Gemellaggi improponibili
Come in tutte le trasmissioni che si rispettino, anche nel telegiornale è apparsa in video una ben nota signora: le orecchie sono state aggredite dallo strillare sgraziato e inconfondibile di una famosa venditrice di fumo, tutta protesa a minacciare il suo imminente ritorno in campo e a fare ciò che già faceva: la buona imbonitrice, la cara amica dei destini di tanti italiani, mentre del suo di destino pare se ne interessi soltanto adesso. Fin qui niente di strano, e poco importa la proiezione concessa alla insuperabile venditrice di sogni e speranze. La cosa che però non è accettabile ascoltare da una televisione pubblica, figuriamoci poi il condividere, è il far convergere nello stesso calderone delle ingiustizie subite, storie e vissuti personali assolutamente non associabili tra loro, per l’onestà intellettuale e la dignità individuale, che altre persone hanno lasciato in eredità al nostro paese, come insegnamento e monito a perseguire la verità, quella vera, quella mai subdolamente necessaria, fino a rimetterci la propria vita per ribadirne l’improrogabilità. La buona signora delle alghe, durante la sua autodifesa autocelebrativa, s’è lasciata andare a un accostamento non poco incredibile, a tal punto da risultare indigesto, con personaggi famosi accusati ingiustamente, condannati, e poi assolti. L’ingiustizia è tale sempre e comunque quando volge le spalle a qualcuno che non vede riconosciuti i propri diritti, ma sebbene anche per la signora del benessere corporale e spirituale, valga la stessa presunzione di innocenza sino al terzo grado di giudizio definitivo, la sua affermazione è a dir poco impropria, perché il compianto Enzo Tortora non è mai fuggito come invece ha fatto il maestro di vita suo amico e socio in affari, anzi scelse convintamene di affrontare i dibattimenti, addirittura rifiutando l’immunità parlamentare di cui godeva. Ottanta le parti civili in attesa di ottenere un risarcimento dalla teleimbonitrice, per rientrare in possesso del denaro malamente sperperato, e affrancarsi finalmente da una vita improvvisamente derubata di emozioni. Tortora invece ha avuto un battaglione di falsi collaboratori di giustizia a dilaniarne la carne. Soprattutto, il povero Enzo, da quel lontano e dimenticato 17 maggio 1983, spese ogni residuo di forze per riconsegnare dignità alla sua persona, e a tutti quei vinti e dimenticati che subiscono pene e umiliazioni che non hanno meritato. In buona sostanza potrebbe risultare efficace lasciare al proprio posto nella cantina degli errori, non solamente i containers pieni di pacchiane superstizioni, ma anche e soprattutto gli improponibili gemellaggi con i grandi uomini contemporanei, eroi che con il loro esempio, hanno insegnato a credere sempre, nonostante tutto, a una Giustizia davvero giusta.
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