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COSTELLAZIONI

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Novembre 16
08:14 2019

È Orione che riconosco immediatamente, a sud-ovest, un po’ discosto dal cerchio lunare, lo splendido cacciatore dalle sette stelle dardeggianti scintille blu argento con Betelgeuse, tinta di arancio intenso e, alla estremità inferiore, una stella completamente bianca la più smagliante dell’intera formazione.

Alberto Boatto, “Lo sguardo dal di fuori”, 1981

 

COSTELLAZIONI

Anna Onesti | Beatrice Scarpato | Enrica Biscossi

INAUGURAZIONE 12 dicembre 2019 ore 17:00

 

Uno stesso percorso formativo: il Liceo Artistico, poi l’Accademia di Belle Arti di Roma, Sezione Scenografia. Questa è stata l’esperienza giovanile di Anna Onesti, Beatrice Scarpato, Enrica Biscossi.

Nei primi anni 70 questo ciclo di studi non era così scontato per delle adolescenti. Ci volevano volontà e passione. Scegliere il corso di Scenografia significava, tra l’altro, avere una consapevolezza della questione dello spazio.

Di quegli anni Anna ed Enrica hanno condiviso tutto il percorso, dal Liceo Artistico in via di Ripetta all’Accademia di Belle Arti, con la guida di docenti importanti quali Toti Scialoja, Alberto Boatto, Giovanna dalla Chiesa e Francine Virduzzo. Negli stessi anni Beatrice frequentava il corso di Scenografia del professor Fabio Vergoz, ma anche con lei si sarebbero poi ritrovate nel collettivo politico: un gruppo di studenti che occupò l’Accademia nel ’77, e che in Accademia fece conoscere il teatro di Robert Wilson e Philip Glass e il loro spettacolo “Einstein On The Beach” presentato alla Biennale di Venezia del 76, e che invitò, poi, anche Simone Carella, animatore dello storico Beat 72 di Roma, “luogo- cantina” punto di riferimento per il teatro di ricerca di allora.

In quegli anni la scena teatrale romana era in grande fermento: da Carmelo Bene a De Berardinis – Peragallo, da Giuliano Vasilicò a Memé Perlini, da Remondi e Caporossi a La Gaia Scienza. Beatrice inizierà le sue prime collaborazioni come scenografa proprio con il gruppo La Gaia Scienza. La Scenografia, in quel clima culturale, apparve loro come quella disciplina che poteva riunire tutte le altre arti in una sorta di “Gesamtkunstwerk” con la stessa necessità che animava le parole di Toti Scialoja quando parlava dello scenografo svizzero Adolphe Appia.

Le Costellazioni sono un insieme di corpi celesti cui sono stati assegnati nomi e storie mitologiche.

Se potessimo viaggiare all’interno dei loro spazi vedremmo come il loro disegno forma una totalità in costante movimento. Sono passati 40 anni dall’incontro fra quelle studentesse – un tempo piccolissimo per gli spazi stellari, ma che qui, sulla Terra rappresenta un lungo percorso – che ha visto intrecciarsi storie, progetti e sogni.

 

Lo spazio TRAleVOLTE, nel complesso edilizio della Scala Santa, luogo simbolo nel favorire il dialogo tra le Arti e l’Architettura è retto dalla convinzione che l’Arte possa contribuire a creare legami tra le persone così da migliorare le relazioni umane.

Nella mostra Costellazioni sono riunite tutte e tre le artiste che nell’ambito della loro ricerca artistica – pittura, scenografia, costume – hanno sempre cercato di riunire e comporre in un corpo unico le diverse discipline con lo stesso fervore appreso nelle esperienze giovanili degli anni Settanta, che i primi anni Ottanta hanno visto sbocciare.

 

Anna Onesti espone dodici opere su carta raffiguranti i Segni dello Zodiaco. Le opere verranno allestite in modo da formare un grande cerchio di circa tre metri di diametro. I Segni, realizzati con innesti di simboli astrali, antiche iconografie e forme geometriche sono caratterizzati da una cromia composta di colori puri, brillanti e saturi.

Beatrice Scarpato espone collage fotografici e pastelli su carta. Un bosco, rami, rovi, profili umani, una figura femminile inscritta nel frammento di un disegno. Cinque lavori uniti dal titolo ABC, ispirato a una poesia di Wislawa Szymborska, evocano le molteplici identità che ognuno porta in sé e l’illusoria percezione dell’altro.

 

Enrica Biscossi espone un abito, che è quasi una tunica cerimoniale di un intenso blu su cui sono ricamati il Sole e la Luna. Il globo centrale del sole è circondato da 12 petali di Fior di loto, come nel IV Chakra. Quello del cuore. Questo riferimento enfatizza l’aspetto spirituale e di saggezza verso l’esterno – il cuore del cosmo – accanto a tutta la simbologia astrale che il sole porta con se. Il ricamo è eseguito a mano con la tecnica del ricamo d’oro (gold work).

 

La presentazione è di Giovanna dalla Chiesa.

 

Nel corso dell’inaugurazione alle ore 18:00, sarà letto il testo “Diario di bordo”, tratto dal libro di Alberto Boatto “Lo sguardo dal di fuori”, Cappelli, 1981. La lettura è di Adele Cammarata e Lorenzo Ciambrelli, a cura della compagnia Gruppo della Creta, avverrà all’interno del Teatro Basilica anch’esso incastonato all’interno del complesso edilizio della Scala Santa.

