A “Velletri Libris” Mario Calabresi ha presentato “Una volta sola”
A “Velletri Libris” Mario Calabresi ha presentato “Una volta sola”: “Non siamo l’attimo presente ma la somma di tutto ciò che abbiamo vissuto”
L’amicizia, il dolore, la speranza, la voglia di cambiamento: il cardine dell’opera di Mario Calabresi – “Una volta sola” (Mondadori) – ruota intorno a questi e ad altri sentimenti, insieme alla capacità e alla volontà di scegliere cosa si vuole essere, cosa si vuole fare. Nel dialogo con Paolo Di Paolo, di fronte ad una platea gremita, la presentazione del nuovo libro del direttore, giornalista e scrittore ha regalato emozioni segnando il ritorno in grande stile della rassegna “Velletri Libris” alla prima data dopo la pausa agostana. Sold out al Chiostro della Casa delle Culture e della Musica di Velletri per la nona data della manifestazione organizzata dalla Fondazione De Cultura e dalla Mondadori Bookstore Velletri/Lariano/Genzano/Frascati/Cisterna.
La serata si è aperta, come di consueto, con le degustazioni enogastronomiche gratuite. Massimo Morassut, in rappresentanza del CREA, ha presentato la cantina ospite della serata, Casale del Giglio. Spazio, poi, all’area dedicata alla poesia, con il “Piccolo prologo in versi” curato da Claudio Leoni e Giulio Mazzali che ha visto protagonista la poesia di Cesare Pavese, Edgar Lee Master, Ernest Henley, Langston Hughes.
Mario Calabresi, che oggi ha una casa editrice molto attiva nei podcast, parte dall’oralità per raccontare questa storia. È un metodo di trasmissione più diretto, e con i moderni mezzi della tecnologia può favorire l’apertura, la condivisione dei sentimenti, la razionalizzazione di paure, speranze, sogni. Nell’introduzione alla serata, Paolo Di Paolo ha sottolineato molto la componente empatica ed emotiva rintracciabile nel libro: “Calabresi ha toccato corde emotive insospettabili partendo da un elemento personale. Nella vita possiamo incrociare stagioni felici e stagioni di scoperta”, ha aggiunto, rimandando poi al concetto di scelta centrale nella narrazione. In “Una volta sola” si cerca proprio di capire, come confermato dallo stesso autore, le modalità di configurazione di una scelta.
Lo si fa partendo dal concetto di amicizia: “mi sta molto a cuore”, ha detto Calabresi, “l’amicizia, proprio come concetto perché spesso ci si chiede a chi dobbiamo delle cose che abbiamo imparato e rispondiamo che dobbiamo tutto a mogli, figli, mariti, insegnanti e raramente facciamo menzione degli amici. Invece ne ricordo tre, in tre brevi capitoli, che purtroppo ho perso. Quando perdi un amico ti rendi conto di quanto lasci un’amicizia, se profonda”. Secondo l’autore, la naturalità della comunicazione è prioritaria in ogni rapporto, che sia un’intervista o un racconto. Nel citare l’aneddoto della sua famosa intervista a Nanni Moretti (“non ne voleva sapere, e io facendomi forte dei consigli di mio zio quando ero piccolo, ho fatto quasi finta di non essere così interessato trattenendomi dal chiamarlo continuamente. Alla fine ce l’ho fatta”), Mario Calabresi è arrivato a spiegare come si collocano i racconti all’interno dell’opera. Il comune denominatore dei personaggi e dei protagonisti è appunto la scelta, la forza di ribellarsi, di mutare.
