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Domenichino: Decorazione dell’Abbazia – 2

Marzo 04
23:00 2009

Le vicende e i fatti inerenti al compimento della decorazione della Cappella dei Santi Fondatori nell’Abbazia di Grottaferrata da parte del Domenichino ci hanno condotto fino al riconoscimento di una datazione presumibilmente certa della sua realizzazione che dovrebbe risalire al periodo compreso tra il 1608 e il 1610. In tale arco di tempo è stata anche evidenziata una frattura risalente al 1609 e che determina il riconoscimento di due fasi distinte durante le quali l’artista bolognese portò a compimento la propria opera commissionatagli dal cardinale Odoardo Farnese. Tra il 1608 e il 1609 si colloca la prima fase dei lavori durante la quale vennero realizzati gli affreschi dell’area del santuario. Per questi il Domenichino si avvalse della collaborazione di Annibale Carracci, che gli fornì i disegni per due degli evangelisti raffigurati nei pennacchi della cupola: san Marco e san Giovanni. La vicinanza di Annibale Carracci, che lo segnalò a Odoardo Farnese, ispirò l’artista soprattutto in questa fase, tanto che nei suoi lavori il Domenichino mostrò una decisa influenza dello stile carraccesco. Agli albori del 1609 l’artista portò a compimento anche le raffigurazioni dei santi Odoardo e Eustachio, protettori del cardinale Farnese, i finti stucchi della cupola e delle volte laterali ispirati alla volta del camerino Farnese e le scene con l’Apparizione della Vergine ai Santi Nilo e Bartolmeo e La guarigione di un giovane indemoniato. Queste ultime, poste sulla zona mediana delle pareti al lato dell’altare, fanno riferimento alla visione che precedette la fondazione dell’Abbazia, nella prima, e uno dei miracoli di san Nilo, nella seconda. A tale periodo seguì una breve interruzione dei lavori, che vide il Domenichino impegnato nella realizzazione della decorazione pittorica per la chiesa di San Gregorio al Celio. Tornato a Grottaferrata l’artista di Bologna mostrò di aver acquisito una maturità di stile e linguaggio che si manifestò in un più concreto interesse per la realtà. Con l’aiuto del monaco cretese Filippo Moretti, conoscitore delle storie religiose basiliane e in particolare dell’abbazia, il Domenichino unì nei suoi affreschi il tema delle Storie dei Santi Fondatori a quello della celebrazione della Vergine, quale patrona della chiesa e ispiratrice dell’abbazia e della sua edificazione. Clipei dorati sostenuti da delicati angeli che, con l’ausilio di soluzioni illusionistiche, poggiano sugli architravi delle porte, vennero realizzati insieme alle raffigurazioni degli antichi santi titolari del sacello: Adriano e Natalia. È comunque possibile distinguere una differenza cromatica tra le decorazioni del santuario e quelle dell’aula. Nel vano della cupola il Domenichino scelse di usare, in maniera alternata, ornati a stucco dorato e finti stucchi aventi lievi ombreggiature. Tra questi inserì, su un fondale decorato con motivi vegetali, putti e animali – per i quali trasse ispirazione dal camerino Farnese – medaglioni ovali contenenti immagini dell’Eterno, di santa Cecilia, di santa Agnese e santa Francesca Romana. Stucchi veri accostati e alternati a stucchi dipinti vennero posti anche nelle volte più piccole e nelle lunette laterali che, a loro volta, mostrano immagini di angeli che recano oggetti legati al culto. Per l’aula il Domenichino portò a compimento una decorazione prevalentemente ad affresco. Di questa sono ancora oggi visibili un architrave dipinto e elementi architettonici resi illusionisticamente in sequenza prospettica. Naturalmente in un così raffinato apparato decorativo non potevano mancare omaggi dell’artista al committente, il cardinale Odoardo Farnese. La celebrazione della famiglia con la raffigurazione dei suoi simboli riecheggia grazie alla presenza dello stemma dei Farnese e del giglio che ricorre ripetutamente nello zoccolo e sul pavimento, ma anche nelle raffigurazioni delle Virtù e della Fama, nonché dei Santi patroni sopra menzionati: Odoardo e Eustachio.

Bibliografia: Almamaria Mignodi Tantillio, Domenichino a Grottaferrata, in Domenichino1581-1641, AA.VV, Electa, Milano, 1996

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