Il catalogo è a cura di Marianna Manili

Costellazioni, dal 12 dicembre 2019 al 10 gennaio 2020

Dal lunedì al venerdì ore 17:00-20:00, escluso sabato e festivi

Piazza di Porta San Giovanni, 10 – 00185 Roma – www.tralevolte.org  |  0670491663

 

 

Anna Onesti è nata a Rocca di Papa (RM) nel 1956, si è formata presso le Accademie delle Belle Arti di Roma, Urbino e Torino, diplomandosi nel 1978 in Scenografia e poi nel 1984 in Decorazione. Ha studiato con i docenti Toti Scialoja, Alberto Boatto, Rodolfo Aricò e Francesco Casorati. Dopo le prime realizzazioni scenografiche e le esperienze con Franco Passatore nell’ambito del Teatro Ragazzi dello Stabile di Torino, abbandona l’attività di scenografa e si dedica alla pittura, realizzando sin dagli inizi, in occasione  delle proprie mostre, allestimenti che coinvolgono l’intero spazio, come nel caso di “Dantis Amor” creato nel 1983 presso il Mulino Feiles di Torino. Nel 1984, ancora a Torino, tiene la sua prima personale nell’ambito della rassegna “Arti Visive Proposte”, Unione Culturale F. Antonicelli. L’anno successivo rientra a Roma e si occupa di Restauro di opere d’arte su carta, lavorando presso l’Istituto Centrale per la Grafica. Da allora ha collaborato con importanti Istituzioni Internazionali impegnate nella salvaguardia del patrimonio culturale.  I viaggi in Giappone, India e Indonesia l’hanno portata a interessarsi delle antiche tecniche tintorie, usando metodi come la piegatura o la legatura e utilizzando i colori di origine vegetale. Queste e altre tecniche tintorie applicate a manufatti cartacei provenienti dalla Cina, dalla Corea, dal Giappone, dall’India e dal Nepal costituiscono i procedimenti privilegiati nella raffinata esecuzione delle sue opere. Ha partecipato ed esposto in numerose mostre personali e collettive, sia in Italia che all’Estero. Attualmente è Funzionario Restauratore Conservatore presso la Biblioteca statale del Monumento Nazionale di Grottaferrata.

Beatrice Scarpato è nata a Roma nel 1957 e si è diplomata in Scenografia nel 1980 presso l’Accademia di Belle Arti di Roma con Fabio Vergoz. Ha frequentato in seguito i corsi d’Incisione della Calcografia Nazionale di Roma, quelli di Xilografia nei Corsi Internazionali di Incisione di Urbino e quelli di Restauro del Libro presso l’Istituto di Patologia del libro “Alfonso Gallo” di Roma. Alla fine degli Anni Settanta lavora presso lo studio di grafica Praxis. Nel 1981 partecipa, con un breve racconto illustrato, alla Fiera del libro per ragazzi di Bologna. All’inizio degli Anni Ottanta inizia a collaborare con la Compagnia Teatrale La Gaia Scienza (Giorgio Barberio Corsetti, Marco Solari, Alessandra Vanzi); seguono le scenografie per gli spettacoli della Compagnia Solari – Vanzi – con Guidarello Pontani – gli allestimenti in Francia con la Compagnie di Mathilde Monnier e Jean François Duroure, il Faust per la regia di G. Barberio Corsetti e molte altre collaborazioni tra cui, recentemente, quella con il regista Mattia Torre per lo spettacolo “Qui e ora”. Parallelamente all’attività teatrale ha frequentemente collaborato a progetti cinematografici come “Tracce di vita amorosa” con la regia di Peter del Monte nel 1990, e inoltre con molti altri registi tra i quali: Anna Di Francisca, Andrea Porporati, Emanuele Crialese, Daniele Vicari, Costanza Quatriglio, Goran Paskaljević.    Con il film di Antonietta De Lillo, “Il resto di niente” (2002), ottiene la candidatura ai David di Donatello e ai Nastri D’Argento, nonché il premio Ciak d’oro per la Scenografia. Insegna dal 2012, Scenografia, alla Scuola d’Arte Cinematografica Gian Maria Volonté.

Enrica Biscossi è nata a Roma nel 1956 e si è diplomata nel 1978 in Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Roma nei corsi di Toti Scialoja e di Alberto Boatto. Verso la fine degli Anni Settanta ha iniziato a lavorare come assistente in teatro con Emanuele Luzzati e Giovanni Licheri; già da questi primi intensi anni ha collaborato con costumisti, scenografi e registi alla progettazione e realizzazione di scene e costumi. Le esperienze teatrali si alterneranno con quelle nel campo dell’Opera Lirica: con il maestro Silvano Bussotti, con lo scenografo Filippo Sainjust, i registi Pierluigi Pieralli, Mauro Bolognini e Franco Zeffirelli parteciperà alla realizzazione di spettacoli al Festival Puccini di Torre del Lago, alla Fenice di Venezia, al teatro Carlo Felice di Genova, al Teatro Comunale di Bologna, alla Scala di Milano, allo Sferisterio di Macerata, al Metropolitan di New York. In seguito sceglierà di dedicarsi esclusivamente allo studio del costume d’epoca, affermandosi come costumista in film per il cinema e per la televisione. L’interesse per l’abito d’epoca nasce dal piacere di approfondire i contesti storici, di pari passo con la vocazione di riuscire a trasformare il corpo dell’attore in personaggio, nonché dalla sottile attrazione per il carattere di effimero che il Costume ha in se e che non si è mai stancata di indagare.

 

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