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Cosmologia e scienza nell’Aula consiliare

Marzo 11
16:35 2013

Questo il tema dell’interessante conferenza che Padre Gabriele Gionti S.J. ha tenuto nell’Aula Consiliare di Rocca di Papa, incontro organizzato da Antonia Dilonardo per conto dell’Associazione culturale l’Osservatorio. Partendo dalla Bibbia, si è ricordato all’attento pubblico come veniva descritto l’Universo nei libri sacri, si è passati alla fisica aristotelica fondata su aria terra fuoco etere passando a un universo aristotelico – tomistico che troviamo nella Divina Commedia. Una concezione geocentrica che rimase immutata fino a Galileo Galilei, padre della fisica moderna che appoggiò la teoria eliocentrica (la teoria eliocentrica fu introdotta da Copernico), con cui iniziò il contrasto Religione/Scienza. Galileo rispetto ai suoi predecessori per primo puntò un cannocchiale verso il cielo: osservando le macchie solari intuì il movimento di rotazione della Terra. Verso la fine del 1500 i Gesuiti del Collegio Romano, entrarono in contatto epistolare con il Galilei e Padre Cristoforo Clavio S.J., scienziato a capo del Collegio Romano, lo presentò all’Università di Pisa. Nonostante le evidenze, la Chiesa non era pronta a mettere in discussione la teoria geocentrica e i Gesuiti del Collegio Romano che stavano per convalidare l’ ipotesi copernicana dovettero sottostare a ordini superiori che non autorizzarono la conferma di quanto lo scienziato pisano affermava. Si consigliò un escamotage: a Galilei fu proposto nel 1616 dal prefetto del Sant’Uffizio, il Cardinale gesuita Bellarmino, di far passare la sua idea innovativa come “Ipotesi Matematica”, ma lo studioso non volle accettare questa sorta di compromesso, mentre per la Chiesa era troppo rivoluzionario, all’epoca, scardinare l’accordo tra le Sacre scritture e la scienza; Galilei continuò a sostenere le teorie copernicane fino a quando nel 1633 non fu condannato ad abiurare. Qui inizia il contrasto tra Chiesa e Scienza: la Bibbia non ci dice come vanno i Cieli, ma come si va in Cielo … Fu Giovanni Paolo II nel 1992 a riabilitare Galileo Galilei, un atto dovuto, per molti scontato, ma che la dice lunga sul cammino di umiltà a cui anche la Chiesa si sente chiamata, sui passi e gli sforzi che essa deve compiere per offrire un ruolo equilibrato e illuminato di guida in un mondo secolarizzato. In seguito alla scoperta di Newton della forza di gravità si prese in considerazione un modello di universo inteso come un grande contenitore, uno spazio statico non espandibile e tale concezione restò valida fino alle teorie di Albert Einstein, quando la fisica cambia secondo il modello della relatività generale: si concepisce lo spazio/tempo come un’entità fisica influenzata dai fenomeni stessi. Si apre uno scenario diverso nel campo della cosmologia: l’universo spaziale viene inteso come una superficie tridimensionale che si espande; aumenta la distanza tra le stelle e le galassie. Noi, secondo questa teoria saremmo ancora nella fase di espansione, ogni oggetto nello spazio si allontana. E la prova la si riscontra nel red-shift, conseguenza dello studio spettrale delle stelle iniziato da Padre Angelo Secchi, S.J. ultimo direttore dell’osservatorio del Collegio Romano. La Specola Vaticana va considerata proprio una continuazione del Collegio Romano. Prima del 1965 due sono le teorie in concorrenza. Quella del Big Bang che postula un universo iniziale ad alta densità energetica che si genera da un atomo iniziale. Lemaitre, sacerdote belga e cosmologo di fama internazionale, parla di un atomo originario e tiene separati argomenti di cosmologia/scienza da quelli teologici. La scienza infatti ha contenuti epistemologici che possono cambiare e vanno al di là di ogni teoria filosofica. Nel 1952 Pio XII parla del Big Bang evitando riferimenti alla Creazione in seguito ad un colloquio con lo stesso Lemaitre, considerandolo solo l’ inizio. L’altra teoria è quella dello stato stazionario di Hoyle, astrofisico britannico, che non ammetteva un origine dell’universo. La scoperta della radiazione di fondo di microonde ha permesso di dimostrare che la teoria del Big Bang è la teoria più certa che abbiamo nella scienza al momento. Per evitare il ‘problema’ dell’inizio, e quindi di un ricorso a un Dio ‘iniziatore’, Hartle e Hawkig hanno proposto un modello di universo primordiale in cui si può evitare l’inizio. Conclude Padre Gionti la sua snella ed interessante conferenza, ricordando che, per un uomo di fede, la Cosmologia può essere intesa come la ricerca di una “bellezza superiore” che porta a Dio; indagando sul cosmo si ritrova una armonia all’interno delle teorie scientifiche, armonia indispensabile per un credente che ritrova in tutto ciò l’ impronta di Dio che è amore.

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