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Fantasia e realtà in dialetto monticiano

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Titolo:      Fantasia e realtà in dialetto monticiano
Autori:      Gianni Diana
ISBN-10(13):      978-88-95736-19-8
Editore:      Edizioni Controluce
Data pubblicazione:      Dicembre 2012
Edizione:      I edizione
Numero di pagine:      96
Formato:      170 x 240
Collana:      Dialetti

 

Descrizione

 

Leggere e trovarsi immersi in un mondo ormai scomparso, seguire lo scrittore tra i ricordi spumeggianti e solari di una fanciullezza vissuta tra i campi, nella natura benevola di vigne e castagneti, in cerca di nidi e di angoli in cui potersi ristorare e riposare, dopo ore di frenetica attività senza sosta.
Uno sguardo al paese, Monte Compatri, calando sui monumenti, sulle vie, sulle fontane, sui muretti coperti di vulcanica pietra sperone, una patina di nostalgia e di malinconia: ma ecco nel racconto, questi luoghi si accendono al sole della memoria e pare di rivivere, tra le righe scritte in stretto dialetto monticiano, gioie e dolori del tempo passato, trepidazioni di quando si andava a “prelevare” frutta senza permesso, il gusto zuccherino di uva, fragole, melograni, pere; al lettore sembrerà di assaporare la bontà e di scaldarsi al calore delle castagne bollite che riaccompagnavano i ragazzi in paese, dopo la raccolta negli umidi boschi.
Proprio il dialetto valorizza questo scritto, perché è la voce della povera gente, è figlio di nessuno, ma è padre, è la radice che lega al territorio e dà fisionomia a ciascun individuo, facendolo sentire parte della comunità in cui vive. In esso riaffiora la saggezza di chi ci ha preceduti, dei nonni magari analfabeti, ma profondi conoscitori della vita in tutte le sue sfumature.
Scorrono le pagine del bel libro di Gianni Diana – Fantasia e realtà in dialetto monticiano – Ed.Controluce – in compagnia e nel ricordo, par di vedere i braccianti in attesa del caporale e di chi offrisse loro la giornata; si sorride ai soprannomi, che ancor più caratterizzano il personaggio di cui si sta parlando: sono giovani che corrono in un campo di calcio, che restaurano una chiesetta sul monte, restituendo rango e onore alla Madonnella, anziani che si rimboccano le maniche per ristrutturare – nel monumento – la memoria di chi ha donato la vita per la Patria…
Ricorda l’autore nel suo libro, un’altra Madonna alla quale sono devoti i Monticiani: quella del Castagno. Gianni ne narra la leggenda secondo la quale il venerato quadro della Vergine, sistemato in un convento di clausura, miracolosamente riappare sui rami di un albero e là, dopo diverse vicissitudini verrà edificata l’edicola nella quale molti sono gli ex-voto a testimonianza di grazie ricevute. Fa comunque riflettere nella battuta finale: ai giorni d’oggi ci si ricorda di quelle Madonnelle solo una volta l’anno…
Sempre in simpatico idioma monticiano con a fianco la rielaborazione in italiano, svariati aneddoti si susseguono tra le pagine: molti con una loro morale, alcuni divertenti e spiritosi, altri che fanno sorridere per le buffe situazioni che sembrano farti calare nella parte di uno spettatore diretto dell’evento; proprio pare di vederla da vicino la stizzosa, quanto giustificata reazione di nonno Erpidio detto Cacella, quando al mercato la massaia tocca senza rispetto le susine che lui, con tanta cura, aveva raccolto dall’albero e sistemato tra le foglie di vite in un canestro!
Vecchi mestieri, tradizioni, vecchie atmosfere e profumi, come quelli della vendemmia e dell’afrore nel frantoio e oggetti che cadrebbero nel dimenticatoio se non ci fosse chi con certosina costanza li raccoglie e li rende visibili in una mostra.
Non mancano riflessioni sull’attualità, sul mondo che è cambiato spazzando via valori e certezze del passato: filtrano critiche verso chi ha il potere e non sa gestirlo, chi approfitta del ruolo per proprio tornaconto e si avvertono, condividendole, il disappunto e la rabbia per come si continui impunemente a spacciare per legale, ciò che di legale non ha nulla. Così ci si chiede con l’autore se quei tempi di fame e di sacrifici non stiano tornando, visto l’attuale stato di cose.
Il tutto come se si fosse tra amici a fumare una sigaretta in piazza o a giocare a carte nel bar.
E a proposito di sigaretta, non male il metodo al quale Gianni Diana accenna per abbandonare questo vizio: pensare a chi si ama, a chi ci vuole bene e alla signora Lia, alla quale è dedicato questo libro, lui di bene deve volerne molto, visto che la sua impresa è andata a buon fine, lo dice con orgoglio di ex-fumatore.
Sfogliando questo libro ci si accorge che ovunque trapela l’amore che l’autore prova per Monte Compatri, per le sue piazzette, panchine, stradine consumate dal tempo, amore di chi vi è nato, di chi vi ha radici profonde. Leggerlo è come abbandonarsi ad un sogno che ricorda e fa desiderare una vita nella quale bastava poco per essere felici.

Rita Gatta

 

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