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Autorimorchio

Ottobre 11
23:00 2009

Per cambiare direzione, per immettersi sui ritmi di una virtuosa convivenza, c’è bisogno di recuperare il riconoscimento delle qualità nelle persone e la forza insostituibile della partecipazione popolare alla politica, per riscattarla dalla sopraffazione del personalismo egoistico. Entrambe le indicazioni sono alla base della democrazia. Insieme all’esercizio dei controlli e al senso di cittadinanza. Più che mai decisivo quando il degrado delle istituzioni politiche e lo svuotamento del ruolo della partecipazione sono facilmente sfruttabili da chi ha più presenza pubblica e più strumenti per rastrellare voti.
I paesi sono un prodotto complesso. Li ha costruiti la storia, ma gli affari privati dipendono dai singoli, lo sviluppo comune dipende dagli amministratori, cioè dalla politica. Perciò, se un paese lasci a desiderare e nessuno intervenga, significa che ai politici locali (di qualsiasi appartenenza) le sue sorti non interessano. Prova ne sia, riferendoci a noi, che nessun eletto da anni interviene a muover critica a una gestione problematica. Non voglio dire che i nostri politicanti manchino d’attaccamento al paese. Voglio dire che di Rocca di Papa come entità paesana, come organismo collettivo, come idea di una sorte complessiva razionale, tutto questo non li riguarda, tanto meno li preoccupa. Paradossalmente, Rocca di Papa è un dato interessante per gli amministratori solo come fonte di vantaggi, diversamente impensabili. È significativo, peraltro, che perfino ai provvedimenti più sconcertanti, coloro che dovrebbero opporsi, lungi dal contrapporre proteste sentite e linee alternative convincenti, tacciano, limitandosi, per chi lo fa, ad uno sterile bla-bla di consiglio comunale. Quasi che di Rocca di Papa non possa pensarsi altra difesa, ormai, che quella svolta sulla stampa locale. Non apparendo mai sui quotidiani interventi critici, anche a fronte di situazioni sconcertanti assai. Del paese, del suo presente e del suo futuro, alla nicchia di comando -complessivamente intesa – importa niente. Ed è stato soprattutto questo scadimento di Rocca di Papa come soggetto principale, prodottosi al vertice comunale, che spiega l’indebolimento forte subito dall’idea di unità nella sfera pubblica, nelle pratiche e nelle decisioni ad essa connesse. Cause di una diseducazione civica inquietante, la cui riconversione sarà una delle prime necessità da affrontare a normalità amministrativa ristabilita.
Chi scrive, sperando di stare tra i conoscitori della prassi corretta, è moralmente impegnato a professarsi ottimista, a credere possibile a breve una gestione effettivamente aperta, conformata sulle esigenze complessive, svolta attraverso procedure logiche, economiche, condivise. Completamente trasparenti. Chi gestisce non ha occupato il potere, ha solo ricevuto una delega. Non può porsi al di sopra di una critica spersonalizzata e matura. Non può rifarsi ad Alberto Sordi-Marchese del Grillo: io so io e voi nun siete un ca..o. È sciulognu che chiunque metta penna nel maneggio si becchi rancore. La democrazia non si realizza solo con una partecipazione allargata, accettabile anche ridotta con conduttori bravi. La pienezza della democrazia si ha con la pubblicità data alle decisioni e coi controlli che su di esse si esercitano. Odiare chi li fa e chi li invoca sul giornale, non è originale. Chi scrive e degli inghippi fa la lista, Berlusconi l’accusa d’essere comunista.

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