caso Khadr, poiché gli hanno negato quelle tutele previste per i bambini in base al diritto internazionale. Il governo americano ha rifiutato di riconoscere lo status di minore a Khadr al momento del presunto reato, o di applicare gli standard universali della giustizia minorile nel suo caso. Il diritto internazionale richiede che alcune protezioni procedurali siano espressamente applicate nel caso di criminali minorenni, i quali hanno diritto alla riabilitazione e al reinserimento come condizioni primarie, prima che gli venga comminata la pena. «Nessun tribunale internazionale, secondo le denunce di Human Right – o di un paese occidentale ha perseguito un reato minore per presunti crimini di guerra degli ultimi decenni».

L’associazione per la difesa dei diritti umani stima che attualmente esistono fra i 200 e i 300 mila bambini-soldato arruolati in armi in venti paesi in tutto il mondo. Sottoposti a orribili violenze e alla mercé di bande di ribelli, ma anche al servizio di forze governative, essi partecipano a tutti gli effetti alle azioni di guerra e vengono mandati avanti per individuare campi minati lungo il percorso o utilizzati per missioni suicide, come spie e portatori di messaggi.

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