“Le cose e le storie si costruiscono con ascolto e pazienza, virtù che mancano più a questo tempo”, ha detto. “In questo libro racconto di una intervista durata un anno e la bellezza di venti incontri, non a Bill Gates ma a un profugo afgano sbarcato tredici anni fa. Quando ho incontrato quest’uomo ho pensato di raccontare la storia di uno che noi oggi mettiamo sotto una etichetta prestabilita, quella del profugo appunto, per un viaggio nel quale erano partiti in cento e sono arrivati in sessantaquattro”. Il punto di vista cambia a seconda della predisposizione all’ascolto di chi lo scruta. Il senso delle cose, però, non può essere sempre interpretato superficialmente. Vale per il ragazzo salvatosi dal barcone, vale per Rachele, una donna di neanche quarant’anni purtroppo non sopravvissuta a un brutto male. Anche in questo caso la storia è toccante: “Rachele aveva voglia di scrivere qualcosa, seppure scaramantica: diceva di voler mettere insieme un ricordo per i suoi bambini, non sia mai ce l’avesse fatta, ma non riusciva. Mi sono dunque proposto di aiutarla proponendole di mandare vocali liberamente, come in un racconto. Ogni giorno mi arrivavano vocali sempre più lunghi, alla fine ho collezionato duecento pagine. La scorsa estate Rachele mi ha chiesto di leggere tutto. Era in vacanza con i suoi bambini e suo marito, li ho raggiunti e le ho consegnato questo faldone che lei ha nascosto negli asciugamani. Mi sembrava stare meglio, invece tre mesi dopo è scomparsa, nonostante le terapie sperimentali. Io non sapevo se parlare con la famiglia di questa storia, perché doveva essere un segreto. Quando però la madre mi ha telefonato e mi ha chiesto se sapessi di un manoscritto trovato in una busta, non ho potuto negare. Naturalmente questo libro racconta la storia di Rachele ma non è il manoscritto integrale, quello è il suo libro. Lei però voleva lasciare un’immagine forte ai suoi figli, ovvero l’esortazione a vivere ogni giorno con intensità e non accorgersi del valore delle cose solo quando le abbiamo perse o rischiamo di perderle. Una cena con un amico, un compleanno in famiglia, un tramonto al mare, l’odore della pioggia sono momenti che dobbiamo goderci subito e non rimpiangerli dopo…”.
Il discorso si è quindi spostato sul filo conduttore del libro, la scelta. Un punto cruciale nella nostra vita lo ha rappresentato la pandemia, e da qui Calabresi è partito per lanciare una sorta di monito: “in quel periodo abbiamo visto rotte le nostre certezze, e allora questo vorrei dire ai miei figli: la cosa più importante che abbiamo nella vita è scegliere, cosa dire, chi amare, cosa fare, chi essere, da che parte stare. Ho cercato, in questo libro, storie di persone comuni che nei momenti difficili hanno fatto scelte o ragionate o istintive. Noi non siamo l’attimo presente ma la somma di tutto ciò che abbiamo vissuto. Proprio quella somma ci fa scegliere cosa dire e non dire, e la vita non può tirare somme ogni mezz’ora, le scelte non vanno fatte se conviene o meno”.
Tante le foto-ricordo per concludere la nona data di “Velletri Libris”, prima della data agostana. Il Festival è patrocinato da Ministero della Cultura, Regione Lazio, Città Metropolitana di Roma Capitale, SCR Sistema Castelli Romani. Partner enogastronomici sono Casale della Regina e CREA Viticoltura-Enologia, mentre gli sponsor ufficiali sono Clinica Madonna delle Grazie, Class Auto, Allianz FC Group Cancellieri, Banca Popolare del Lazio. L’iniziativa, ideata e realizzata da Mondadori Bookstore Velletri-Lariano-Genzano-Frascati-Cisterna e Fondazione De Cultura, si avvale della collaborazione della FondArC e della media partnership di Radio Mania e Velletri Life Giornale. Per tutte le informazioni il sito ufficiale è www.velletrilibris.it, mentre si possono seguire le pagine social della rassegna di Facebook e Instagram. Prossimo evento in calendario il 26 agosto, sempre dalle ore 20, con Vittorio Sgarbi.
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